|11. Celeste nostalgia|

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Alex pov.

-"Mi fai schifo!!"Affermai con così tanta rabbia, che poté sentire il sangue ribollirmi nelle vene.

Era con lui, sul suo letto e ci stava facendo l'amore davanti a me e ai miei occhi martoriati di dolore, ero così stanca di ricevere continue bastonate sul mio volto illividito di tristezza, mi sentivo umiliata, una perdente senza alcuna speranza di poter essere ricambiata dalla persone che amavo.
Quando sentii il suo sguardo penetrare il mio, mi trovai combattuta, i suoi occhi erano come lame taglienti che mi trapassavano il cuore senza alcuna protezione.
Lei riuscii a scavare dentro di me con una tale facilità da disarmarmi completamente e io dinanzi a lei non poté far altro che sentirmi piccola, anzi meglio dire davanti a loro, perché le risa di quel bastardo di Larry fecero da sottofondo a quel momento così intriso di odio e gelosia, di delusione e tristezza, di tormento e illusione.
Era incredibile quella ragazza in solo secondo ebbe il potere di distruggermi, riuscendo a spazzare via quel poco equilibrio che mi restava, infatti, l'instabilità prese il sopravvento dentro quel involucro inutile che era diventato il mio corpo.
Me ne stetti lì ferma alla porta della sua camera aspettando una parola, un cenno, un contatto da parte sua, ma invece niente, non fece un solo passo verso di me, se ne restò sul letto immobile accanto a lui, priva di emozioni e di valori umani.
Era come se non gliene importasse nulla dei miei fragili sentimenti, e io allora capì che per noi non esisteva un domani, perché lei non era mia, non l'ho era mai stata e ne voleva esserlo.

-"Pensavi che lei fosse dell'altra sponda? Illusa, alla tua sorellina piace altro!" Larry interruppe quel silenzio che durava ormai da minuti interminabili quanto ore. Lui mi attaccò con la sua ironia tagliente, ma io non sentii più nulla ormai, perché tanto più in basso di così non potei cadere.
Mi sentivo affogare in un mare calmo pieno di squali affamati, senza nessuno che lanciasse una cima e mi venisse a salvare, perché in realtà non avevo più nessuno.

Abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi per ritrovare il controllo perduto, per trovare un po' di forza anche solo per poter dire una parola, ma la delusione era così forte che non ebbi neanche l'energia per controbattere.
In quel preciso istante decisi di non rivedere mai più la mia sorellastra, volevo solo andarmene via per sempre da quella casa, da quella famiglia e forse anche da quella città.
Perché lei mi trattava come l'Africa prendeva il meglio di me e puntualmente andava via, mi trattava come se il mio amore non valesse niente, come se io stessa non valessi niente.
Radunai i miei effetti personali in un vecchio zaino e con la velocità di un lampo andai via da quella stanza, senza che nessuno fermasse il mio folle cammino verso l'ignoto.
Passeggiai per lunghi tratti in quelle strade desolate che sembravano tutte uguali, i miei piedi erano doloranti dai tanti chilometri percorsi in quella notte di delusione, la schiena era a pezzi a causa del peso che stavo trasportando, ero distrutta, ma il male fisico non poteva mai essere comparato a quello che stavo subendo internamente.
Camminando a fatica mi ritrovai sul lungomare di Boston, che era un tripudio di ricchezza e immensità, i tanti grattacieli costeggiavano il mare pieno di riflessi e giochi di colore.
Nonostante ci vivessi da più di un mese in quella città, nella zona non c'ero mai stata, era un luogo davvero incantevole, con un atmosfera magica, tanto che i miei occhi rimasero incantati da cotanta bellezza.
Mi accoccolai su delle vecchie panchine difronte al mare e decisi di godermi quello spettacolo scenografico sedendomi comoda su una di esse.
Ispirata dalle forti emozioni che stavo provando, presi il quaderno dallo zaino e iniziai a disegnare spasmodicamente ciò che avevo nella testa e nel cuore, Lei, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra, la sagoma del suo naso, la memoria mi suggerì ogni lineamento, ogni sua piccola imperfezione che ai miei occhi la rendevano ancora più bella, era poesia.
Sentii il rumore delle onde così vicine, quell'odore salato del mare che era inconfondibile, chiusi gli occhi per un istante, perché ebbi l'esigenza disperata di veder riaffiorare i ricordi, mi sentii come quando hai voglia di rivedere un vecchio film che ti rimane nel cuore e non riesci a dimenticare ma purtroppo ne conosci già il triste finale.
Era la pellicola più bella di tutte quella che si stava tenendo nel cinema della mia mente, la nostra storia d'amore.
Il nostro primo inaspettato e meraviglioso bacio, la nostra inconsapevolezza di piacerci fin dal primo momento che ci siamo incontrate, la prima volta che abbiamo parlato davvero e abbiamo capito che i nostri mondi tanto lontani e diversi insieme potevano diventare un solo stupendo cammino verso la felicità, la prima volta che l'ho stretta a me ed ho sentito il suo cuore battere all'impazzata su quella spiaggia e mi ricordo di aver desiderato di non voler lasciarla andare via mai.
Ma ciò che era impresso di quella notte, era l'immenso desiderio della
sua presenza nella mia inutile vita, speravo che non se ne sarebbe andata come avevano fatto tutti gli altri prima di lei, ma si sa i desideri non si realizzano mai, almeno per me.
Aprii gli occhi di soprassalto, per non soccombere alla nostalgia, per ricordarmi per l'ennesima volta quanto fosse stata stronza la vita nei miei confronti, mettendo alla prova la mia resistenza al dolore, facendomi capire a suon di delusioni che nessuno mi avrebbe mai amata, perché forse neanche meritavo di essere amata.
Per non restare inchiodata ai ricordi che mi mostrava la mia mente bastarda, mi misi a fissare i passanti, la mia attenzione si spostò subito su una coppia di ragazzi innamorati, si fermarono a fissare il mare proprio davanti a me mano nella mano, i loro sguardi pieni d'intesa, le loro labbra assetate di baci ed io ero sola su quella fredda panchina di metallo che quasi assomigliava alla consistenza del mio cuore, eppure su quella panchina c'avrei costruito un castello incantato se solo ci fosse stata Piper al mio fianco.
Ma la nostra era una storia impossibile, l'avevo capito sin dall'inizio, quando la mia testa non faceva altro che mi ripetermi non ti innamorare del suo sorriso, perché potresti farti molto male.
Nei passanti quella notte cercai il suo sguardo, cercai qualcosa che l'assomigliasse, ma nessuno era come lei, nessuno aveva la sua magia, nessuno sapeva essere unica, speciale, immensa quanto lei.

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