Capitolo quattro.

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Doncaster, 10 maggio 2007.


"Lou…" Sussurro da sopra al mio letto. Louis è nel letto accanto, e probabilmente starà dormendo. Siamo a casa sua, eppure sento questa stanza urlarmi casa da tutte le parti. Quante notti ho passato qui dentro? Cacciamo Lottie di sotto o magari in stanza con Fizzie e la mattina mi sveglio con bacon e uova strapazzate. Casa mia. Eppure non riesco a prendere sonno, perché di notte i pensieri mi si accavallano in maniera quasi fastidiosa, e ho bisogno di parlare con il mio migliore amico, ho bisogno di lui.
Nonostante sia più vicina l’alba che il tramonto.
“Non rompere.” Bofonchia e lo immagino affogare il viso nel cuscino. “Alle quattro si dorme, porca puttana.”
“Ho bisogno di parlare.” Faccio fissando ancora il soffitto. Dopo aver visto Titanic ero convinto di addormentarmi immediatamente, in realtà volevo dormire durante il film ma Louis che anticipava le battute e i suoi commenti poco opportuni su Di Caprio, hanno reso il mio piano del tutto impossibile. Ed i pensieri hanno iniziato a girare.
“Spara stronzo.” Sbotta dopo alcuni secondi di silenzio in cui ero convinto avesse deciso di ignorarmi.
“Mi piace Taylor.” Esclamo tutto d’un fiato. Al buio fa tutto meno paura, anche le paure stesse, anche il mal di pancia quando la vedo, anche le gambe molli quando mi abbraccia, anche la paura di farmi male.
“Finalmente qualche istinto sessuale…” Esclama, e sento lo sfrusciare delle coperte e lo vedo come un bambino accucciarsi meglio. “Iniziavo a pensare che fossi malato.”
“Louis…” Mi lamento mordicchiandomi il labbro inferiore. Taylor è bellissima, ha due occhi più azzurri del cielo, un sorriso bellissimo ed è la persona più dolce del mondo.
E mi fa girare la testa, mi fa girare tutto.
Ogni volta che la vedo è un colpo al cuore, sento andare tutto in fiamme, ogni volta la stessa convinzione o mi salva o mi uccide.
“Okay okay la smetto.” Fa ridacchiando fra se e se. “Non sai come conoscerlo? Vagli a sbattere accidentalmente, fagli cadere i libri, raccoglieli. Quando i vostri occhi si incroceranno…”
“Quale cazzo di droga ti sei preso?” Sbotto interrompendolo, e chiudendo gli occhi in un moto di nervosismo. “Quella è roba da film e questa è la realtà. E’ la mia vita porca puttana.”
“Distruggi tutte le mie fantasie.” Riesco a capire fra due sbadigli. “Fammi pensare a qualche altro modo per fartelo conoscere…”
“Io e Taylor siamo già amici.” Dico non capendo quale sia il suo problema, o il mio. Forse non è il momento più adatto, non connettiamo entrambi nel modo migliore.
“Ma di chi Taylor parli?” Domanda scettico.
“Swift.” Rispondo come se fosse scontato. Per chi altri potevo prendermi una sbandata micidiale?
“Aaaaah.” Esclama del tutto sorpreso. “La primina…”
“A chi avevi pensato?” Domando alzandomi su un gomito per cercare di vederlo in faccia.
“A nessuno.” Risponde brusco. “Ora amico dobbiamo pensare a come farti uscire dalla piaga del ventunesimo secolo.”
“Di cosa stai parlando adesso?” Chiedo divertito dal modo in cui condisce ogni dannata cosa con fin troppa enfasi.
“Parlo della friendzone, coglione.” Dice semplicemente. “Devi assolutamente correre via dalla definizione di amico, senno non te ne uscirai mai più. “
“Lou no…” Sussurro intimidito. “Io ho paura…”
“Di cosa?” Chiede e sorrido di rimando. Per lui è semplice, è tutto così dannatamente facile. Ha trovato la sua anima gemella, e magicamente lui ricambia. Zayn lo venera come una divinità e insieme sono una delle cose più belle che abbia mai visto.
