-Vi siete mai sentiti come se il vostro cervello fosse controllato da due persone nello stesso tempo?
La professoressa Cinti camminava lentamente tra i banchi, mentre parlava scandendo bene le parole, come suo solito.
-Probabilmente, è così che si è sempre sentito nella sua vita il Dr.Jakyll, come ci propone nella sua opera Stevenson, quando nelle sue notti inquiete si trasformava in Mr.Hide.
Alice guardò l'orologio, in attesa che quella lezione straziante finisse.
Ed eccolo, il suono della campanella.
Tutto le sembrava contorto, non riusciva a mettere a fuoco le figure difronte a sé, aveva una forte nausea, e respirava male.
I suoi compagni uscivano dalla classe, la prof radunava i compiti da correggere, e lei rimaneva sola, a ripetere la lezione di scienze.
Non sei sola.
Alice si tastò le meningi, come per far andar via quella voce.
Hai solo paura, paura che un giorno tu possa renderti conto che sono io Dr Jakyll, e tu sei solo il mio Mr.Hide.
-Sta zitto, sta zitto...
Alice strinse gli occhi, cercando di concentrarsi sul libro che aveva davanti. Ma le parole le sembravano contorcersi su se stesse, e le immagini le apparivano sfocate.
-Ti prego, ti prego, ti prego, non ora...
Alice sussurrò, ma era come se dentro di sé stesse urlando.
Poi, venne accantonata in un angolo lontano del suo cervello, e perse il controllo sul suo corpo.
Ora, era il turno di Andrea.Andrea's pov:
La mia vita non è mai stata facile.
Sono sempre stato la seconda scelta, l'errore. Era nata Alice Sacchetti, era lei la ragazzina diligente e gentile che tutti amavano.
Nessuno amava Andrea.
Andrea era solo la parte aggressiva di Alice, aveva detto lo psicologo. No.
Andrea sono io, e sono reale.
Esisto davvero.
Non è stato facile vivere quattordici anni (anche se in realtà, ho realmente vissuto solo 3 anni, se uniamo tutte le ore in cui sono stato libero di uscire dal suo cervello) nel corpo di una ragazza. Di una ragazza come Alice poi.
Siamo l'opposto, e io la odio.
Come lei odia me, ovviamente.
Ma in questo periodo ho capito come mettermi in gioco: ho scoperto che riesco a confonderla, a farle annebbiare la vista, a farle tremare le gambe.
E quando è debole, io riesco a sopraffarla. Non è facile ovviamente, richiede molta energia anche a me.
Ma anche io ho diritto alla mia vita, no?
Ora devo andare, di nuovo.
La mia energia è poca, pochissima.
Ma ne acquisterò di più.
E quando succederà, Alice non esisterà più.Alice's pov:
Alice era così preoccupata.
Valeria non veniva a scuola da una settimana ormai, e non dava alcun segno di vita sui social.
Marta era assente da tre giorni, nessuno sapeva perchè. Girava voce che i suoi genitori erano partiti, e quindi non ci fosse nessuno a casa sua.
Miriana e Irene, erano entrambe assenti da due giorni, e la polizia era venuta a scuola a chiedergli delle informazioni.
Con un Serial killer a piede libero, ovviamente l'ansia era tanta. E i loro genitori erano disperati.
Martina sedeva tranquilla su un davanzale a un lato del corridoio, concentrata su un libro che aveva davanti. Quel lato della scuola era stranamente vuoto quel giorno, in maniera da formare un perfetto angolo di tranquillità e pace che si staccava dal resto dei tumultuosi corridoi.
Alice si avvicinò a Martina, sedendosi accanto a lei.
-Ehi.
Martina la guardò e le sorrise.
La ragazza pensò a come Martina fosse una leader nata, una di quelle persone con un carisma spiccato, una di quelle che un giorno sarebbero diventati presidenti dell'ONU, o qualcosa di simile. Forse era questo che le mancava. Forse, tutto l'impegno che metteva nello studio non le sarebbe bastato.
Alice vide Ludovica avvicinarsi a loro, per poi sedersi sul davanzale a sua volta. La mora gli sorrise.
-Che leggi?
Provò poi ad approcciarsi Alice.
-Socrate.
Rispose pacata la ragazza.
Alice osservò la rilegatura in cuoio rosso del libro, le pagine ingiallite e le parole scritte piccole e tutte attaccate. Doveva essere davvero un manuale antico, forse un cimelio di famiglia.
