Per strada ricevo varie chiamate della mamma ma non le rispondo perché non voglio che John mi venga a prendere.
Arrivo a casa e trovo tutti in sala.
Non siamo mai stati tutti riuniti a parte il primo giorno che siamo arrivati.
Mi tolgo il cappotto e lo lascio sullappendiabiti del corridoio e raggiungo tutti in sala.
Cera mio zio e mio papà seduti al tavolo, io e John sul divano, mia mamma su una poltrona e mia zia stava tornando dalla cucina con un vassoio con delle bevande.
<< Camille, dobbiamo partire abbastanza in fretta quindi prendi ciò che ti serve che andiamo >> disse mio padre sorseggiando un bicchiere di vino con mio zio.
<< Non prendere tutto tanto torneremo presto >> disse mia mamma prendendo un bicchiere daranciata dal vassoio e passandomelo.
<< Cioè quanto? >> dico sorseggiando la bibita dal bicchiere.
<< Meno di quanto tu pensa, ora va a prendere la roba >> disse mio padre.
Lascio il bicchiere sul tavolo e mi dirigo verso la camera di John.
Entro ed è un vero disastro.
Le coperte sul letto sono tutte disfatte e i cuscini sono chi a un angolo e chi a un altro della stanza.
Prendo la mia valigia vicino la finestra e la butto sul letto.
La apro ed è tutta in disordine, anchessa.
Vado in bagno e prendo la mia trousse dei trucchi con tutte le varie cose che avevo portato in bagno.
Torno in camera e trovo John sul letto.
Non ci faccio caso e metto tutte le cose che ho preso nella valigia.
Vado dietro la porta e prendo le scarpe che avevo lasciato lì (dato che non avevo voglia di aprire la valigia ogni volta).
<< Perché dobbiamo partire ora? >> chiedo a John mettendo le mie scarpe nella valigia.
<< Non posso dirti nulla, ma ti assicuro che tra meno di una settimana sarai di nuovo qui >> dice alzandosi in piedi e venendo verso di me per aiutarmi a chiudere la valigia.
<< Grazie >> dico mentre chiudo il lucchetto della valigia.
Eravamo più freddi del solito.
Io non dicevo nulla perché in fondo mi dispiaceva lasciare Milano dopo quasi due settimane ma ero felice perché sapevo che giù, nel mio paesino sperduto, cerano Ale e Sharon ad aspettarmi.
<< Hai per caso visto il mio libro? >> mi chiese aprendo le ante dellarmadio.
<< Si è nel mio zaino >> dico prendendoglielo.
<< Hai letto qualcosa? >> dice prendendomelo dalle mani.
<< Solo la prima pagina >> dico prendendo i libri che avevo comprato in quella libreria.
Una volta finito di fare tutto mi butto sul letto.
Rimango ad osservare John seduto alla base del letto con le mani sulle tempie.
<< Cami, mi dispiace, non dovevo trattarti così >> mi disse lui dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante.
<< E poi quello che è successo in cucina quel giorno, cazzo, quel bacio, è stato una fottuta cazzata ,non doveva succedere >> disse ripetendolo più a se stesso che a me.
Mentre chiudevo gli occhi per rilassarmi un attimo sento le urla dei miei.
Mi alzo dal letto ,prendo lo zaino in spalla e la valigia in mano e vado verso la porta della stanza per uscire.
<< Ciao John >> dico girandomi verso di lui e accennandogli un piccolo sorriso.
<< Ciao Cami >> disse facendo lo stesso.
Chiusi la porta e camminai per tutto il corridoio arrivando verso la porta dentrata dove cerano i miei con le valigie.
Diedi la valigia a mio padre e salutammo i zii per poi partire.
***
Ero in macchina da quasi 2 ore.
Avevo una fame assurda ma non avevamo incontrato ancora degli autogrill.
Appena uscimmo da Milano mi sentì vuota, come se avevo lasciato qualcosa lì, era una sensazione orrenda e avevo un peso sullo stomaco. Ero delusa dal comportamento di John, non mi aveva neanche salutata.
E poi aveva parlato del bacio, quel fottuto bacio a cui io non avevo pensato per niente perché come aveva detto anche lui, io avevo calcolato una cazzata ,anche se, era il mio primo bacio o quasi.
Mia madre mi toccò la gamba per farmi notare che dovevamo scendere dato che eravamo da Sarni.
Mi tuffai dentro e andai nei bagni.
Avevo un aspetto orribile ,ero uno zombie.
Uscii dal bagno e dopo aver preso un pacco di Tuc al Bacon me ne tornai in macchina facendo pagare ovviamente a mio padre.
Appena mi sedetti in macchina mi arrivò la chiamata di Alexandra e dato che saremmo stati fermi lì per un quarto dora potevo parlarci tranquillamente.
<< Pronto? >> dissi camminando avanti e dietro vicino la macchina.
<< Camii, quanto torni? >> chiese facendo cadere qualcosa.
<< Sono per strada, tra 6 ore credo che sono lì >> dico mangiando.
<< Scherzi? E non me lo hai detto?! >> urlò entusiasta.
<< Sinceramente non lo sapevo neanchio >> mi giustificai.
<< Perfetto, ci vediamo tra un paio di ore. >> disse chiudendomi la chiamata in faccia.
Entrai in macchina e partimmo.
Misi le cuffie e mi addormentai, altrimenti avrei pensato a John e non volevo proprio.
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Un Amore Diverso...
FanfictionCamille,una ragazza del sud Italia, conosce Matt, un ragazzo del centro Italia. Tra i due nascerà qualcosa. Camille si accorgerà di qualcuno che ci tiene molto a lei e con cui ha passato quasi tutta la sua vita... Una nuova vita a Milano l'aspetta...