"Oh, guardate chi è venuto da noi: l'eremita!"
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando, mentre un paio di risate si sollevano nell'aria pungente di stanotte.
"Piantala, Derek. Bentornato, fratello" interviene Tyson, con sempre il sorriso sulle labbra.
"Era una battuta. Kyle è quasi ai livelli di Raven ed Elijah in fatto di fraternizzare...giusto, Kyle? Non so cosa ti sia preso, ma prima eri molto più divertente. Lo dico sempre" continua Derek, lanciandomi un'occhiata di traverso a cui io rispondo con una scrollata di spalle.
"Allora, ti unisci a noi per la caccia?"
"Perché no" asserisco, mentre una luce sinistra ed eccitata brilla negli occhi di Derek. La stessa luce che ora deve balenare nel mio sguardo. Sono stanco ed affamato agli estremi, non posso non accettare una simile proposta.
Tyson ghigna con soddisfazione."Bene. Cominciamo, allora."
Non passa molto tempo prima di avvertirne una. È una ragazzina. Sta tornando a casa, i negozi sono già tutti chiusi e lei rabbrividisce guardandosi intorno ed affrettando il passo. Mi accosto ad un cespuglio ai lati della strada e lascio che la mia mano scorra tra le foglie, provocando un fruscio che di sicuro alla ragazzina deve sembrare sinistro. Questo contribuisce ad accrescere le sue ansie ed i suoi timori.
Passi. Lenti, calcolati. Inesorabilmente dietro di lei.
Tyson la sta seguendo con una calma glaciale."Tesoro, scusami. Devo averti spaventata" dice, non appena la ragazzina si volta di scatto.
"Dove stai andando?"
"A casa" la risposta è diffidente.
"Ti sta forse importunando questo idiota?" Derek prende forma accanto a lei, che reprime un grido strozzato.
Mi sto stancando dei loro giochetti. Non potrei aspettare oltre, non affamato come sono ora.
Tyson e Derek devono aver percepito la mia irritazione ed il mio nervosismo, perché la lasciano andare, in un gesto che significa 'tutta tua.'"Scusalo, è fatto così. Torna a casa" mormora Derek alla ragazzina con tono suadente. E lei, senza dire una parola, gira i tacchi ed inizia a camminare, forse più velocemente di prima. È quasi arrivata a casa, lo sento nelle sue emozioni, un misto tra speranza e sollievo che piano piano stanno superando la paura di poco prima. Un lampione illuminato è situato a poca distanza dalla finestra della sua camera da letto. Decido di apparire là. Appoggiato ad esso con un fianco, mi raddrizzo pigramente non appena mi passa davanti.
"Ciao, Sophia."
La dodicenne mi guarda con occhi sbarrati, sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata di trovare uno sconosciuto accanto al lampione vicino casa sua. E per giunta, questo sconosciuto conosce anche il suo nome e sta aspettando lei.
"Chi sei? Ti conosco?" si sforza di tenere ferma la voce.
"No, credo proprio di no" rispondo con indifferenza.
"Ah, questa luce è fastidiosa" esclamo senza una particolare enfasi, ed immediatamente la lampadina si fulmina, permettendo al buio di calare sulla stradina.
Sophia è preda del terrore, adesso. Indietreggia a piccoli passi, ma cerca di avvicinarsi alla porta di casa."Fai bene ad avere paura, Sophia. Mi chiamo Kyle, e sono il più terribile della mia specie, se così può essere definita. Ho una fame così...viva e violenta, e non faccio belle cose quando sono affamato" inizio. Non ho idea del perché io non la stia massacrando subito, invece di esordire con uno stupido monologo, ma non ho potuto farne a meno.
"Sei lo stesso che ha ucciso mia sorella?"
La sua domanda mi sorprende, così ferma e decisa.
"Probabilmente. Chi era tua sorella?"
"Si chiamava Josie" sussurra soltanto, come se si aspettasse da me una reazione consapevole, colpevole addirittura, o forse dispiaciuta, ma resto impassibile mentre le sue parole lievi si disperdono nel vento.
"Non ho ucciso io tua sorella" dico dopo un po', fissando la punta delle mie scarpe.
"Non ucciderei neanche te, ma sono disperatamente affamato" spiego, pentendomene all'istante.
Perché diavolo mi sento di dare spiegazioni a questa ragazzina e perdere così tempo prezioso?
Sophia mette una mano sulla maniglia della porta di casa sua, e di colpo vengo investito da uno strano senso di angoscia mai provato prima, mentre i ricordi della notte in cui Josie è morta mi invadono la mente, annebbiandola."Questa è casa tua?" la mia voce tentenna per la prima volta dopo secoli.
Sophia annuisce, circospetta. È stranamente calma, nonostante io le abbia fatto intendere chiaramente di volerla uccidere.
Deglutisco, avendo in mente un solo pensiero: se Mia si affacciasse alla finestra, scoprirà tutto. Sono troppo stremato per poter utilizzare su di lei qualche trucchetto telepatico.
La mia parte razionale viene però messa immediatamente a tacere dalla fame cieca e distruttiva che mi brucia dall'interno, lacerandomi."Entra in casa, svelta" ordino.
Sophia mi guarda smarrita.
"Muoviti!" ringhio, e lei corre dentro, sbattendosi la porta alle spalle. Serro i pugni, rendendomi conto solo ora del motivo per cui io l'abbia lasciata andare: non è lei la preda che bramo.
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Fear the night
Paranormal[Prequel di "after the midnight"] "Cosa sono?" "Un sadico." "Uno psicopatico." "Un maniaco." "Un pazzo." "Un demone."