Daisy riconobbe subito quella voce: era Caleb Montgomery. L'uomo, a detta sua, perfetto per Amanda. Più grande di lei di quasi due anni, sin da bambino le aveva riservato tutte quelle cure e attenzioni che solo un ragazzino con una grande cotta offrirebbe.
«Caleb!» esclamò lei, decisamente sorpresa. Si guardò intorno per cercare di intercettare i suoi figli con lo sguardo, quasi come se li volesse lì, davanti a lei.
«Da quanto tempo non ci vediamo», disse e accorgendosi di Emily e Daisy si affrettò subito a salutarle con un sorriso e un cenno di capo.
«Già...» si limitò a rispondere la figlia di Daisy. Dinanzi a quelle reazioni e a quelle risposte la donna non poté non pensare al fatto che, secondo lei, qualcosa tra i due c'era stato. Da un lato gioì perché aveva sempre pensato che Caleb fosse l'uomo adatto alla figlia, ma dall'altro temeva che bruschi avvenimenti passati tra i due potessero affrettare il ritorno ad Atlanta di Amanda.
«State provando il lancio degli anelli?» domandò Caleb, mentre rivolgeva la sua attenzione ai due piccoli.
«Perspicace...» ribatté Amanda.
Lui non fece neanche caso alla risposta e si rivolse ai due piccoli presentandosi loro e salutandoli affettuosamente.
«Campione, tu non ci hai provato?» domandò a Jason.
Il piccolo annuì e poi disse: «Ho perso. Provaci tu, la mamma non è in grado». Tutti scoppiarono in una fragorosa risata; tutti tranne Amanda, la quale si limitò a spostarsi, guardare verso il basso e allungare la mano per cedere gli anelli a Caleb.
L'uomo non se lo fece ripetere due volte e, utilizzando la tecnica precedentemente adoperata dalla figlia di Daisy, riuscì a centrare sette cubi con i nove anelli che aveva a disposizione, riuscendo ad aggiudicarsi ben due giochi: un peluche a forma di orsacchiotto per Claire e un pallone da basket per Jason.
«Questo è per te, principessina», disse, porgendole l'orsetto bianco che aveva tra le mani. Era decisamente morbido e quel nastro rosa al collo gli conferiva un aspetto così tenero. Daisy pensò che fosse proprio il regalo perfetto per Claire.
«Tieni, campione. Sono convinto che con quell'altezza tu possa avere un grande futuro in questo sport», disse passandogliela tramite palleggio. Il piccolo cominciò subito a farla rimbalzare a terra, per poi riconsegnarla a Caleb.
Questi si esibì, cominciando a passarsi la palla da una mano all'altra attraversando le gambe. La fece rimbalzare sotto la gamba del lato non dominante, per poi prenderla con la mano corrispettiva. Eseguì di nuovo il tutto facendo una doppia finta per creare un attimo di esitazione, invitando così Jason a tentare di afferrarla. Attuò un nuovo cambio e dopo averla presa la fece roteare sul suo dito indice.
«Mi insegni come hai fatto?» domandò girandosi la palla tra le mani, con gli occhi spalancati e l'evidente ammirazione che traspariva.
«Certamente, campione» affermò Caleb.
Tutti erano rimasti a guardarli senza proferire parola. Caleb silenziosamente si aggregò a loro nella ripresa del giro e affrettando il passo affiancò Amanda ed Emily.
«Allora, Manda, cosa fai nella vita?» le domandò.
«Smettila di chiamarmi Manda, Caleb. Il mio nome è Amanda, con la a. A-M-A-N-D-A», rispose lei con un tono di voce abbastanza alto, scandendo ciascuna delle lettere che componevano il suo nome. Era evidentemente irritata e il suo camminare in fretta, cercando di rimanere un passo avanti a lui, sottolineava come la sua presenza lì la infastidisse.
«Ok, Amanda, cosa fai nella vita?» ripeté calcando la prima lettera del suo nome.
Lei non rispose e riprese il passo annunciando: «Si è fatto tardi, andiamo a casa che è meglio». Nel dire quelle parole afferrò la mano di entrambi i suoi figli, ma venne interrotta nella camminata da Caleb che le si parò davanti.
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Eternity - Un amore senza fine |COMPLETA|
Historical Fiction[DA REVISIONARE] «Dietro a ogni colore si nasconde un'emozione.» 1975 Contea di Madison, USA. In un pomeriggio di giugno, Daisy, con la figlia e i nipotini, ritrova un oggetto del suo passato a cui era molto affezionata. I suoi familiari...