Capitolo 6

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Resto appollaiato accanto alla porta d'ingresso, in attesa. Mia tornerà a momenti da scuola per entrare in casa. Sono qui per accertarmi di cosa abbia effettivamente visto ieri notte.
"Cosa stavi guardando alla finestra?"
Alzo lo sguardo al suono di una vocina conosciuta.
Mia si sta avvicinando lentamente, al passo con la sorella minore.
"Quando?" domanda, forzando un sorriso.
"Durante la notte. Mi sono svegliata e ti ho vista in piedi accanto alla finestra. Sembravi...preoccupata, credo. Hai visto qualcosa di brutto?"
"Ma no, Kat" ribatte Mia, inserendo le chiavi di casa nella serratura e facendola scattare. Le seguo in casa.
"Non ho visto nulla. Mi è solo sembrato di scorgere un movimento fra gli alberi, ma era troppo buio."
Sta mentendo. Lo percepisco. Nonostante il suo tono volutamente rassicurante, le sue emozioni sono in subbuglio. Ha visto qualcosa. Sa di aver assistito a qualcosa di terribile. I suoi pensieri si rincorrono tra loro freneticamente e si concentrano sulla ragazzina di quattordici anni. Sta provando a ricordarne il nome, scavando nella memoria.
Si dirige in camera sua, tirando giù una scala mediante una cordicella attaccata alla maniglia di una botola sul soffitto e si siede sul letto accanto alla finestra, guardando fuori da essa. Il sole è alto nel cielo e poche nuvole bianche compaiono oltre le vette delle montagne in lontananza.
"Che cosa ti è accaduto, Josie?" sussurra, spezzando il silenzio della stanza. Mi irrigidisco immediatamente. Perché reagisco in questo modo? Non l'ho uccisa io, ma i miei fratelli. E poi, perché sentirmi colpevole? Dopotutto, è la mia natura e non posso cambiare ciò che sono.
Questa ragazza causa in me delle strane, sconosciute reazioni che mi confondono e tutto questo è maledettamente irritante.
Sbuffo seccato, allontanandomi da Mia e ritrovandomi in mezzo al bosco. Mi dirigo a grandi passi verso una parete rocciosa e vi poso una mano sopra. Lentamente e con un ronzio basso, la roccia inizia a muoversi sotto le mie dita.
"Kyle, bentornato a casa."
I miei occhi scrutano l'oscurità della piccola cavità rocciosa.
"Florian" gli faccio un cenno del capo in segno di saluto. Ciò che lui chiama 'casa' non è altro che una sorta di covo demoniaco. Non avvertiamo il bisogno impellente di appartenere ad un posto fisso, ma spesso ci raduniamo qui, organizzando le nostre cacce.
Il demone sai capelli sul biondo rossiccio mi rivolge un sorriso smagliante.
"Tyson mi ha messo al corrente delle vostre...scorribande."
Dilato le narici, traendo un respiro profondo. Un'azione futile, ma mi aiuta a mantenere la calma.
"Sono alquanto deluso, però. Ti sei lasciato sfuggire quella ragazzina...Josie, vero?"
"Sai che non è il mio genere. Non ero interessato" ribatto.
"Un tempo non ti facevi tutti questi scrupoli."
"Le abitudini cambiano" sibilo, voltandogli le spalle.
"Kyle, stai attento. Non vorrei che perdessi la retta via e non lo vorrebbe neanche Alain."
"Alain adesso non è qui. È per questo che ha lasciato in carica te."
"È vero, devo mantenere un ordine. E tu sei un demone, non te ne dimenticare" dice tranquillamente.
"Come dimenticarsene" mormoro, e le mie parole grondano sarcasmo.
Poi svanisco, lasciando che il mio ringhio basso mi segua.

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