Capitolo ventiquattro.

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Esher, 12 Agosto 2015

Il mio dito trema appena contro il campanello, ma cerco di non darlo a vedere con Louis accucciato contro il petto, non voglio causare un'altra crisi come quella che è avvenuta poco fa, sono riuscito a calmarlo, a rassicurarlo, ma non so per quanto tempo riuscirà a mantenere questa maschera, questa calma apparente in cui si sta costringendo per non ferirmi. Perché per quanto stia fingendo bene, non si è ancora levato gli occhiali da sole per nascondere i suoi occhi probabilmente rossi e lucidi, e nemmeno il cappellino che gli nasconde i capelli che in tutta fretta non ha voluto nemmeno acconciare, perché dopo la nostra chiacchierata ha cercato in tutti i modi di nascondere l'ansia che gli attanaglia lo stomaco, lo ha fatto per tutto il viaggio, quando nonostante lo sguardo perso fuori dal finestrino, e le dita conficcate praticamente nella stoffa delle cosce, continuava a dirmi che andava tutto bene, e lo fa anche adesso, aggrappato alle bretelle dello zainetto come se ne dipendesse della sua stessa vita, in una perfezione che stona con tutto quello che noi invece sappiamo.
"Sei pronto?" gli domando accarezzandogli con le nocche la spalla coperta da una semplice maglietta a righe.
"Per niente" borbotta, stringendosi ancora più contro di me.
"Ecco la risposta che volevo sentire" dico ridacchiando fra me e me.
"Ed io che pensavo che la risposta giusta fosse sono nato pronto o qualcosa del genere" gli strappo un sorriso puro e genuino, forse il primo da quando l'ho visto oggi, e mi rendo conto che questo giorno di partenza non ha ancora preso la piega giusta "guarda che stupido"
"Io e Zayn abbiamo avuto una discussione del genere il primo giorno che sono venuto a trovarti in clinica" al nome del moro si irrigidisce appena o forse è al ricordo di quel primo giorno in cui mi disse che era convinto di morire senza rivedermi, eppure non gli chiedo nulla, faccio giusto in tempo a soffiargli contro la tempia un bacio e a stringerlo più forte sul mio petto che la porta si apre. Zayn è davanti a noi, bello dannato come solo lui potrebbe mai apparire, e lo associo per un momento solo a quel ragazzino incontrato parecchi anni fa, quello con la barba leggera ad incupirgli il voto, ma che con un sorriso fu capace di catturare l'attenzione del mio migliore amico, quello che si fermò vedendo le nostre mani intrecciate, quello che gli lasciò un bigliettino, con un gesto spavaldo ma allo stesso tempo timido. Lo associo a quei sentimenti ancora fastidiosi alla bocca dello stomaco, quelle domande perentorie in cui non facevo altro che domandarmi cosa fosse l'amore, perché non avesse scelto me, perché non mi considerasse abbastanza, e a quell'altro tipo di domande, quelle più infime, quelle che mi hanno sconvolto i sogni, quelle che dunque partivano dal più grande nemico di noi stessi, la nostra mente, ed è un susseguirsi di sei davvero innamorato del tuo migliore amico? Sfigato, al più classico Pensi davvero che uno come Lui possa mai innamorarsi di uno come te? E quel ragazzino altezzoso, quello che all'inizio parlava poco, quello a cui piaceva farmi disperare, quello che ho invidiato, senza nemmeno ben sapere cosa significasse la parola invidia, implode su se stesso. Quello non è il mio Zayn, il mio Zayn é il ragazzo che ci ha accompagnato durante questo cammino e che ha scommesso sul nostro amore più di noi stessi, quello che non si è mai arreso, quello che non mi ha mai pressato, quello che ha accettato le briciole di attenzione che il suo fidanzato donava a lui, e soprattutto quello che io donavo a Louis, come se fosse il momento giusto di comportarmi come il ragazzino che ero, in una ripicca plateale per tutti, ma quasi asfissiante per me, quello che mi ha aiutato a smettere di essere dipendente da quella strana sensazione alla bocca dello stomaco di amare qualcuno che non ti ama, quello che adesso si sta prendendo il suo tanto atteso momento di crollare, fra le braccia di un uomo che lui ha reso tale e che gli ha lacerato le ossa, nell'attesa non di un amore finalmente ricambiato nel modo più giusto, ma semplicemente attendendo di rivederlo sbocciare.
