Capitolo 4

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Il velo di tristezza nei pensieri di Mia mi perseguita per tutta la giornata. Non sono rimasto per vederla uscire di scuola e seguirla a casa. Non potevo guardarla in faccia conoscendo le sue emozioni più profonde e sapendo di esserne il responsabile. Allo stesso tempo, però, sembro essere diventato totalmente incapace di compiere una scelta razionalmente. Così me ne sto in piedi in un angolo della strada, appoggiato contro il muro di mattoni di un'abitazione ad osservare la processione silenziosa degli abitanti di Mountainhill. Sono diretti verso il cimitero, posto su una collina fuori dal paese. Due uomini vestiti di nero trasportano la bara con dentro il corpo di Lucinda. È stata una delle poche ragazze il cui corpo è stato ritrovato. La sua famiglia può ritenersi fortunata.
E poi eccola là. Avvolta in un impermeabile nero un po' troppo grande per il suo esile corpo. Mia cammina insieme alla sorella e ad una donna dai capelli scuri che tiene in braccio una bambina piccola.
"Povera ragazza...l'anno prossimo avrebbe lasciato questo posto per frequentare il college ed iniziare una nuova vita. La madre ha detto che avevano già dei progetti. È davvero distrutta" sussurra la donna con la bambina in braccio.
Giunti al cimitero, la bara viene lentamente calata nella tomba e ricoperta di terra. Dopo aver recitato qualche preghiera, il capannello di persone inizia a disperdersi ed ognuno torna alle proprie attività, come se non fosse accaduto nulla. Ormai la gente qui è abituata alla morte.
Seguo Mia fino alla porta di una casa all'inizio del paese. La tiene aperta davanti a me, ed io non posso fare a meno di entrare.
"Ripenso ancora alla madre di Lucinda. Se dovesse accadere una cosa simile a me..." la voce della donna si spezza improvvisamente, mentre le sfugge un singhiozzo. Scuote la testa e si dirige verso la credenza. È una piccola casa, ed appena entrati vi è la cucina.
"Non pensarci nemmeno, mamma" dice Mia. Sembra alterata. La donna annuisce ed il suo sorriso somiglia a quello delle figlie, seppur tirato.
"Potresti portare Lia nella mia stanza? Ha bisogno di dormire."
Mia fa un cenno d'assenso, poi prende la bambina dalle braccia della madre. La seguo lungo un piccolo disimpegno che conduce ad un bagno e ad una stanza.
Entra in quest'ultima, arredata con un armadio di medie dimensioni ed un letto matrimoniale antico. Accanto ad esso c'è una culla e Mia la raggiunge per adagiarvi la sorellina, già mezzo addormentata.
"Dormi, piccola" bisbiglia Mia con un sorriso, poi si volta verso di me per uscire dalla stanza. Mi scosto dalla soglia della porta per lasciarla passare, nonostante non ne abbia bisogno: può attraversarmi come se fossi un fantasma e nessuno dei due risentirebbe le conseguenze del gesto.
La seguo con lo sguardo, poi decido di sparire, lasciando la casa. Il sole sta tramontando e la notte sta per iniziare.

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