-Wow, come trovi il tempo...
Le rispose Ludovica.
La sua espressione sembrava normale, ma era tradita da alcune rughe d'espressione sulla fronte, che ne mostravano la preoccupazione. Doveva essere davvero un periodo difficile per lei: prima il ritrovamento del cadavere, ora le sparizioni.
Eppure, tutta la scuola sembrava effettivamente immersa in una bolla di normalità, un sottile strato che chiunque poteva rompere con un solo commento, una sola frase.
-Non mi piace questa ragazza...
-Ora no, Andrea...
-Davvero Alice, qualcosa non va in lei.
Alice osservò meglio la sua espressione. Martina era chinata sul libro con un'aria quasi famelica, come se fosse pronta a divorati da un momento all'altro.
La ragazza provò un'aria di profondo timore verso di lei, e senza neanche un motivo preciso, si spostò di lì, salutando le due ragazze con la mano.
Poi, chiuse gli occhi.
Il suo tempo era finito.Andrea's pov:
Osservo i ragazzi uscire veloci da scuola, un fiume di zaini colorati e giacchetti invernali che si dirige verso la fermata dell'autobus.
Devo fare qualcosa.
Sento l'adrenalina salire verso la punta delle dita, verso le caviglie, sento i miei muscoli contrarsi, il mio cuore accelerare.
La magia del poter fare qualcosa.
Cammino veloce per la scuola, in cerca di qualcuno, di qualcosa.
Eccolo lì, il cellulare in mano, le cuffiette nelle orecchie. È uno degli amici di Alice, Matteo, e se ne sta appoggiato a una colonna in attesa di qualcuno.
Mi vede, mi saluta.
Tiro un sospiro e mi avvicino a lui, sembra triste.
-Ehi Matteo...
La mia voce mi si addice così poco, la voce di una timida ragazzina.
-Alice, tutto bene? Sembri pallida.
Annuisco, cercando di mostrare un sorriso.
-Veramente non sono Alice...
Provo a dire. È il mio momento, il momento dove cambierà tutto.
Matteo mi guarda, all'inizio con sguardo interrogativo, poi sembra divertito. Inizia a ridere.
-Ok... allora, come ti devo chiamare?
-Andrea.
Rispondo più seriamente che posso.
-Ok, Andrea, che cosa hai fatto ad Alice?
Mi dice Matteo con voce scherzosa.
-Veramente, dovrebbe...
Mi sento svenire, chiudo gli occhi.
Ho finito il tempo.Alice's pov:
Alice si risvegliò come dopo un lungo sonnellino, i suoi occhi dritti su Matteo. Il sole illuminava il cortile ormai quasi deserto, e l'orologio segnava le 13:43.
-Ma..Matteo...
La ragazza si sentì svenire.
-Ehm... Alice? Andrea? Che succede?
-Andrea? Come fai a sapere di...
Alice strizzò gli occhi, come per spazzare via tutti i pensieri dalla mente.
Poi gridò. Gridò con tutta la forza che aveva nel corpo. Gridò cercando di far uscire la rabbia, la tensione e la preoccupazione che aveva dentro.
Matteo le mise una mano sulla spalla, sembrava allarmato.
-Alice, che succede? Devo chiamare qualcuno?
Poi, il cellulare di Alice trillò, la notifica di un nuovo messaggio apparve sullo schermo.Guardati le spalle, o potrei rivelare il tuo segreto a qualcuno. Parlo a entrambi, occhio a non fare la fine delle vostre amiche.
Alice guardò il messaggio, leggermente interdetta.
-Cos...
Matteo la interruppe, osservando lo schermo illuminato.
-C'è qualcosa di cui ti devo informare...
Disse alla ragazza.
-Si... anche io.
E per la prima volta, qualcuno seppe di Andrea. E Andrea, per la prima volta, provò una strana sensazione. La sensazione che provi quando ti senti libero, leggero. Matteo gli aveva appena raccontato che un Serial killer gli stava addosso e ora anche loro facevano parte di quel gioco malato e sì, Alice era preoccupata.
Ma a lui, ora non importava.
Ora, lui, era concentrato su quella sensazione.
Quella sensazione che gli altri chiamano felicità.

STAI LEGGENDO
1A
Fantasyle avventure di un gruppo di ragazzi alle prese con il liceo classico, che si ritroveranno in un vortice di eventi che vedrà come protagonisti ognuno di loro.