Elena

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Sabato 1 ottobre 2016

La sveglia suonò sul comodino di elena, annunciando l'arrivo tumultuoso del sabato.
La ragazza strizzò gli occhi, e si tirò su, sedendosi sul letto.
Aprì le serrande, e si diresse verso la porta della stanza cercando di non svegliare il fratello, che il sabato non aveva scuola.
Una volta in bagno osservò il proprio riflesso nello specchio: aveva un viso minuto e capelli ricci e disordinati. La carnagione scura faceva da cornice a due piccoli occhi marroni, sembrava una di quelle ballerine hawaiane che ti accolgono con delle corone di fiori quando scendi dall'aereo.
L'orologio del bagno segnava le 7:36, ma andava due minuti avanti. Doveva regolarlo. Un'altra cosa che doveva fare.
Forse avrebbe dovuto comprare un'agenda, per segnarsi la lista di cose da fare, ma anche quella sarebbe diventata una cosa da fare con il solo scopo di elencare altre cose da fare, quindi Elena lasciò stare.
Sospirò, mettendosi una mano tra i capelli.
La casa era immersa nel silenzio più profondo, si poteva udire solo il respiro profondo dei fratelli ancora nel letto, e il masticare la colazione di Elena.
Una volta finito, Elena afferrò maldestramente la cartella preparata alla svelta la sera prima, e si diresse verso la porta.
-Ele...
La voce del fratellino la richiamò dal corridoio.
-Ehi, Gioele, che ci fai sveglio?
Elena cercò di apparire più tranquilla possibile, nonostante fosse in un ritardo tremendo.
Il ragazzino sbadigliò e si avvicinò a lei.
-Dov'è mamma?
Bella domanda.
Elena pensò più velocemente possibile alla risposta più plausibile che potesse dare.
-Ehm... è andata in viaggio. Con papà.
Ma torneranno presto, sta tranquillo.
-È perchè non mi hanno portato pure a me? Non mi vogliono più bene?
-No, no...
Il bimbo iniziò a piangere silenziosamente.
-Ehi ehi
La ragazza gli asciugò le lacrime.
-Non riesco a dormire senza la favola della buonanotte.
Il bimbo parlava fra le lacrime, la voce tremante.
-Mi mancano tanto...
-Già...
Elena lo abbracciò.
-Mancano tanto anche a me.

Elena si diresse verso scuola, sarebbe entrata in seconda ora. Aveva bisogno di tempo per pensare.
Non era mai stata una persona negativa, anzi. Con la sua simpatia riusciva a contagiare chiunque, e non aveva nemici. Ma il mondo aveva deciso di punirla, per chissà quali ragione.
Erano le 8:07, e la ragazza entrò nel parco, quello che si affacciava davanti alla sua scuola.
Erano ormai due settimane che i suoi genitori non si facevano sentire. Scomparsi. Nel nulla.
Succedeva spesso, ma di solito tornavano dopo un paio di giorni, inventandosi storie assurde su rapimenti o fughe correndo sui tetti di qualche città araba dal nome incomprensibile.
Erano così. Persone che non sopportavano la sedentarietà, che odiavano la routine.
Ma ora era diverso, erano spariti, per davvero. Gli assistenti sociali erano entrati in casa sua già due volte, e due volte gli aveva dovuto mentire, rischiando la denuncia. Non poteva dire nulla alla polizia, i suoi genitori sarebbero stati arrestati e loro sarebbero stati mandati in una casa famiglia.
Ma era davvero tanto sbagliato?
I suoi genitori non si preoccupavano minimamente di loro, ed ora erano probabilmente in qualche motel sull'autostrada a sfondarsi di vodka.
Eppure, non erano persone cattive. Non meritavano la prigione.
E poi, c'erano i suoi fratelli. Non poteva abbandonarli.
Pensò a Gioele, solo, in una comunità si sconosciuti, in attesa di essere affidato a chissà quali famiglia.
No, non poteva permetterlo.
Si sarebbe presa cura lei di loro, e quando i suoi genitori sarebbero tornati gli avrebbe fatto un bel discorso.
Fino ad allora, Gioele non poteva andare a scuola, e lei non poteva lasciare la casa per troppe ore.
Tirò fuori una sigaretta, e iniziò a fumare, guardando il cielo grigio, che contrastava così tanto col verde del parco. Eppure era tutto così armonico, così giusto.
Giusto.
Era giusto così.
Fece un ultimo tiro, e buttò la sigaretta spenta a terra.
La nuvoletta di fumo si disperse nell'aria. Proprio come la sua storia.
Ora era solo Elena, la ragazza allegra e senza problemi.
D'altronde, ognuno ha i propri demoni di cui nessuno è ha conoscenza.

1ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora