CAPITOLO 23: PASTICCIO!

49 5 1
                                    

Per fortuna Moiry non notò Jenny durante la sua corsa, era troppo impegnato a dare in escandescenze, letteralmente. Lei raggiunse l'Uomo Nero in pochi secondi, non era molto distante, ma si fermò a qualche metro da lui con una sensazione sgradevole che iniziava ad attanagliarle lo stomaco. Si disse che in quel momento non c'era motivo di avere paura del Babau e cercò di far prevalere la ragione sull'istinto di scappare; ma si sa, la paura è spesso irrazionale e non è controllabile da pensieri logici. Quindi Jenny non smise di provarne, ma si fece comunque coraggio e, grazie alla sua determinazione (testardaggine, secondo i genitori), la accettò tra le sue emozioni. Così riuscì ad avanzare fino a trovasi a pochi centimetri dall'Uomo Nero.
Jenny osservò che era scosso da lievi tremiti e tentò di scacciare il pensiero che ciò potesse significare qualcosa di pericoloso. Si chinò a scatti, i denti stretti, e cinse le spalle del Babau per provare a tirarlo su. Riuscì ad alzarlo di pochi centimetri ma ancora lui non si risvegliava, la testa ciondolante.
Come avrebbe fatto una ragazzina poco sportiva come Jenny a sollevare un uomo adulto di due metri?
In effetti, prima di partire al soccorso, lei non si era chiesta come avrebbe fatto a trasportarlo, principalmente perché non immaginava di arrivare fino a quel punto.
Riadagiò l'Uomo Nero a terra, lo prese per le braccia ed iniziò a trascinarlo. Il mantello nero aiutava a far scivolare il corpo sul marmo, facilitando le cose a Jenny. Il problema arrivò quando il marmo finì, trasformato in un fiume di magma per colpa di Moiry. Ormai dell'Erede di Grifon si distinguevano solo le ali, che spuntavano appena dalla sfera di fuoco dalla quale era avvolto, i vaghi contorni del corpo e le pupille verticali. Jenny incrociò il suo sguardo e rabbrividì, perché proprio in quell'istante percepì che di lì a poco, tutta l'energia concentrata da Moiry sarebbe sfuggita al suo controllo. Il fuoco era alimentato dall'ira che lui stava provando perché, come succede sempre con la rabbia, quando se ne prova troppa, finisce per disperdersi, colpendo anche chi non dovrebbe.
Jenny si inginocchiò e strinse il mantello dell'Uomo Nero per la paura; era colpa sua se sarebbero morti entrambi. In quel momento il Babau riaprì gli occhi, lo sguardo leggermente velato e confuso, la voce rauca -I miei incubi. Dove sono i miei incubi?-. -Non so perché ti importino tanto, ma tra pochi istanti non... Non potremo più preoccuparci di niente; mai- balbettò Jenny, terrorizzata all'idea di morire.
L'Uomo Nero si tirò su a sedere, troppo spaesato per prestare attenzione a Moiry
-Tu non capisci, io devo trovarli! Gli incubi sono ... i miei tre bambini-.
Jenny sbarrò gli occhi per la sorpresa. Cos'aveva fatto!? Con il suo gesto impulsivo, aveva condannato a morte un padre i cui figli erano da qualche parte in pericolo. Chi altri sarebbe andato a salvarli? Non poteva permettere che un'intera famiglia, per quanto bizzarra, venisse distrutta per colpa sua. Il peso sul cuore l'avrebbe seguita fin nell'oltretomba, in qualche modo. Jenny chiuse gli occhi e si concentrò, e in quel momento più cose accaddero contemporaneamente. Moiry cacciò un urlo animalesco, primordiale, straziante, e tutta l'energia che aveva accumulato in quegli interminabili minuti si liberò. Essa fuse e incenerì tutto quello che trovava sul suo percorso e lo stesso avrebbe fatto al Babau e Jenny, se non fosse che lei, grazie ad un'intensa concentrazione e un piccolo aiuto da parte della Fenice, aveva appena scoperto una sua nuova capacità.
Nell'istante in cui l'onda di energia si liberò, Jenny sparì, portando con sé l'Uomo Nero.

Per qualche secondo, non capì nemmeno lei dove fosse finita. Avrebbe potuto dire di essere in uno Squarcio o in uno dei suoi portali, ma Tristan le aveva chiaramente detto che non c'erano flussi di energia che collegassero la Torre di Grifon con qualsiasi altro luogo.
Eppure lei sentiva di essere in uno di essi.
Era lì e galleggiava nell'energia, senza sapere da che parte andare. La luce di "ovunquesitrovasseJenny" si rifletteva come in uno specchio negli occhi scuri dell'Uomo Nero, attenuando notevolmente la sua espressione da psicopatico serial killer con i sensi di colpa.
-Siamo in un limbo?- domandò lui guardandosi intorno. -Intendi se siamo morti? Beh, può darsi-. -No, non significa ... - l'Uomo Nero lasciò la frase in sospeso e drizzò le spalle -Hai sentito anche tu?-. Jenny scosse la testa, non aveva sentito assolutamente niente. Solo in quell'istante si rese conto che le orecchie del Babau erano diverse dalle sue; più appuntite agli estremi, simili a quelle di un elfo. Forse sentivano anche meglio.
Ma proprio mentre si poneva questo interrogativo, Jenny udì ciò a cui si riferiva l'Uomo Nero: una voce incredibilmente stridula, ma conosciuta, che diceva "Ragazza umana! Dove è ragazza umana?".
Jenny riconobbe René e, afferrato l'Uomo Nero per un polso, si slanciò nella direzione dalla quale proveniva la voce.
Le sembrò di fare un paio di capriole nella luce che faceva da pareti alla specie di tunnel luminoso nel quale si trovava, prima di capitombolare nella realtà. Quando il terreno smise di ondeggiarle davanti ai suoi occhi, si rese conto di più cose:
la prima, che non era effettivamente morta;
la seconda, che una rana isterica la stava assaltando. -COSA SALTATO IN TESTA A RAGAZZA UMANA!? PASTICCIO, PASTICCIO, PASTICCIO!-.
-Calma René! È tutto a posto ora- balbettò Jenny, presa alla sprovvista.
In quell'istante però, un'enorme esplosione mandò in frantumi tutto il piano terra della Torre dalla quale erano appena usciti, liberando lingue di fuoco che mandarono in pezzi le finestre.
Tristan, allo scoppio, si risvegliò con un sussulto ed Heban perse la presa su di lui, lasciandolo ricadere a terra. -Ahi- mugugnò il ragazzo dalle mille cicatrici.
-Ma Moiry è ... Insomma è...?- iniziò a chiedere Jenny.
-Esploso? Morto? Può darsi, capita quando ci si arrabbia troppo; però non possiamo saperlo per certo- le rispose il professor Cremly.
Il gruppetto si soffermò a osservare le fiamme che avvinghiavano la base del nemico. Presto sarebbe sopraggiunto qualcuno e a quel punto avrebbero dovuto andarsene.
L'Uomo Nero si alzò in piedi con il suo solito atteggiamento pacato e tutti, che fino a quel momento erano stati troppo distratti per provare paura, si allontanarono di qualche passo. Tutti tranne Jenny, che aveva imparato ad affrontarla. Il Babau schiuse le labbra, come se stesse per dare una risposta che avrebbe chiarito ogni dubbio, ma le cose non andarono così: mollò uno schiaffo dritto sulla nuca di Jenny ed esclamò controllando a fatica il tremito nella voce -Come diavolo ti è venuto in mente di attaccare me!?-.
Jenny fece per giustificarsi, quando il professor Cremly annunciò -A dopo i litigi e le spiegazioni, ora ci conviene andare-.
-Al Quartier Generale! Vero?- strillò René come Batman avrebbe potuto dire "alla bat-caverna". Heban sospirò, gli mise una mano sulla spalla e lo trascinò con sé in un viaggio per le ombre.

FIREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora