Miriana

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Venerdì 30 settembre 2016

La ragazza guardò il cielo, osservando le nuvole spostarsi veloci.
I suoi capelli ricci erano mossi dal vento quasi caldo di fine settembre, quel vento che porta con sé foglie secche e un assaggio d'inverno. La strada che percorreva ogni giorno da casa sua a scuola le sembrava ogni volta più lunga, e i piedi e facevano quasi male. Il dizionario di latino barcollò, distruggendo quel preciso equilibrio che aveva trovato per portarlo in braccio.
-Miriana!
Una voce dietro di sé la chiamò, e la riconobbe subito.
-Ciao, Yuri.
Miriana sospirò.
Yuri era sempre così vivace, eppure spesso arrivava nel momento sbagliato.
Ecco.
-Come stai?
Si vedeva che il ragazzo aveva buone intenzioni, ma purtroppo oggi davvero non le andava di parlare.
-Bene.
Miriana abbozzò un sorriso, maledicendo quella situazione.
Ma in quel momento, in Yuri scattò qualcosa, che gli fece capire che non era il momento giusto.
-Senti, devo andare a prendere una cosa al bar, ci vediamo in classe.
Miriana ringraziò il cielo.
-Ok Yuri, a dopo.
Continuò a camminare, il dizionario sotto braccio, sicuramente più leggero degli sguardi dei ragazzi che popolavano il cortile della scuola.
Si avvicinò alle scale, evitando accuratamente il gruppo della sua classe, e si sedette su un gradino della rampa interna.
Ancora una volta, una figura le si avvicinava velocemente.
"Cazzo."
-Miriana...
Miriana scattò in piedi, pronta ad affrontare una feroce litigata, senza neanche osservare chi avesse davanti.
-MA CHE CAZZO VUO...
Si interruppe non appena vide la faccia disorientata della professoressa Fabi, insegnate di greco e italiano.
-P... prof, mi scusi non avevo visto...
-sta tranquilla, so che è un momento difficile per te...
La Fabi era una donna di mezza età, con i capelli rossi e ricci un po'disordinati.
-Già.
Miriana non sapeva cosa dire. Non si aspettava conforto da nessuno, figuriamoci dalla sua stessa prof.
-Volevo solo dirti che per qualsiasi cosa noi prof ci siamo se volessi parlare di quello che è successo.
-Va bene, grazie...
La sua risposta fu bruscamente interrotta dal suono assordante della campanella.
Le due si diressero verso il primo piano, e Miriana fu quasi contenta di avere la professoressa come "scudo" dagli sguardi della gente.
Già, ora era lei il nuovo scoop della scuola.
La ragazza con l'amica morta.
La sua migliore amica, Sara, era venuta a mancare da poco, ed oggi era il suo primo giorno di scuola dopo il lutto.
Sara e Miriana si conoscevano da tantissimo tempo, forse anche da prima delle elementari. Non avevano mai smesso di frequentarsi, erano quasi... sorelle.
Poi, un maledetto lunedì di settembre, Sara era volata via.
Letteralmente.
Aveva deciso di farla finita, scrivendo una veloce lettera ai genitori. Non l'aveva neanche nominata.
A quanto pare Sara si tagliava. Come aveva fatto a non capirlo?
Un gradino dopo l'altro Miriana ripercorreva la loro storia, ripensando a ogni attimo passato insieme, fino al fatidico giorno.
Le ragioni del suicidio, a quanto pare, erano che Sara era stata presa di mira da uno spacciatore dell'Alessandrino, da cui comprava dell'erba che poi non era riuscita a pagare.
Sara non gliene aveva mai parlato.
Era ovviamente stata interrogata dalla polizia, tante, tantissime volte.
Poi, il caso era stato archiviato, senza neanche un processo in tribunale.
Decisione della famiglia, le aveva detto la madre.
Forse era meglio così.
Bisognava lasciarsi questa storia alle spalle, e cominciare a pensare ad altro.
La ragazza vide Yuri, poco più avanti tra la folla che gremiva le strade che portavano al primo piano.
-Yuri!
Lo chiamò.
Il ragazzo riccioluto si girò di scatto.
Miriana si avvicinò, prendendo a spallate un paio di ragazzi decisamente troppo lenti.
-Scusami se sono stata così sgarbata stamattina, è solo...
-Stai tranquilla miriana. Volevo solo sapere se avevi bisogno di aiuto.
Yuri aveva colpito, forse non volontariamente, ma aveva centrato il suo punto debole.
-No, non ho bisogno d'aiuto
La voce di Miriana era quasi disperata, poi iniziò a correre, facendo due gradini alla volta e superando la gente assonnata.
In classe la situazione non fu migliore. In pochi ebbero il coraggio di venirle a chiedere come si sentiva. Lei faceva un sorriso forzato e annuiva, sussurrando cose come -Insomma, ma passerà
"Bugie."
Le sussurrava la coscienza.
"A fin di bene."
Le rispondeva il cervello.

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