“Di soffrire. Di amare. Di provarci.” Ed è vero che la vita è semplice e che l’uomo è solo un lurido masochista che ama complicarsi tutto, condendo ogni giorno con drammi, paure e mille se, ma cosa posso farci se non riesco a vivere come vorrei?
Chi si innamorerebbe mai di me?
“Non puoi decidere di non soffrire Harry, ma puoi scegliete da chi farti infliggere la coltellata.” Si prende un attimo di pausa e lo sento respirare forte. “E se hai deciso che questa Taylor merita il tuo sangue…”
“No…” Sbotto quasi isterico. Perché dovrebbe esserci del sangue?
L’amore deve essere per forza passione, casino, sangue, rosso?
Non può essere qualcosa di più sereno?
Come il mare?
“Harry ascolta la paura è tutto nella vita, se non provassimo paura non ci sarebbe nessun gusto.” Ride eppure ha ragione. La paura è uno dei sentimenti più infimi che esistano, ti può distruggere e nessuno può accorgersene, ma è alla base di tutto. Se l’uomo non avesse avuto paura del fuoco, noi saremmo ancora qui? “Immagina la vita come una grande montagna russa, se non dovessi sentire il cuore in gola ad ogni curva sarebbe ancora così divertente?” Rimango zitto e lui continua. “Immagina il primo amore come il tuo primo giro della morte, a testa in giù, non ti sembra spaventoso ma allettante?”
“No.” Rispondo. “Ho paura di farmi male.”
“Potrai vomitare pure l’anima, piangere come una femminuccia e giurare su ogni Dio di non farlo mai più, ma avrai comunque due certezze…” E bastano? Bastano due certezze quando non ti resta più nulla?
“Quali?” Domando consapevole che mi stupirà. Perché Louis mi stupisce niente, anche quando mi manda a farmi fottere senza senso, anche quando arriva con mezzora di ritardo e con le mie ciambelle preferite, anche quando semplicemente sta zitto.
“Primo ne uscirai sicuramente vivo.” Sta sorridendo lo sento da come le parole gli si deformano in bocca. “E secondo avrai me al tuo fianco.”
“Sei il migliore.” Esclamo. E non è una frase fatta, qualcosa di formale da dire a qualcuno che ti sopporta alle quattro di notte quando dovresti solo dormire, è la verità. Perché un altro come Louis io non lo trovo da nessuna parte, perché Louis entra dentro di me e fa suoi i miei problemi, il mio dolore, il mio casino e rende tutto migliore e non mi è ancora chiaro il perché ma sento questo momento fissarsi proprio lì, fra una costola e l’altra, fra una parola detta e una taciuta, fra il cuore e l’anima. Sento questo momento urlare per sempre
“Lo so.” E questo è il suo modo di ringraziarmi. “E ora vieni qui che lo so che tutte queste cazzate sono una scusa perché hai paura del buio.” Scoppio a ridere e lui mi segue a ruota. Ma comunque mi alzo e sguscio nel suo letto, la maglietta di cotone è fresca contro il mio collo nudo. E lui mi circonda il corpo con le sue braccia, stringendomi a sé come si fa con qualcosa di altamente fragile ma allo stesso tempo dal valore inestimabile.
“Insieme possiamo superare tutto piccolo.” Esclama stringendomi più forte e lasciandomi un bacio fra i capelli. “Insieme non fa paura nemmeno la morte.”
“Insieme” Sussurro facendomi cullare dal suo abbraccio. Insieme le paure non fanno più paura, ed il buio non è l’unico rimedio.
Insieme so che anche il peggior male sarà condiviso.
Il mondo non mi fa paura se insieme a me c’è il mio Louis.
Il mio migliore amico.
Il faro in mezzo alla tempesta che riuscirà a portarmi alla felicità.




Doncaster, 28 settembre 2007.

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