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Giugno 1975

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Giugno 1975

Un sonoro sospiro uscì dalle labbra di Daisy. All'epoca aveva consumato talmente tante lacrime per quell'episodio che, in quel momento, non aveva senso aggiungerne altre.

Erano passati molti anni e detestava essere ancora tormentata dal ricordo, al punto che si odiò per aver deciso di intraprendere anche il racconto di quel tanto sofferto quadro. Poteva saltarlo, dire che non era troppo rilevante nonostante, dentro di sé, lei sapesse bene quanto servisse per comprenderla a fondo.

Quei quadri non raccontavano solo la storia d'amore con Jeremiah, ma parlavano di lei ed era quello, forse, uno dei motivi principali che l'avevano spinta a non cercarli a sufficienza una volta trasferitasi. Non aveva mai amato esporsi ed essere al centro dell'attenzione come lo era stata in quegli ultimi due giorni; per lei c'erano prima gli altri e il loro bene, in seguito arrivava il far qualcosa per se stessa.

In quel frangente le balenò nella mente, però, l'idea che quei dipinti potessero essere d'aiuto a qualcuno, perché testimoniavano come la vita di una persona potesse essere ugualmente meravigliosa, nonostante i tanti ostacoli che intralciavano il cammino. Facevano capire che bisognava sempre trovare quella forza per abbatterli, insistere e persistere.

Desiderava così tanto che Amanda comprendesse quel concetto, dato che il racconto della sua vita non voleva venisse sprecato, ma sperava che, in qualche modo, la figlia potesse trarne benefici o insegnamenti.

La guardò e poi spostò i suoi occhi su Claire. Entrambe tacevano perché, probabilmente, dinanzi a un susseguirsi di episodi tristi, ormai non restavano altre parole. Avrebbero potuto mostrare incredulità, ma Daisy le aveva avvisate e, consapevoli di ciò che sarebbe stato loro raccontato, avevano un'aria fin troppo rassegnata.

"Nonna, il treno del quadro testimonia che tu te ne vai, vero?" domandò la piccola, scrutando con attenzione quel dipinto che Daisy aveva fatto molti anni dopo gli eventi raccontati.

Dai tocchi decisi si percepiva rabbia, ma anche un cambiamento nella sua tecnica. L'utilizzo dei colori, da quel quadro, era variato: più deciso e maturo rispetto a quelli adolescenziali. Gli spazi erano tutti riempiti, perché lasciare dei vuoti le ricordava come si era sentita e colmare ogni lacuna era diventato un obiettivo da perseguire in tutte le occasioni.

"Potrebbe essere come no. Vorrei non anticiparti questo dettaglio, ma ci tengo a specificare che il viaggio non è solamente un passaggio fisico da un posto a un altro" cominciò, interrompendosi per cercare di trovare le parole giuste, senza rivelare il contenuto di ciò che avrebbe raccontato.

"A volte credo che una crescita individuale, dovuta a vari eventi, possa portare a un viaggio interiore. Si esplorano i propri mondi nascosti e si arriva a essere una versione più completa, matura e a tratti diversa dalla precedente" aggiunse. "Non so se mi sono spiegata" disse, con tono titubante, desiderando che figlia e nipote comprendessero ciò che voleva far loro capire.

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