Parigi, 8 Novembre 2013
Un invito del genere potrebbe arrivare solo da due personaggi come Louis e Zayn.
Non erano nemmeno le cinque di questa mattina e mentre stavo andando a lavoro, fuori casa ho trovato un mazzo di fiori con attaccato un bigliettino.
Stasera ti invitiamo a cena.
Non accettiamo un no.
Segui le istruzioni sul retro.
Tuoi Zayn e LouE volendo anche ignorare l'invito stile ragazzina undicenne, con tanto di fiori - i miei preferiti, che quindi Louis ricorda ancora- e di bigliettino blu cobalto con sopra fiori e disegni vari, come se vivessimo all'apice del 1900 e non nel ventunesimo secolo, il vero problema è che, seguendo le istruzioni, ho scoperto che la cena non è a casa loro, cioé a Londra, ma a Parigi.
Parigi che è distante un pezzo di mare, Parigi che è un'altra nazione, Parigi che non ho mai visto...dannazione PARIGI!
Ed io davvero sono convinto che se non si fosse trattato di lui avrei lasciato i fiori da qualche parte, fingendo di non averli mai trovati, e avrei ignorato l'intera faccenda.
Ma non si può fare, non con l'email di Zayn a risuonarmi nelle ossa, non con la speranza che Louis voglia vedermi, non con un programma da rispettare al secondo in cui giurano di farmi passare una delle più belle serate della mia vita, non soprattutto con l’assurda convinzione che mi tocchi iniziare da qualche parte a salvarlo e che questa è forse la volta buona di capire con chi ho a che fare.
E come al solito mi rendo conto che non basta Zayn, non basta Gemma, non basto nemmeno io, per convincermi davvero a fare qualcosa c'è bisogno di Louis.
Louis che dopo anni di conoscenza mi sorprende ancora, Louis che mi manda a farmi fottere senza alcun motivo apparente, Louis che sorride e tutte le brutture del mondo spariscono fra le rughette intorno ai suoi occhi, Louis che appassisce e Louis che può rinascere, che deve farlo. E sta chiedendo il mio aiuto, probabilmente inconsciamente, probabilmente se ne pentirà stasera stesso, ma non importa. Da un suo invito inizia la mia missione di salvataggio, che non ha ancora un come, ma che lo vedrà vincente, come sempre.
Ed infatti, proprio con questi pensieri in testa mi trovo alle 18 e 35 in aereo, con un bagaglio a mano che contiene giusto un cambio per domani mattina, ed indosso il completo più decente che mi ritrovo in casa: un giaccone verde bottiglia, una maglia grigio topo ed un pantalone nero stretto all’inverosimile.
Vengo assalito improvvisamente, mentre i One Republic mi cantano nelle orecchie, da un pensiero che ho ignorato durante il lavoro, durante il pranzo al volo, durante il check in, durante una giornata intera: come reagirò se oggi ad accogliermi non ci sarà il mio Louis ma quello della sera dell’inaugurazione?
Quella sera mi ha distrutto, ed oggi?
Non devo farmi inghiottire da quegli occhi scuri, devo riuscire a tenergli testa, devo essere forte per entrambi, e anche per Zayn che gli è vicino nei momenti belli come in quelli brutti, devo cercare di capire cosa non va, devo trovare una via di uscita.
Perché se mi vedrà debole saprà prendere il sopravvento, con il corpo scarno, con gli occhi scuri, con la rabbia ad uccidere la sua innata felicità.
Ed è per questo che ho dovuto informarmi, e cercando di fare un resoconto sono arrivato alla conclusione che se non è anoressico ci manca davvero davvero poco, ed i segni ci sono tutti, da tempo ormai non lo vedo consumare un pasto completo, fuma troppo, probabilmente per assopire i crampi dovuti alla fame, è spesso scontroso, come dice Zayn, mastica continuamente gomme e la cocaina serve a dargli l’energia e la forza che gli mancano a causa della dieta drastica e senza zuccheri. Nei momenti di buio è apatico, si muove sinuoso e accattivante, perché sa che può puntare tutto sul suo fisico, perché sa che a quello non potrà mai dire di no nessuno, ed io inizio a tremare per paura di trovarmi di fronte a questa persona.
Questa persona che non è il mio Louis, questa persona che non conosco e che mi spaventa, questa persona che potrebbe uccidere il mio Louis.
Ma per fortuna la voce del pilota mi avvisa che stiamo per atterrare, e tutti i miei pensieri si concentrano su un'unica cosa: lo rivedrò.
Così accolto da una lingua fluente e da molti sorrisi gentili recupero i bagagli e mi ritrovo in una hall silenziosa e poco affollata, in cui svettano due figure che nonostante tutto, riconoscerei fra mille.
Il giubbotto di pelle e una semplice camicia bianca che sfregano contro il trench lungo e grigio, abbinato ad un maglione senape, i capelli di entrambi perfettamente acconciati che però si differenziano per colore e taglio, le gambe di uno slanciate e muscolose contro quelle piccole e scheletriche dell’altro.
E poi Zayn mi vede, alza un angolo della bocca deformandola in un sorriso e portando tre dita alla tempia e poi allontanandole di scatto, mi saluta.
Il mio Zayn.
Avrei mai pensato di chiamarlo così?
L’iniziale gelosia, la seguente diffidenza, l’odio nel pensare che potesse volermi rubare Louis mi avevano accecato a tal punto da farmi fare solo un’idea superficiale di questo moro in apparenza in continuo conflitto con il mondo, ma che in realtà è l’unico ad aver capito davvero come gira.
