Capitolo dieci.

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Buon pomeriggio persone!
Mi ero ripromessa di essere puntuale almeno qui, visto che ho i capitoli pronti, ma niente.  Questo capitolo è un mattone di più di 12000 parole, dove però finalmente si entra nel vivo della storia.
Scrivo all'inizio del capitolo, cosa che non ho mai fatto, solo per dirvi che se si avverte un velo di confusione in questo capitolo, è pienamente voluto. Perchè penso che sull'argomento amore non si può ragionare solo con il bianco ed il nero, e cerco di farlo capire anche ai nostri bambini.
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, che troviate il tempo di dirmi cosa ve ne pare e che riesca ad emozionarvi.
Buona lettura.




2 Febbraio 2013, Doncaster.

Sono sul divano con una birra in mano ed il freddo di Febbraio tutt'intorno.
Ho davvero compiuto 21 anni?
Giocherello distrattamente con l'anello d'oro che mi ha regalato papà, nella famiglia Styles è una tradizione, Gemma ha ricevuto una collana anni fa e adesso è toccato a me.
Svetta all'interno la frase che costella la mia vita da sempre, mai arrendersi, con accanto un piccolo quadrifoglio.
Sento questo filo pesare centinaia di chili, perchè adesso sono a tutti gli effetti un uomo, adesso in qualsiasi parte del Mondo mi considerano tale, adesso il mai arrendersi vale sul serio, perchè non è più quello detto ad un bambino che non vuole studiare, è quello detto ad un uomo che deve essere tale, senza abbattersi mai.
Sono diventato uomo e mi vergogno di quel che sono, di quel che faccio, della maggiorparte dei pensieri che formulo.
Sono diventato uomo e mancava la persona che mi ha permesso per tutti questi anni di aggrapparmi alla sua mano, di seguire il suo esempio, di essere il meglio che potevo sognare.
Sono diventato uomo e mancava chi mi ha insegnato ad esserlo.
Sono diventato uomo e per la prima volta in vita mia ho capito di dover dipendere solo da me stesso, perchè gli altri non saranno mai per sempre.
Ieri Louis non è venuto a farmi gli auguri, lo stesso Louis che anni fa è venuto in questa stessa casa alle 7 di mattina solo per augurarmi buon compleanno, lo stesso Louis che ogni anno se ne inventava una delle sue, Louis che ha costellato la mia vita di prime esperienze, proprio lui non c'era.
Erano da poco passate le due ed io stavo rientrando già a casa con Gemma, avevamo avuto una giornata piena, prima un pranzo fuori con i nostri genitori, tirati entrambi a lucido e poi una serata tranquilla in un pub, con festoni, musica e qualche birra, ma custodivo nella tasca posteriore dei jeans l'ultima speranza, ritrovarlo al buio sul mio letto ad aspettarmi, dopo averlo aspettato con ansia e aver visto tutto andare in fumo, dopo il brivido lungo la schiena che mi sono portato dietro per tutta la festa e che ho dovuto lasciar sfumare nel nulla, Zayn mi ha detto che hanno dovuto annullare tutto, perchè Louis non sta bene.
Zayn pensa che sia così stupido? Le ho viste le foto della festa a cui ha partecipato l'altro giorno, ho visto i suoi occhi rossi, le birre fra le mani e la faccia sconvolta.
Stava abbastanza bene per andare ad un festino per ubriacarsi e far casino, ma non per venire da me e abbracciarmi nel giorno del mio ventunesimo compleanno.
Mi sfioro distrattamente l'anca e trovo ancora la zona sensibile per il tatuaggio.
Nella mia testa non riesco a far altro che darmi dello stupido, perché quando Gemma mi ha detto che mi avrebbe regalato qualsiasi cosa, avrei potuto chiedere davvero di tutto ed invece ho pensato ad uno stupido tatuaggio, mi sono regalato ancora qualcosa che mi riporterà per sempre a lui.
Nonostante stia cercando di stargli lontano sento il bisogno quasi fisico di averlo vicino, ed esiste posto più vicino della propria pelle?
