9. difficile scelta

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Frank Pov •

Rimasi tutta la sera in compagnia dei miei amici a guardare tv davanti a della cena a sacco che ordinammo.
Per tutta la sera Gerard cercava invano di contattarmi, per non fare notare agli amici che il mio cellulare sarebbe stato un centralino, decisi di mettere il silenzioso, e mentre che non venivo notato andavo a guardare ciò che mi mandava

"Dove sei?"
"Che fai?"
"Con chi sei?"
"Mi manchi"

Si...sembrava peggio di uno stalker...
Ma i suoi messaggi ad essere sincero, non mi recavano nessun fastidio, anzi, semmai mi faceva piacere vedere quanto il ragazzo tenesse a me, o  anche se morboso, mi stesse pensando.
Non lo lasciato perchè non provassi più niente per lui, ero innamorato, davvero, ci tenevo molto, ma non potevo fare a meno che rimanere a distante da lui, sopratutto da quanto ormai si erano creati questi disguidi tra lui e Andy.

quella sera cercavo di concentrarmi e a dedicarmi totalmente ai miei amici, ma ugualmente venivo pervaso da un pensiero chiaro...anche se a malincuore...

"- Devo parlare con lui...deve capire che è finita, che deve lasciarmi stare in pace...-"

Avrei risolto tutto all'istante, anche se in vero non volevo tagliare definitivamente con lui, ma era rischioso ormai, senza volerlo si era fatto beccare da Ben, e se sarebbe venuto all'improvviso mentre c'erano gli altri?
Cosa avrebbero pensato poi?
Che faccio il doppio gioco?
No, era meglio tenerlo alla larga.

La serata arrivò al suo termine, e i ragazzi, incluso Ben andarono via.
Avrei voluto far rimanere Ben un'altra sera, anzi, mi venne anche l'idea di proporgli di essere il mio nuovo coinquilino, dato la sua situazione non mi piaceva pensare che sua madre lo odiava, per quanto fosse piccolo il posto in cui alloggiavo, avrei pensato anche un modo per fare dello spazio  anche per lui, ma dovevo prima sbrigare questa faccenda.

Non appena andarono via, aspettai qualche minuto e finalmente mandai quel benedetto messaggio a Gerard

"Dobbiamo parlare. Vieni appena puoi"

Sapevo già che una volta mandato quel messaggio non avrebbe perso tempo ad arrivare.
Infatti dopo una decina di minuti sentì qualcuno bussare alla mia porta, era lui.
Rimaneva davanti alla porta, con un braccio appoggiato sopra il muro, alzò lentamente lo sguardo verso di me, si capiva dai suoi occhi che temesse ciò che avevo da dire, mi conosceva molto bene, ed era normale per lui intuire il perché gli avevo chiesto di venire a casa mia, visto che tutte le volte ci incontravamo in giro.
Con voce leggera iniziò a parlarmi

- come mai mi hai chiesto di venire...sopratutto a quest'ora?.-

Ma non gli risposi.
Allargai la porta e con un mano feci un gesto d'invito

- Entra Gee...è meglio che ne parliamo in modo tranquillo...-

Mi guardò un'altro secondo, e infine avanzò entrando a casa mia.
Si guardò un'attimo in giro notando subito le scatole, o contenitori della cena, e nuovamente giro lo sguardo su di me infilando entrambi le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni, alla fine annuì

- Non credo che mi hai fatto venire fin qui senza una buona ragione...che dovevi dirmi?.-

A quelle parole, abbassai gli occhi avanzando poi verso al divano e infine sedermi.
Rimaneva a guardarmi aspettando le mie parole.
Per quanto volevo essere lasciato da lui, non era ugualmente facile dirlo, nei miei 19 anni ho subito tante di quelle parole addosso, da sapere cosa significava il valore di ogni singola parola, di quanto fosse tagliente o essere ferito tramite ad esse...l'avrei nuovamente ferito, forse spezzato, sarei stato io l'artefice di un pezzo del suo dolore...per la seconda volta.

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