Adesso non solo non lo odio, non solo gli voglio bene, ma gli sono riconoscente con tutta l’anima, perché è stato in grado di combattere per Louis fino a questo momento, ha combattuto una guerra che non aveva speranze di vincere solo per il bene del mio migliore amico, ha combattuto e combatterà, perchè riesco a vedere sotto le cicatrici della sua indifferenza la forza di chi ancora ci crede.
E poi troppo velocemente qualcun’altro si accorge della mia presenza, e con occhi, bocca e braccia spalancate mi corre in contro e si butta contro il mio petto.
Le gambe si allacciano al mio bacino, mentre tutto il suo corpo è a contatto con il mio e mi lascio sfiorare dai suoi occhi, con l’azzurro che cura le ferite, che colma le distanze, che cancella il dolore.
Perché adesso siamo qui, entrambi.
Ed i nostri occhi si cercano e fondono come solo loro sanno fare, insinuandosi nell’anima dell’altro, coccolandosi amorevolmente e dicendosi tutte le parole che il mondo non è ancora pronto ad ascoltare.
Come ogni dannata volta non mi rendo conto di trattenere il respiro guardandolo, per la paura che ogni minimo rumore possa farlo sparire.
“Quanto mi sei mancato cupcake” sussurra sfregandosi contro il mio collo e aspirando forte il mio profumo “stasera mi prenderò cura di te come non faccio da troppo tempo!” E non mi è ancora chiaro il perché ma sento questo momento fissarsi proprio lì, fra una costola e l’altra, fra una parola detta e una taciuta, fra il cuore e l’anima. Sento questo momento urlare per sempre.
E poi mi guarda ancora, con gli occhi acquosi e tiepidi che tentano di uccidermi ad ogni occhiata, si stringe ancora a me, e mi rendo davvero conto che nessun tocco mi ha toccato davvero, che nessun abbraccio mi ha fatto sentire così al sicuro, che nessun amore mi ha mai fatto sentire così amato come quello che solo lui mi sa dare.
E non è cambiato nulla da quando lo conosco, da quando era un bambino con la frangetta e gli occhi sempre attenti, non è cambiato nulla, solo che adesso quei capelli dal colore del miele bruciato sono portati indietro dal gel, la barba gli ricopre la mascella spigolosa e gli zigomi quasi gli bucano la pelle sottile del viso, ma non è cambiato nulla perché i suoi occhi hanno ancora il colore del cielo, perché i suoi occhi sono ancora un stralcio di paradiso.
E’ il mio Louis ed io saprò farlo stare bene.
“Le cose semplici non vi piacciono, ah?” Domando mentre Zayn mi da una pacca leggera sulla spalla e Louis si aggancia ad un mio braccio.
“Non sarei Louis Tomlinson, riccio!” Fa mettendosi gli occhiali da sole e sorridendo sghembo.
“Parigi!” Esclamo scuotendo la testa. “Non stiamo parlando di Brighton.”
“Lì farebbe anche troppo freddo” specifica con un broncio adorabile “credo che novembre non sia proprio la stagione giusta per andare al mare.”
“Era un esempio!” Ribatto divertito dal suo solito sproloquiare senza senso, solo per dare fastidioso, solo per puntualizzare cose che chiunque sa.
“Goditi Parigi e mettitti questi.” Fa allora Zayn passandomi un paio di occhiali ed un cappello, sorridendomi fraterno. “Ora ascoltami, cammina a testa bassa, se puoi nascondi più possibile il viso, ed ignora qualsiasi cosa dicano.”
“Cosa?” Faccio confuso. “Perché? Chi? Mi state facendo paura.”
“Piccolo” Louis mi prende dolcemente per le spalle e mi guarda posizionandosi d’avanti a me, il cuore mi inizia a tremare, non sarà una serata facile, e questo Louis di certo non facilita le cose. “Non posso rischiare che ti riconoscano, sennò non avrai più pace, okay?” Annuisco come un bambino e lui riprende “E poi se dovessero riconoscerci dovresti dire addio alle serate più belle della tua vita!” Io allora mi infilo di tutta fretta il cappello e anche gli occhiali, e mentre alzo il bavero della giacca gli faccio l’occhiolino. “Bravo il mio bambino!”
“Chiacchieroni muovetevi” ci richiama Zayn “questa è la nostra uscita, fuori ci aspetta il taxi che ci porterà direttamente a destinazione!”
“Hai visto quanto è bravo?”mi sussurra contro l’orecchio, inondandomi con quel profumo di lavanda che tanto mi era mancato. “E’ la mia salvezza!” E mi lasia un bacio sulla guancia mentre si porta via un pezzo di anima, l’ennesimo. Eppure mi fermo a pensare che non immagina nemmeno quanto veritiera sia la sua frase, quanto Zayn faccia per lui senza che magari nemmeno se ne accorga. Zayn sta combattendo contro la gravità, sta tenendo a galla i pezzi in un mare di sabbie mobili, sta cercando l’eroe che ama. Ed ora lo faremo in due, perché se dovessimo perdere per sempre anche solo un pezzo di Louis, anche solo un ricordo, anche solo un sorriso perderei anche io un pezzo di anima.
Quell’anima che è tutta nelle sue mani.
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Feel the moment.
FanfictionEd Harry lo ricorda come se fosse ieri il momento esatto in cui si rese conto che la vita stava lentamente sgusciando via dal corpo di Louis Tomlinson, e che probabilmente non ci sarebbe stata nessuna via di ritorno.