"Zè mi dispiace" Louis tira su con il naso e scuote la testa allontanandolo "Io non volevo, non..."
"Louis tesoro non scusarti per nulla, non hai fatto nulla di sbagliato" ribatte Zayn immediatamente prendendolo per le spalle, ma lui ha ancora lo sguardo basso e guardando il suo profilo noto che sta tremando.
"Piccolo, Zayn ha ragione, non scusarti per il passato, abbiamo da costruire un fantastico futuro insieme adesso." il moro mi sorride rassicurante, e riprendo "Nessuno di noi ha colpe, o forse ne abbiamo tutti una parte, ma è passato, va tutto bene."
"Sedetevi." Esclama alzando di scatto lo sguardo, con la voce secca, gli occhi glaciali puntati fuori dalla finestra con i raggi del sole che gli illuminano appena il viso e lo rendono quasi etereo, i capelli caramellati potrebbero quasi addolcirgli i tratti se non lo conoscessi così bene, perché con questo sguardo ci sta gelando sul posto, ci sta facendo sentire inferiori, ci sta trattando come se non avessimo condiviso tutto quello che invece abbiamo passato. Perchè questo sguardo alienato io lo conosco, lo conosco così bene che sento i brividi rotolare giù per la schiena, perché questo sguardo non ha mai preannunciato nulla di buono, e mai lo fará, perché non è lo sguardo della malattia, é il suo sguardo. "Sedetevi ho detto" ripete ancora più a bassa voce, come se avesse paura di rompere questa bolla che si è creata all'interno dell'appartamento, questa bolla che prima aveva l'aria di riappacificazione e che adesso quasi fa male per quanto è tesa. "Mettetevi sul divano, e state zitti" trascina una sedia contro il parquet ed un suono stridulo riempie l'aria e gli fa chiudere gli occhi "zitti come se vi fosse morto il gatto" Poi la posiziona difronte al divano e vi si siede sopra, spalancando le gambe e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, iniziando a torturarsi le mani. Ed io sfioro con le nocche la pelle scoperta dell'avambraccio di Zayn, come a volerlo svegliare dal torpore in cui sembra essere caduto, sto zitto, perchè so di non dover disubbidire, non quando usa questa voce, perché ho quasi paura di rompere l'equilibrio, un equilibrio che ci è costato tanto e che non posso rompere per una parola, per una vacanza, per un capriccio. Perchè con Louis è stato sempre così, ha sempre guardato tutti con un sorriso sghembo che trasmetteva a chiunque la consapevolezza di non poter mai essere come lui, ma io lo conoscevo, e sapevo che era solo una maschera, un narcisismo ricercato per sentirsi giusto. E proprio perchè lo conosco, e so che raramente lo ha usato con me, con noi, ci sediamo sul divano in un sussurro, e tutta la scena sembra quasi surreale per quanto stia andando a rallentatore e lo guardiamo in attesa.
"Voi non avete colpe" fa non guardandoci ancora in faccia, iniziando ad allacciare intorno al mio collo la corda che mi porterà al suicidio, perché lui pensa che tutto questo sia pietà, compassione "voi... voi avete il diritto d'amare davvero, io ce la farò." Cerco di prendere la parola, ma mi gela sul posto "Ho detto zitti" e mai come adesso mi sembra cresciuto, non più quel ragazzino che aveva le sue maschere e che ci sapeva giocare bene, non più quel ragazzo che con quelle maschere si era tagliato, lacerato internamente e esternamente, non più quell'uomo che stringendo i denti, si era dovuto mettere i punti su quelle ferite, ma un uomo di ghiaccio che continua a non voler chiedere aiuto per paura di aver chiesto già troppo.
