Capitolo 13

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Non compio alcuno sforzo nel seguire Mia, che al contrario appare sempre più stanca di correre tra gli alberi uguali del bosco.
"Katherine! Dove sei?" urla per l'ennesima volta inutilmente. Ancora non capisce che tutto questo è frutto della sua immaginazione.
"Mia." Mi avvicino a lei, di spalle, comparendo dal nulla.
Si volta con una disperazione tale da farmi indietreggiare di un passo. Le sue emozioni adesso sono così forti che sembra io abbia appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso. Tutto questo, però, non fa che aumentare in me la fame, la sete.
"È opera tua, non è vero?" chiede, sembra sforzarsi per mantenere la calma, "sei stato tu con uno dei tuoi sporchi trucchetti."
Sollevo un angolo della bocca in un mezzo sorriso, compiaciuto.
"Dici di conoscere me e la mia specie così bene e poi cadi in una trappola talmente banale?" la derido.
"Stai zitto!" esclama ed inizia a correre dalla parte opposta.
Magari pensa di riuscire a tornare a casa senza che le accada nulla di male, ma anche qui si sbaglia completamente.
Decido di concederle qualche minuto di vantaggio, giusto per incrementare ulteriormente il divertimento, poi inizio a seguire i suoi passi incerti e stanchi, fino alla strada principale ai cui lati si apre il bosco.
Devo ammettere che la ragazzina è abbastanza in gamba da essere riuscita ad allontanarsi dal fitto degli alberi e che io l'ho sottovalutata troppo.

- È la fine, Mia - annuncio con una punta di soddisfazione nella mia voce. Mi avvicino alla strada con passi lenti e calcolati, mi godo la vista del suo vano tentativo di fuggire ancora: esausta com'è, infatti crolla a terra in un grido disperato. Sa di non avere scampo.
- Lasciami! - urla, ma mi materializzo dal buio su di lei, bloccandola a terra.
- È veramente un peccato. La tua bellezza andrà sprecata, e tutto per la tua sciocca curiosità.
Le sfioro la guancia con un dito.
- Non toccarmi! - mi sputa in pieno viso. Chiudo gli occhi, ispirando a fondo, poi distendo le labbra in un ghigno e sospiro teatralmente.
- Sarai uno spreco per gli uomini, ma per me non di certo, dolcezza.

- Non chiamarmi così! - ringhia in risposta.
- Allora ti chiamerò con il tuo nome, Mia.

Solo ora mi rendo conto che è ferita ad una gamba per via di un solco profondo. Sorrido, già pregustandomi la sua morte, la sua fine. La sua carne tenera sotto le mie dita forti, il sangue scuro e denso sulla mia pelle chiara. Un brivido di eccitazione mi percorre da capo a piedi, le pupille si dilatano ed il volume delle voci nella mia testa aumenta. Dolci, tutte suggeriscono la stessa cosa: stanotte la ragazza morirà per mano mia.

- Vuoi uccidermi, non è vero? 

La sua voce trema nonostante tenti di nasconderlo. Un lento sorriso mi schiude le labbra.

- Se la metti così, togli gran parte del divertimento.

- Hai usato Katherine per arrivare a me e sono caduta nella tua trappola. Farai del male anche a lei? - incalza. La sua rabbia è un fiume in piena che mi investe ed io sono costretto a fare un passo indietro. 

- Chi può dirlo. Ti consiglio solo di pregare che le tue sorelle non abbiano la tua stessa sorte.

- Allora avanti, uccidimi! - urla, allargando le braccia in segno di resa.

Non sento più paura nelle sue parole. Non teme per lei, ma per l'incolumità delle sorelle.

- Perché non hai paura? Perché non provi terrore, sgomento, disperazione nel guardarmi? - grido, e la mia eco rimbomba tra gli alberi.

Ho richiamato l'attenzione su di me. I miei fratelli saranno qui a breve, ma è un affare tra me e lei, il mio affare. Mi avvicino di scatto e la afferro per le spalle, ma qualcosa di freddo mi penetra la carne prima che possa rendermene conto. Abbasso lo sguardo lentamente e noto che Mia sta stringendo l'elsa del pugnale conficcato nel mio stomaco. Le mie emozioni sono un misto tra stupore e furia, le sue odio cieco e...eccola là, in un piccolo bagliore, la paura. Si sta rendendo conto che la sua mossa non è stata poi così intelligente dal momento che il pugnale non sta avendo l'effetto desiderato. Io sono ancora qui, davanti a lei e non mi sono trasformato in un mucchio di cenere né sono esploso in mille bagliori luminosi. 

- Credevi davvero che bastasse così poco per eliminare un demone? - ridacchio. La ferita si sta rimarginando rapidamente. 

Mia guarda la sua mano, ancora stretta attorno al pugnale, guarda me. Ha gli occhi sgranati. E poi, come se la scena accadesse al rallentatore, si volta ed inizia a correre.

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