Non lo vedo da quasi tre mesi, da quando quel giorno mi catapultai a Londra senza pensarci troppo solo per vedere il suo tatuaggio, l'espressione fiera sul suo viso per aver provato una nuova sensazione, la felicità nei suoi occhi per avermi lì, seppure in ritardo, per la sua ennesima prima volta, senza avvisare George, il lavoro, senza pensare alle conseguenze partì da vero egoista e rimasi da loro una settimana. Come un assetato per me quell'attimo rappresentava una borraccia d'acqua fresca, era il mio strappo alla regola, il mio peccato. E ne feci incetta.
Loro mi accolsero come il figliol prodigo, Louis mi abbracciò fino a far stridere le pelli, Zayn mi disse che gli ero mancato spazzolandomi i capelli. Dormimmo tutti insieme nel lettone quel giorno, mi svegliai con la guancia di Louis contro il petto, la sua mano contro la faccia e un sorriso sornione in volto. Io sentivo di essere in paradiso. E quella giornata fu quello, un salto in paradiso. Facemmo colazione con delle uova strapazzate e un po' di bacon, Louis prese solo un po' di caffe, lo guardai stranito ma mi disse che non aveva fame, la felicità gli aveva occupato lo stomaco. Poi mi mostrarono il loro Mondo, la loro città, le loro abitudini e perfino i loro vestiti davano di Londra, conoscevano ogni angolo, sorridevano ad alcuni negozianti e salutavano altri, era il loro posto quello, lo si leggeva nella facilità che mostravano nel viverlo. Vivemmo per giorni come ragazzi normali, con Louis che mi tirava i capelli sperando che crescessero e Zayn che portava ogni sera la cena a casa, ogni giorno mangiavamo cibo di un paese diverso, ogni sera Louis lo sapeva e preparava l'atmosfera giusta, una sera un film, la successiva la musica e poi le bacchette, il tavolino basso, provò perfino a far indossare a Zayn un chimono. E poi dormivamo nel loro letto, nonostante avessi proposto di dormire sul divano Louis aveva detto che aveva bisogno di sentirmi il più vicino possibile. Giuro che sentivo gli angeli intonare i nostri nomi, ed era il più bel suono che avessi mai ascoltato, probabilmente dopo la sua risata. E rise tanto Louis in quei giorni, e non era più quello che finiva sui giornali o sui tabelloni per strada, era di nuovo il mio amico con la fissa per le cose più strane, con la sigaretta dietro l'orecchio e la battuta sempre pronta, la maggiorparte delle volte maliziosa.
Era il Louis che quando mi mostrò il tatuaggio non mi disse il significato, non pensando che adesso internet ti permette di tradurre qualsiasi cosa, il Louis che mi abbracciava solo per il gusto di farlo, il Louis dalle troppe parolacce e dai sorrisi più belli che abbia mai visto.
Era il mio Louis.
Il mio Louis che era ben felice senza di me.
Perchè per quanto loro mi avessero fatto sentire parte di quel mondo, io lì dentro ero un intruso, io non appartenevo a quella gente come facevano loro, non solo perchè non vivessi con loro, ma perchè loro avevano quella speciale alchimia nel guardare tutto quello che ci accadeva intorno e nel capirlo allo stesso modo, erano in simbiosi perfetta, e in mente mi chiedevo spesso se potessi mai trovare qualcuno in grado di capire me così profondamente.
Ed era un solo nome a saettarmi in mente, anche mentre eravamo soli in casa, con la sua voce a far da sottofondo ad ogni mio pensiero, con la sua risata a solleticarmi il cuore, con le sue mani ovunque ad appiccare fuochi.
L'unica cosa che riuscivo a pensare era sarò mai abbastanza per lui?
Per lui che ha già tutto?
Perchè continuando a vederlo, a sentire il groviglio in mezzo lo stomaco ad ogni bacio scambiato con Zayn, non avrei fatto altro che aspettare di essere notato, e se avessi dovuto aspettare per sempre?
Se il mio momento non fosse mai arrivato?
Non lo vedo perchè è la cosa migliore da fare, non posso solo aspettare, perchè l'attesa potrebbe spezzarmi, perchè io nelle mani di Louis sono già carta che con un movimento semplice della mano potrebbe strappare.
E come si fa a riprendersi da uno come lui?
Non credo ancora possibile uscire da quello che solo la mia mente si è creato, e se dovesse succedere qualcosa e dovesse trovarmi impreparato?
Non posso.
Significherà anche distruggermi al momento, ma ho una possibilità in più di costruire il mio futuro, perchè più tempo passo accanto a lui e più l'amore aumenterà, più la profondità dei miei sentimenti diverrà incolmabile, più sarà impossibile ricominciare a vivere senza di lui.
E lo sapevo mentre il Venerdì pomeriggio cucinavamo una torta nella sua nuova cucina, mentre scattava le foto ai miei capelli impiastricati di farina e canticchiava quanto gli fossero mancati i nostri sweet days, lo sapevo mentre lo sentivo appoggiato con la schiena fuori la porta mentre io ero sotto la doccia e lui mi raccontava di quante cose dovessi ancora vedere, di quanto fosse bella New York, di come il tramonto sembrasse magico sulle colline della Toscana, lo sapevo mentre mangiavo i muffin che avevamo preparato insieme e lui mi guardava amorevole con una sigaretta fra i denti, sempre più magro e delicato.
Sapevo che quella settimana avrebbe colmato i miei sogni per mesi interi, sapevo che probabilmente mi ci sarei aggrappato con i denti pur di non dimenticare quegli attimi insieme, ma sapevo anche che nonostante lo stare bene, lo stare letteralmente da Dio, quello era uno sbaglio, quello era lo sbaglio più grande di tutti.
Perchè farà più male che bene, perchè l'amore se non ricambiato corrode, perchè io per uno come lui, non sarò mai abbastanza.
Per questo quando lo salutai, quando lo abbraccia forte, talmente forte da sentire male alle braccia e ai polmoni per quell'odore di bucato appena ritiro che invase ogni mio poro, mi resi conto che l'unica cosa che potessi fare era andarmene.
Per non essere spezzato, per non spezzare, per non cambiare.
E adesso mi sfioro il tatuaggio investito da tutti i ricordi, da tutti i sentimenti che provo, sin da quelli più lontani, quell'ammirazione che provavo verso il bambino dagli occhi blu, con la sua forza di volontà, le sue lacrime che non cadevano mai, i sorrisi sempre presenti, fino a quelli più vicini, quelli che bruciano ancora come fuoco, quelli che se dovessi spiegare a qualcuno cosa significa provarli gli risponderei di prendere un tizzone ardente in mano, sento l'amore che provo e che non muta, sento che non riuscirò mai a non pensare che sia la miglior cosa che mi sia successa, sento che non basta averlo su questa terra per essere felice, perchè io lo voglio qui, fra le mie braccia, con i suoi capelli che mi solleticano il collo ed il suo respiro che si rinfrange contro la nuca.
Ricordo la consistenza della pelle delicata della sua anca contro i polpastrelli, quando gli sfiorai il tatuaggio in piena notte, mentre tutti dormivano, in quel momento, come mai prima d'ora avrei voluto baciarlo fino a star male, fino a morire soffocato, Así te amo porque no sé amar de otra manera, perchè Louis come ami? Avrei voluto tanto chiederglielo, domandargli a chi fosse dedicato, spingermi più in fondo possibile, ma se avesse capito?
A quel punto non avrei più potuto tirarmi indietro silenziosamente, senza dare troppo nell'occhio, senza perderlo mai davvero, perchè avremmo litigato, avrebbe pensato che ogni attimo con lui fosse stato menzogna, avrebbe tramutato il suo volermi bene in odio, e non potevo permetterglielo, perchè se devo sparire dalla sua vita, devo almeno essere sicuro di avergli lasciato solo bei ricordi.
E mi beo di un sogno che rimarrà tale, di un rapporto che non ritornerà mai più ad essere dimora, mentre con gli occhi ancora chiusi traccio le lettere segnate ormai in modo indelebile sul mio corpo, una muta domanda che non riceverà mai risposta: una i allungata, elegante, una t che segue lo stesso stile ma leggermente più piccola, ed una cascata di altre consonanti e vocali che battono ormai allo stesso ritmo del mio cuore.
It will never be enough?



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