"Zainy" prende un respiro profondo e lo guarda in faccia, i loro sguardi si incatenano come se non fosse passato un singolo giorno dal loro primo incontro, in quel modo ammaliante che mi faceva arrabbiare e battere i piedi per terra come un bambino "io ti ho amato, ti ho amato così tanto che adesso solo mi rendo conto che non fosse abbastanza" sento una piccola fitta allo stomaco ma l'azzittisco subito, è un momento solo loro, tutto loro, io non... Zayn fa sfiorare le nostre cosce per un istante, e tutto si calma. "ti ho amato perché mi hai trovato, mi hai sorriso e mi sono sentito scelto" gli cade una lacrima ed io rilascio il fiato che non mi sono nemmeno reso conto di trattenere, si é sentito scelto come io non sono stato in grado di fare? "mi hai sostenuto, mi hai fatto prendere il volo e ci sei stato anche quando respiravo solo perché ero troppo codardo per togliermi la vita" si strofina le mani contro il viso e la camera è riempita solo dai nostri respiri pesanti, ha pensato di farla finita, ed io ero chissá dove a convincermi di fare la cosa più giusta, di non poterlo seguire per sempre "e ti giuro che continuo ad amarti con un'intensità fuori dal normale, perché io so che sei l'amore della mia vita, e so di non aver mai fatto abbastanza per dimostrartelo, ma ti prego perdonami"
"Louis non..." tenta di fare Zayn ma lui scuote la testa.
"Devo. Perché ti ho amato Zayn, ho amato come mi guardavi e come grazie a te ero in grado di guardare il mondo, ho amato i tuoi silenzi grazie ai quali riuscivo a pensare e ho amato le tue lacrime, quelle che non ti bagnavano il viso, ma l'anima, ho amato i tuoi occhi grandi, spesso tristi per colpa mia, e ho amato come hai accettato tutto, sempre, ma soprattutto ho amato come mi hai aiutato in ogni modo possibile ma non é bastato, non basta mai con me." Non riesco a provare nemmeno un briciolo di gelosia nei confronti del ragazzo accanto a me, non provo altro se non gratitudine per essere presente in questo momento, perché come sin dall'alba della loro storia mi hanno fatto partecipi di quella magia tutta loro, anche al tramonto sono presente, in un discorso che mai avrei pensato di poter sentire. Li ho guardati per tanto tempo con il dubbio a lacerarmi lo stomaco, con la paura di non trovare mai qualcuno che potesse guardarmi nello stesso modo, con il terrore che la reazione chimica fra di loro non potesse mai toccare a me, ed invece eccoci qui, uniti da quest'amore complesso e intricato, con tre corpi che non possono stare insieme ma che si amano in ogni modo possibile. "Perché diamo la colpa al destino che me lo ha fatto incontrare, o diamola alla mitologia, che sostiene esista la nostra perfetta metà, solo e soltanto una, ma mentre tu con graffi e pugni mi amavi e combattevi contro i miei demoni, a lui bastava uno sguardo e loro tacevano" mi scappa un singhiozzo, e i suoi occhi si spostano per un millesimo di secondo su di me, per poi tornare subito su Zayn, che impallidito non cerca neanche di articolare una risposta, io sarei la sua metà della mela, io sarei la persona in grado di far tacere i suoi demoni, io che per tanto tempo ho cercato di ucciderli solo con la mia presenza sarei stato in grado di tenerli a bada. Per questo mi do una parte della colpa, non perché non dovessi andare via, non perché avevo giurato di non abbandonarlo mai, ma semplicemente perché conoscevo i suoi punti deboli, e ho marciato su quello che sapevo avrebbe fatto più male: l'abbandono. E so di averlo fatto per il mio bene, in modo inconsapevole ed infantile, ma l'ho fatto, e non so se saprò mai perdonarmelo. "per questo mi devi scusare, perché ti ho amato tanto ma non é bastato, perché ti amo tanto e non voglio più incatenarti a me, non devi fare più niente, non..."
"Zitto" scatta il moro al mio fianco, con una voce flebile ma allo stesso tempo autoritaria "se mi hai amato come dici, se mi ami come dici non permetterti neanche di pensare che sia rimasto accanto a te perché dovevo" ed io so quanta ragione si nasconda in queste parole, io so tutto, ma rimango in silenzio, mentre lui cerca le parole più adatte per convincerlo "mi hai stregato dal primo momento in cui ti ho visto, così delicato e glaciale da non sembrare quasi vero, e miracolosamente i tuoi spigoli si adattavano ai miei, ma poi quegli angoli si sono trasformati e sono diventati taglienti e non é stato facile, ho pensato tante volte di aver sanguinato troppo per potercela fare ancora, ma mi ero promesso di farti stare di nuovo bene, di lasciarti andare con la stessa luce con cui ti ho trovato, perché non mi sarei mai perdonato di aver sciupato con le mie mani una cosa bella come te."
"Ma come fate a non capire?" si alza di scatto e la sedia cade a terra con un tonfo "Voi non avete colpe, voi non avete colpe!" Sembra quasi voler urlare, ma non lo fa, si passa le mani fra i capelli e tira leggermente, come a voler acquistare lucidità "La colpa è stata mia, mia e di questa stupida pazzia che mi fotte il cervello! Ho inseguito un mito, ho iniziato una scalata verso la perfezione di mia spontanea volontà, tu non potevi far nulla, nulla di più di quello che hai fatto" fa indicando Zayn "e tu non hai causato nulla, non eri legato a me, ed io non dovevo crollare solo perché non c'eri" riprende guardando me, con gli occhi pieni di lacrime, come se avesse capito i miei pensieri, come se potesse leggermi la mente "volevo dimostrare al mondo il mio autocontrollo, la mia disciplina, la mia bellezza, ma ho fallito, come al solito, aveva ragione mia nonna, non sarei mai dovuto nascere e non avrei..." e il mio cervello non fa in tempo ha registrare la sua frase, che subito agisce di conseguenza.
"Stai dicendo un mare di stronzate, porca puttana!" Zayn mi prende un polso per riportarmi seduto sul divano, ma sguscio bruscamente dalla sua presa "Tu non hai capito un cazzo Louis, tu...tu non sai nulla" incespico sulle mie stesse parole, ma avrei così tante cose da dire che non ne trovo nessuna "Hai fatto innamorare entrambi in un modo così viscerale e puro da portarci a volerci bene e ad aiutarci per il tuo di bene, non è pena quella che proviamo, é amore, e tu non capisci un cazzo" mi mordo il labbro inferiore per non piangere e Louis é immobile, che mi guarda, così fragile che potrei spezzarlo con un soffio "non ce la faccio più ad ingoiare parole e a fingere che tutto sia a posto quando non lo è, e non sarà facile ricominciare, lo so ma nessuno dice che il grande amore debba essere perfetto, okay?" mi avvicino lentamente e gli sfioro leggermente lo zigomo, prima di togliergli un ciuffo di capelli dalla fronte "Siamo incasinati, pieni di problemi, parliamo troppo o troppo poco, ma trova qualcuno che si ama come noi" non ce ne sono, non è possibile che qualcun'altro provi quello che lacera il mio petto, non nello stesso identico modo, perché la bellezza dell'amore è che ogni amore é grande e perfetto a modo suo "e non ne voglio sentire più stronzate sul fatto che tu non debba essere qui o che è tutta colpa tua, l'unica responsabilità che hai adesso é di stare bene, di essere felice e soprattutto di essere te stesso, tu vieni prima del giudizio della gente, di come appari, del lavoro che fai" gli prendo il viso fra le mani e spero di potergli trasmettere tutto quello che a parole non sono ancora in grado di dirgli, tutti i vorrei che si rincorrono nella mia testa, ma per poter permettere ai miei sogni di realizzarsi lui mi deve permettere di entrare in contatto con il suo vero io, quello fragile certo, ma incredibilmente forte, sfacciato, logorroico e sarcastico "Non devi tagliarci fuori per proteggerci, va bene? Non siamo tua responsabilità, siamo qui perché lo vogliamo, non per qualsiasi altra cosa il tuo cervello possa pensare" gli alzo il viso da sotto il mento e dai suoi occhi sgorgano un fiume di stille trasparenti "l'unica responsabilità che devi sentire sulle tue spalle è quella verso te stesso, sei tu che conti Louis, nessun'altro" gli bacio una guancia e la trovo umida, Zayn alle mie spalle trattiene un singhiozzo, è la resa dei conti, è il momento in cui si decide se dentro o fuori, se bene o male, se realtà o finzione "sei l'unico che rimarrà con te dall'inizio alla fine." e lo inglobiamo fra le nostre braccia nel momento esatto in cui lui annuisce con forza contro il mio collo, scoppiando in un pianto che ha tutta l'aria di essere una liberazione, un trattato di pace, l'arcobaleno dopo la tempesta. E questa discussione infinita prende forma: lui fuori dalla clinica dopo mesi interminabili, lui che si scusa con Zayn per tutto quello che è successo, lui che scoppia a piangere, lui che si rende conto di essere l'unica cosa da cui dover ripartire, per poter rinascere. E forse é arrivato il momento per ricominciare davvero, in fin dei conti dai peggiori finali possono nascere solo i migliori racconti.

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