Stepsisters

|02. I am lesbian|

Pov Alex
22:00pm

Ero stanchissima, tutto ciò di cui avevo bisogno era solo di tuffarmi sotto a delle caldi e tenere coperte.
Ma sapevo per forza di cose di dover sottostare alle regole della mia "nuova famiglia".
Ci ritrovammo tutti a tavola in un silenzio quasi tombale, fin quando Bill non lo interruppe definitivamente per dare il via alla preghiera giornaliera, neanche fossimo in una chiesa.

-"Tesoro reciti tu la preghiera stasera?" disse con aria serena a sua figlia, che sembrava abituata a ricevere tale compito.

Unirono le mani, feci lo stesso con poca convinzione sotto lo sguardo sempre attento di mia madre.
Era ridicolo, neanche ci credo a Dio eppure devo osannarlo insieme a questa banda di matti.

-"Dio ti ringraziamo per questo cibo che ci hai donato e sopratutto ti ringraziamo per aver unito queste due famiglie, facendola diventare una nuova grande famiglia" a quelle parole tanto assurde non poté far altro che ridere sotto i baffi, erano tutti così fin troppo seri.

-"Alex!" esordì mia madre, infastidita dal suono della mia risata che man mano si faceva sempre più forte.

-"No, ma secondo voi, se esiste un Dio perde tempo ad ascoltare voi?" dissi ancor più ironica, ho avuto sempre il brutto vizio di dire ciò che penso senza trattenermi troppo.

-"Mi scuso, non sa ciò che dice! Basta Alex!" mia madre mi redarguì nuovamente sia con lo sguardo che a parole.

-"No ha ragione è una giusta osservazione, ma ringraziarlo per tutto ciò che ci dona è pur sempre il minimo, Alex spero che un giorno incontrerai Dio per riuscire ad apprezzare meglio!" esclamò Bill comprensivo, era chiaro che volesse conquistare la mia fiducia con le sue parole, ma non aveva ancora capito che basta molto di più di belle parole per impressionarmi.

-"Beh magari che ne possiamo sapere nel frattempo è con una bella donna, quindi non ha tempo per incontrarmi!" Continuai ridendo di gusto.

-"Dio santo! La smetti?" Stavolta mia madre era davvero incazzata.

-"Ehm, mangiamo?" esordì la sua figlia perfettina come per togliere le castagne dal fuoco.
Quella sua faccia da oca già mi stava abbondantemente sulle pall*.
Lei sembrava essere la classica barbie senza cervello, sempre attenta al trucco e parrucco, persa nel suo mondo di favola fatto di sole apparenze, con vestiti firmati, amiche oche e sguardo da bambina viziata.
La sua unica ambizione era sicuramente quella di essere la reginetta del ballo insieme al cretino del suo fidanzato che poi in futuro avrebbe sposato, diventando una coppia apparentemente invidiabile, ma allo stesso tempo infelice da cornificarsi a vicenda.
Quasi potevo vedere la sua vita, neanche la conoscevo e già era un libro aperto per me.
Più che una persona era un prototipo di persona, era tutto cio che gli altri volevano che lei fosse, ostentava questa perfezione che in realtà non esiste in nessun essere umano sulla terra.
Non la sopportavo, disprezzavo tutto ciò che poteva essere il suo mondo così inutile, nella mia vita tendevo sempre ad evitare ragazze come lei, ma purtroppo stavolta non potevo, mi sentivo sempre più imprigionata in quella casa e non potevo fare nulla per liberarmi.

Finalmente quella serata era giunta quasi al termine, e appena ne ebbi l'opportunità mi isolai dagli altri per avere un momento tutto mio, da sola con me stessa, mi serviva per ritrovare pace e serenità, così iniziai a gironzolare per casa in esplorazione totale.
Era una casa mediamente grande anche se non troppo, il suo stile a tratti era esagerato, ma questo lo si notava molto sopratutto in una stanza in particolare, doveva essere la stanza della barbie, aveva le pareti completamente rosa, addirittura il mobilio era di varie tonalità di rosa, era tutto troppo rosa.
Mi incantai disgustata in quella stanza così assurda, dai colori così forti, quella predominanza di rosa, sembrava la cameretta di una bambina di due anni, tutto così pacchiano.