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- Sei sicuro che sia sicuro? - chiese titubante la ragazza a Loki, non fece neanche caso al fatto che ripeté due volte sicuro, dentro di sé aveva paura. Il Bifröst era una struttura meravigliosa, all'esterno la ragazza vide una sfera d'oro con una specie di cannocchiale attaccato ad essa, anch'esso d'oro.
L'interno era dorato, al centro vi era un rialzamento con un uomo accanto che teneva una spada, era il doppio del principe.
Loki aveva spiegato la questione a Heimdall, il quale cercava di trovare una soluzione.

- Principe Loki, la ragazza non può tornare a Midgard. - la ragazza rimase stupita da quell'affermazione, perché non poteva tornare a casa? Neanche Loki riusciva a capirne il motivo.

- Spiegati meglio Heimdall. - lo spronò il Dio degli Inganni, controllando con la coda nell'occhio la Midgardiana. Non voleva che combinasse qualche problema.

- Vedete, ho spostato il mio sguardo verso la sua casa a Midgard, e lei e dentro di essa. - la voce di Heimdall era profonda e cupa, e incuteva timore alla giovane.

- Cosa? Cosa vuole dire che é nella sua dimora? Ce ne sono due di ragazze? - Heimdall annuì.

Loki cercò di ragionare, era impossibile che ci fossero due Sharon, doveva trovare una soluzione, e anche al più presto.
La fanciulla non fece molto caso alla conversazione, era come su un altro mondo. Aveva ascoltato sino a "non può tornare a Midgard", poi scollegò il cervello, non riuscendo a capirne il motivo. - L'altra volta sono riuscita a tornare a casa... - mormorò catturando l'attenzione di Loki, che si avvicino a ella.

- Che cosa avete detto? - le chiese Loki, ma la ragazza non prestava attenzione, avvertiva una sensazione negativa nello stomaco e le mancò l'aria. Iniziò a boccheggiare, in preda ad un attacco di panico. - Lady Sharon. Hey, Lady Sharon. Ascoltate la mia voce: calmatevi. Dovete calmarvi. Dovete dirmi come siete tornata su Midgard l'ultima volta. - il Dio la fermò posano le sue mani sulle fragili spalle della mortale.
La ragazza aveva la testa fra le nuvole, ripensava a Tony, il suo migliore amico, a sua madre Madison, a Rhodey, che avrebbe dovuto sopportare Anthony da solo, alla piccola Jessica, che sarebbe rimasta sola. Si erano accorti della sua scomparsa?, si chiese la giovane caduta in uno stato di trance. Loki se ne accorse, provò a farla camminare, ma Sharon rimase immobile. Il Dio sbuffò, non sapeva come comportarsi, era tutto nuovo per lui. Decise di prenderla in braccio, portò un braccio sulla sua schiena e l'altro sulle cosce sollevandola, alquanto imbarazzato.

- Cosa stai facendo? - sussurrò la giovane, ma non si mosse dalle sue braccia, in un certo senso si sentiva al sicuro.

- Vi ho portato nei miei alloggi. - le spiegò il Dio poggiandola sul suo letto. Non aveva percorso la via principale per portarla a palazzo, avrebbe dato nell'occhio e, in questo modo, Padre ne sarebbe venuto a conoscenza. Dovette fare una serie di sentieri nascosti, di cui nessuno era a conoscenza eccetto lui. Li scovò quando era solo un adolescente quando non aveva nulla da fare, e il fatto di essere l'unico a saperne l'esistenza lo elettrizzava.
La ragazza si rese solo in quel momento di non trovarsi al Bifröst, ma in una lussuosa camera da letto. Le pareti erano color avorio con fantasie color marrone, i particolari oro. La finestra era coperta da delle tende verde smeraldo, al centro della stanza era situato un letto a baldacchino, le coperte e le tende erano anch'esse verdi con particolari in oro. Sopra le loro teste vi era un meraviglioso lampadario in cristallo e, dalla parte opposta del letto, si trovava un armadio a sei ante. - Non mi sembrava il caso di lasciarvi con Heimdall nello stato in cui vi trovavate. - annuì semplicemente, sedendosi sopra il letto composta. Non si trovava a casa sua e non poteva fare quello che voleva, si disse portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Vi ricordate per caso come siete tornata a casa l'ultima volta? - la ragazza si voltò verso il ragazzo, non la guardava negli occhi, lo sguardo fisso sulle mani che continuava a torturarsi, probabilmente in imbarazzo.

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