Giorgia (Pt.2)

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Giovedì 20 ottobre 2016

Riflettè molto quella sera.
Riflettè sul perchè quelle cose dovessero succedere sempre a lei.
La polizia le aveva brevemente illustrato che Anastasia era scomparsa da due giorni.
Anastasia.
Quel nome le risuonava nella mente come un'eco.
Si erano conosciute a inizio anno, quando si era trasferita dal Veneto. Erano diventate subito amiche, lei era così gentile. Effettivamente, per molto tempo erano state molto più che amiche. Per tutta quell'afosa estate, lei era stata la sua boccata d'aria fresca.
E poi, c'era Marta.
Marta era l'ostacolo principale nella loro relazione. Erano sempre insieme:  Laura, Marta e Anastasia.
Poi, Marta era morta.
E, secondo la polizia, sarebbe stata Giorgia ad ucciderla. Il che, nella mente di Giorgia, aveva senso.
Ma no, non era stata lei.
Il giorno dell'incendio qualcuno le aveva scritto, fingendosi lei, chiedendole di incontrarla.
Poi non si era presentato nessuno:
Questo però, ovviamente, non le forniva nessun alibi per
la giornata dell'incendio.
Inoltre aveva cercato di contattarla anche per tutta la mattinata, e poi quel messaggio, che le chiedeva di incontrarla alla stazione. Chi era E? E perchè avrebbe voluto incontrarla?
Ed erano davvero due persone diverse chiunque le avesse inviato il primo messaggio ed E?
Le cose iniziavano però ad avere senso nella mente di Giorgia.
Purtroppo però, le cose non erano messe bene per lei.
Era l'unica sospettata da Laura e dalla polizia, Anastasia era scomparsa e qualcuno l'aveva incastrata.
Sospirò, poggiando la schiena sulla sedia.
Si trovava ancora nella fredda stazione di polizia, in attesa che gli agenti mettessero a verbale il suo interrogatorio. Le sedie di plastica erano dure e scomode e le luci bianche che provenivano dal soffitto le facevano male agli occhi. La stanza era larga e lunga, ed era molto simile a una sala di attesa di una stazione.
Solo che lì, l'unica meta che avevi era una bella vacanza in prigione.
-Rumiz?
-Sono io.
La ragazza si alzò, guardando l'agente che era uscito dall'ufficio.
-È arrivata tua non...
L'anziana signora non lo lasciò finire, e uscì scoppiettante dalla porta.
-GIORGIA...
La abbracciò, tenendola stretta.
-Che ti hanno fatto questi buzurri?
Sua nonna era semplicemente unica.
-Signora veramente...
-Oh, suvvia... mi lasci un po' con mia nipote...
L'agente, anche un po'spaventato, rientrò nell'ufficio.
-Ora mi spieghi che hai fatto.
-Nonna io...
-Niente bugie con me signorina!
Giorgia le raccontò tutto.
-Tu? Un'assassina?
La nonna scoppio in un'allegra risata.
-Non ne saresti capace.
La signora Angela Palma era un'allegra donnetta di città, che, nonostante avesse superato gli ottant'anni riusciva a crescere una nipote adolescente.
Giorgia pensò che un giorno, da vecchia, sarebbe voluta essere come lei.

Le ore passavano lente in centrale, e la polizia non si decideva a lasciarla andare. Sua nonna si era abbandonata a un sonno profondo sulla poltrona della sala d'attesa e Giorgia gironzolava per il commissariato, in cerca di un distributore.
Messaggio.

Ei

Era Matteo.
La cosa le sembrò particolarmente strana, lo conosceva, certo, ma non parlava quasi con nessuno nella sua classe al di fuori di Laura.
Decise di non rispondere, non era il momento.

So come tirarti fuori di lì.

La ragazza sembrò finalmente interessata alla conversazione.

Come sai dove sono?

Ogni cosa a suo tempo... posso provare che eri con Anastasia il giorno dell'uccisione di Marta.

Perchè non l'hai detto subito?

Nessuno deve sapere dove sono stato per vedere te. Specialmente Laura.

Giorgia sospirò. Poi, digitando lentamente, rispose un pigro

Ok.

Intorno all'una e mezza di notte, Giorgia vide sbucare dall'entrata del commissariato i capelli disordinati di Matteo. Era accompagnato da due agenti.
-Sei libera di andare.
Dissero.
E così, Giorgia e Matteo, uscirono nella notte.

-Come facevi a sapere dov'ero?
Giorgia e Matteo fumavano una sigaretta nella gelida notte romana. Il parco davanti scuola dove si erano rifugiati era illuminato da un lampione opaco, che lo faceva apparire ancora più tetro.
-Ti ho semplicemente vista entrare nella stazione di polizia, e ho fatto due più due. Non potevamo essere gli unici ad aver sospettato di te.
I due avevano sempre amato la notte.
Il mondo immerso nella quiete che riusciva a procurarti quella sensazione fantastica tra ansia e quiete.
-E i tuoi? Non ti dicono nulla?
-Dormono.
Rispose secco il ragazzo.
-Sai...
Disse Matteo
-Credo davvero che dovremmo unire le forze. È l'unico modo di venirne a capo.
Giorgia annuì.
In breve tempo, ogni cosa che sapeva uno, era dominio dell'altro.
Il ragazzo saltò accuratamente la parte dell'omicidio che lui è le altre avevano commesso quell'estate. Un pezzo del puzzle forse molto importante, che però avrebbe atteso ancora molto per essere svelato.
-Per prima cosa, dovremmo cercare di capire come ha fatto questa persona ad incastrarti ieri.
Matteo annuì.
-Poi credo dovremmo parlare con Elena, sono certo sappia molte più cose di quanto crediamo. Quel foglio che mi ha fatto uscire di prigione, quello che ho trovato sotto il banco di Ludovica, credo fosse scritto da lei.
Giorgia sospirò.
Guardò la luna, ormai bassa.
Le ricordò Laura. La sua pelle così chiara, i suoi occhi così luminosi. Lei era la sua luna, e doveva riaverla ad ogni costo.
3:58.
Sua nonna era probabilmente dormiva ancora in centrale, doveva andare a riprenderla.
I loro cellulari squillarono simultaneamente.

Così lontani e così vicini dalla verità
Una e morta e l'altra presto morirà
Una dal balcone si è gettata
L'altra a scuola appesa e dilaniata
Forse da colui che l'esplosione sta per preparare
Dovreste iniziare ad indagare.

Guardarono il messaggio.
Poi la ragazza si sentì terribilmente egoista, ma felice.
Ora, aveva qualcosa su cui indagare.

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