20. Prima tappa

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Cerco di accendere la videocamera.

«Porco cazzo, sto registrando» dico sorpresa di me stessa.

Giro la videocamera in modo da inquadrare la mia faccia e dico «Sono le tre e mezza di sabato quattordici ottobre. Oggi, le vite di sette ragazzi cambieranno drasticamente.
Fra trenta fottutissimi minuti scapperemo da qui! Per non fare mai più ritorno! Non sto più nella pelle!» qualcuno bussa delicatamente alla porta e poco dopo vedo un piccolo Billy che chiede «Posso entrare?»

Cerco di inquadrare il suo visino «Certo! Chiudi la porta.
Lui è Billy» lo presento alla videocamera e lui saluta con la sua piccola mano, poi chiede «Dove l'hai presa?»

«L'ho avuta in omaggio ieri quando ho comprato il telefono nuovo» mostro alla videocamera il mio nuovissimo cellulare nero.

«La registrazione si interromperà fra Tre... Due...» Billy saluta con la mano mentre faccio il conto alla rovescia «Uno!» schiaccio il pulsantino e salvo il primo video.

«Ti piace?» chiedo a Billy.

«Si»

«Allora? Cosa eri venuto a dirmi?» chiedo con entusiasmo.

«I ragazzi che facevano i bulli con me, dopo la lezione di ieri, non si faranno vedere mai più» ridacchia «Volevo ringraziarti» dice avvicinandosi e facendo uscire un foglio piegato dalla sua tasca.

Ieri sono rimasta a giocare con lui in giardino e non appena io sono entrata per andare un attimo in bagno, due ragazzini di undici anni (all'incirca) si sono avvicinati a Billy e gli hanno detto «Domani se non vuoi tornare a casa con un occhio nero, ti conviene portarci la tua merenda». Lo hanno minacciato, perciò io che ho sentito tutto da dietro la porta sono scesa di corsa e gli ho urlato mentre scappavano via «E a voi, se non volete vedervela con me e la mia mazza da baseball, conviene che non vi facciate trovare nei paraggi!» così sono corsi via a gambe levate.

Che ignoranti: prendersela con i più piccoli!

«Mi fa piacere che non siano più venuti» gli dico mentre lui mi porge il foglio.

Lo apro. C'è disegnato il cielo e le nuvole come sfondo e in mezzo c'è un aereo. Dai finestrini si scorgono un ragazzo e una ragazza che lo pilotano felici.

«Siamo io e te» dice dondolando avanti e indietro.

«Wow, grazie» gli dico sorridente.

«Non voglio che parti» mi rivela.

«Cosa? Chi te l'ha detto?» chiedo in preda all'ansia.

«Ti ho sentita prima e anche qualche giorno fa, mentre parlavi al telefono»

Abbasso lo sguardo «Si, è vero, ma non lo dire a nessuno. Magari un giorno, quando sarai abbastanza grande, ci rincontreremo»

«Va bene, prometto che non lo dirò a nessuno» dice con un filo di voce.

«Adesso abbracciami» gli dico spalancando le braccia.

Corre da me e mi abbraccia.

Sento una fitta al cuore, mi stavo affezionando a lui.

To risk  » Christopher McCroryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora