Capitolo 3

401 18 3
                                    

"Ciao mamma!"
Sollevo lo sguardo sulla fonte di questa voce così bella. Mia. Chiude la porta di casa sua e si avvia verso il centro del paese. Prende una serie di strade secondarie ed io la seguo senza problemi. Non può vedermi, ma una sensazione estranea mi stringe lo stomaco ugualmente, quando si ferma davanti l'edificio scolastico e guarda nella mia direzione con   un'espressione seria sul viso delicato. Potrei allungare una mano e sfiorarle la guancia, ma serro i pugni e resto immobile. Se fossi umano, potrei dire addirittura di avere il fiato sospeso. Come a ricordarmi ciò che sono e a distrarmi dalla strana inclinazione presa dai miei pensieri, la fame infiamma in me il desiderio, risvegliando il demone.
Lentamente, guardo scioccato il volto della ragazza che ho di fronte illuminarsi, mentre le labbra le si distendono in un sorriso.
"Mi hai spaventata," dice osservandomi. Mi ci vuole un istante per capire che in realtà non sono io a cui si sta rivolgendo: non può vedermi. Mi sento un idiota. Seguo la traiettoria del suo sguardo e mi volto, trovandomi davanti una ragazzina con un ammasso di capelli castani.
"Perché sei venuta da sola, Kat? Mamma ti ha lasciata andare?" Il tono di voce di Mia è dolce e paziente. Quasi materno mentre si rivolge alla sorella minore. Seppure abbia solo sette anni, la piccola è sveglia. Sorride raggiante a Mia. "Sì. Mamma ha detto che se avessi corso ti avrei raggiunta."
"E va bene. Adesso entriamo, altrimenti faremo tardi" dice Mia, invitandola a raggiungerla.
Resto a fissare le due sorelle dirigersi mano nella mano verso l'entrata della scuola.
"È un pallino fisso quella ragazza, non è vero?"
Se non fossi stato un demone, sarei sicuramente trasalito. Però lo sono, perciò mi limito ad alzare gli occhi al cielo. "Lasciami in pace, Elijah. Mi pare di essere stato chiaro." Mi volto per guardarlo negli occhi. Il moro ridacchia, scuotendo la testa. "Non essere così scontroso. Non c'è nulla di male a non rispecchiare la tua fama."
"Non sono come te. Non provo nuove...creature. Sono un demone, e rispecchio esattamente la mia natura" sibilo, irritato dalle sue parole. La calma serafica di Elijah mi infastidisce ancora di più.
Un lento, mezzo sorriso gli solleva un angolo della bocca.
"Come vuoi" mormora, poi scompare.
Mi accovaccio su una roccia con un sospiro sfinito, mentre rivolgo l'attenzione all'ingresso della scuola. Mi concentro, isolando i rumori ed il mondo attorno a me, abbandonandomi ai sensi. Si trova nella quarta aula al terzo piano, corridoio di sinistra. Le finestre della sua classe si affacciano proprio nell'area in cui mi trovo. L'insegnante sta blaterando qualcosa relativa all'importanza delle regole. Oso concedermi il lusso ed il piacere di entrare nelle emozioni di Mia. È annoiata. Sono certo che abbia sentito discorsi del genere per tutta la vita, seppur diciotto anni sono una giovane età anche per un essere umano.
Qualcosa cambia nelle sue emozioni: non è più annoiata, ma preoccupata; avverto una lieve nota di paura ed ho bisogno di tutto il mio autocontrollo per tenere a bada il demone che è in me. Il professore ha fatto il nome di Lucinda. La ragazza che ho ucciso questa notte. Serro i pugni ed ignoro la strana sensazione alla bocca dello stomaco, concentrandomi nuovamente su Mia. La paura adesso è stata superata da un'altra emozione: la tristezza.

Fear the night Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora