CAPITOLO 31: L'ASSO NELLA MANICA

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-Basta così!- tuonò Blukroma. I suoi soldati medusa sussultarono, si voltarono verso di lei ... ed iniziarono a disperarsi.
Blukroma tese un braccio verso di loro e chiuse ad artiglio la mano dalle lunghe unghia smaltate.
Il suo esercito di prosciugò, letteralmente. Ogni umanoide azzurrognolo o grigiastro si svuotò completamente e di lui rimase solo la sottile pellicola che fungeva da pelle. Accartocciati a terra, i resti sembravano sacchetti di plastica.
Tutta l' energia era stata assorbita dalla loro comandante, che bloccò due attacchi consecutivi di Heban e l'Uomo Nero e, senza difficoltà, li scaraventò indietro da dove erano venuti. Cremly, liberato poco prima proprio da loro, accorse in loro soccorso. Jenny ammise di aver sottovalutato Blukroma.
La donna commentò -Speravo di non dover ricorrere a questo. Avevo impiegato mesi per trovare tutti quei soldati. Oh beh-.
Solo la medusa gigante grazie alla quale rimaneva sospesa in aria e la piccola fluttuante che le aveva fatto da messaggera si erano salvate, ma per una valida ragione. Infatti, quando la piccolina le si avvicinò, le consegnò qualcosa: un secondo Segreto.
-Grifon, caro, potresti gentilmente ordinare ai tuoi cavalieri di farsi da parte?-
L'ordine rimase sospeso nell'aria ma Grifon non si mosse. Una gocciolina di sudore gli colò dalla fronte.
-Ora- insistette Blukroma con tono duro.
Grifon non riuscì a contrastare il Segreto che pesava sulla sua volontà e fece come gli era stato detto.
-Aspetta, tu controlli Grifon?- domandò sconcertato René, nascosto dietro ad Ettore.
Lei squittì -Proprio così, anche se non da molto. È stato difficile tagliare la cordicella in due senza che se ne accorgesse. Ora che ho fatto fare il grosso del lavoro a lui, posso approfittarne per tenere la Fenice tutta per me-. E detto questo, tese entrambe le braccia di fronte a sé. Così facendo, scavò una spaccatura in mezzo al tetto del Quartiere Generale e disintegrò chiunque si trovasse sulla sua traiettoria. L'attacco giunse in un battibaleno da Jenny, che però si limitò ad aprire una mano per bloccarlo. Doveva stare attenta a non aprire quella stretta a pugno, altrimenti nulla avrebbe impedito alla Fenice di liberare tutto il suo potere.
Liberare tutto il suo potere...
Ma certo! Jenny si stupì di non averci pensato prima. Avrebbe fatto la stessa cosa che Cremly aveva fatto anni prima, durante l'ultima delle Battaglie del Cielo, avrebbe utilizzato il suo asso nella manica. La ragazza però non poteva sapere cosa il professore aveva dovuto sacrificare.
Blukroma sollevò la mano che stringeva la cordicella che controllava il Townda, il quale era concentrato a fissare incuriosito il cratere che Sarah gli aveva creato nel petto, e gli ordinò di scacciare i Roof Jumper e i loro alleati, che la stavano infastidendo. L'Uomo Nero non poteva in alcun modo sciogliere il legame del Segreto che legava il Townda o Grifon alla donna perché era troppo potente e lui troppo debole. Si limitò quindi a proteggere René e i suoi bambini, mentre Ettore accorreva in aiuto dell'oca gigante, ora nel mirino della creatura. I Roof Jumper si risvegliarono dalla sorpresa e provarono a reagire. Eliminarono uno alla volta i cavalieri di Grifon, che senza un comandante non sapevano come difendersi.
Blukroma invece non prestò attenzione agli attacchi di Venius, Cremly, Trond e i fratello Evert. La sua aura era talmente forte da tenerli lontani da sola. La donna puntò i suoi occhi cobalto in quelli di Jenny e, mentre filamenti azzurrognoli si intrecciavano dietro di lei creando psichedelici mandala, sferrò il suo attacco.
A quel punto, Jenny aprì la mano che teneva stretta a pugno. Il tatuaggio si illuminò mentre faceva da ponte per permettere alla Fenice di uscire dalla Portatrice e catapultarsi nel mondo reale.
"H", l'iniziale del luogo nella quale la Fenice era rimasta fino a quel momento: heart, il cuore.

La Fenice sprigionava calore e luce sufficienti per sciogliere chiunque si fosse trovato sulla sua strada. Era quasi impossibile guardarla, si rimaneva abbagliati. La creatura spalancò le fauci ed emise un verso stridulo che fece tremare la città e aprì parecchie crepe anche sul Townda, poi si levò in volo.
Trapassò il gigantesco mostro da parte a parte, allargando il cratere che già questi aveva nel petto. Il Townda iniziò a cadere.
Senza voltarsi, la Fenice aprì alle sue spalle e sopra i tetti delle case un gigantesco portale che trasportò il Townda in mezzo all'oceano, dove si addormentò, tornando isola.
La Fenice, che non poteva resistere a lungo nel mondo materiale senza un Portatore, stava già iniziando a consumarsi. Assottigliò gli occhi e si fiondò contro l'incantesimo di Blukroma, infrangendo i mandala.
La donna, terrorizzata, si voltò e fece per comandare alla medusa gigante che le permetteva di fluttuare a distanza dal Quartiere Generale di allontanarsi da lì, ma non fece in tempo: la Fenice la divorò tutta intera. Passò poi a fianco a Grifon, paralizzato dal terrore di morire, ma non riuscì a sbarazzarsi anche di lui perché il tempo stava per scadere. Lanciò uno sguardo a Venius, lo salutò chinando appena il capo e poi si dissolse nell'aria. Da qualche parte, nel mondo, era appena nato un nuovo Portatore.
Ma non furono di gioia le grida che seguirono la sconfitta del nemico, perché il cuore di Jenny aveva smesso di battere nell'istante in cui la Fenice l'aveva abbandonato.

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