CAPITOLO 14: L'ARMA SEGRETA

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-Jenny! Jenny!-
La ragazza aprì gli occhi che il suo nome era stato solo bisbigliato. Si sentiva la testa pesante come un macigno e fece fatica a mettersi a sedere. Sentì un tocco leggero dietro alla schiena: qualcuno la stava aiutando a tirarsi su.
-Heban- farfugliò iniziando a scostarsi i capelli dagli occhi.
-No, sono io, Tristan-
Jenny alzò lo sguardo e sorrise -Sei vivo!-
-Certo. Stai bene?- le rispose lui con noncuranza, tendendole la mano per aiutarla.
-Sì, sono solo un po' stordita ma cosa... cioè...-
-Per farla breve- la interruppe Tristan, con il suo immancabile tono schietto -Quando hai sfiorato Heban, sei stata rispedita nel passato, nei suoi ricordi, come riflesso di te stessa. Il fatto che tu non gli possa scorgere un solo centimetro di pelle scoperta serve per evitare incidenti come questo. Hai assistito all'ultima delle Battaglie del Cielo, quella decisiva. Il portatore della Fenice ha sacrificato molto quel giorno, forse sei stata mandata proprio in quel momento perché è quello a cui la Fenice è più legata-
-Uhm... okay, ma... Tu intanto come sai tutte queste cose?-
-Heban mi ha aiutato a riprendere i sensi e mi ha spiegato cos'è successo-
-Ha parlato??- domandò Jenny iniziando a rimettersi in piedi; Tristan scosse la testa -No, non può-
-Ma io l'ho sentito... cioè, nel passato parlava- insistette Jenny.
Tristan spostò lo sguardo a qualche metro di distanza; l'incappuciato, ora con la spalla fasciata, era concentrato su un incantesimo per liberare Trond dalla roccia.
-Venius è l'unico che sa perchè non parli, ma quando deve mantenere un segreto è più muto di Heban- mormorò Tristan. Jenny puntò gli occhi sulla roccia che stava iniziando a sciogliersi, circondata da un alone bluastro. Trond si stava divincolando per uscire dalla pietra fusa e intanto gli sfuggiva qualche bizzarra imprecazione.
D'un tratto Jenny si ricordò che mancava qualcuno -Ann!? Evert!? Loro dove sono? Come stanno??-
Tristan la guidò verso un albero rinsecchito sulle cui radici giacevano due figure immobili.
Una era Ann, coperta dalla felpa di Tristan e con un lungo taglio (che sembrava trasudare magma) che dalla fronte raggiungeva il mento. L'altro era Evert, ancora paralizzato dalla testa ai piedi.
-Abbiamo recuperato Ann, che alla caduta è riuscita ad evitare gli scogli ma ha comunque preso una brutta botta.
Evert invece non abbiamo idea di come liberarlo da questo strato di magia nera... ma forse Ann lo saprà-
-Dobbiamo aspettare che si svegli quindi?-
-Assolutamente no, non possiamo perdere tempo. Non appena sarà libero, Trond dovrà fare un incantesimo di protezione su di loro, così almeno noi potremo proseguire-
-Li lasciamo qui da soli??-
-Per forza!- replicò Tristan scrollando le spalle. A Jenny l'idea non convinceva molto, dopotutto se erano caduti nella trappola, la colpa era sua. Trond si liberò con un ultimo sforzo dalla pietra fusa e Heban abbassò le mani, ritirando così l'incantesimo. La roccia tornò solida.
-Trond, incantesimo di protezione sui gemelli- ordinò sbrigativo Tristan.
Il gigante nano si rimise pesantemente in piedi e scrocchiandosi rumorosamente le nocche si avvicinò all'albero rinsecchito sotto il quale si trovavano i due. A pochi metri da loro, iniziò a contrarre muscoli delle braccia e a Jenny sembrò diventare ancora più grande. Pareva sul punto di dare un poderoso pugno all'aria, ma quando sollevò le mani, non lo fece per colpire. Le avvicinò alla bocca, prese fiato e poi soffiò con tutte le sue forze, sembrava stesse suonando una tromba invisibile. Il suo fiato però uscì di getto, gelido.
Per un attimo si creò una tempesta di neve controllata che avvolse a cupola Ann, Evert, ma anche l'albero. Quando Trond smise di soffiare, la neve era diventata un ghiaccio sottile, che si vedeva solo se si faceva attenzione e grazie ai riflessi delle torce lontane. In qualche modo, nascondeva completamente Ann ed Evert.
I gemelli erano ancora lì, nessuno li aveva spostati, ma lo scudo che era stato creato li nascondeva anche alla vista.
Tristan esaminò il lavoro, poi sorrise -Ben fatto Trond. Ora muoviamoci- e si incamminò verso la Torre di Grifon seguito da Heban. Il gigante nano del Nord fece andare avanti Jenny e chiuse la fila.
Mentre camminava, Jenny tenne gli occhi puntati sulla Torre. Quella struttura dondolava e cigolava al vento ma sembrava finta, surreale. Non si vedeva nessuno, nè sulle mura in alto nè sul pontile a terra, ma era come se fosse viva. Ogni pietra, trave, asse emanava un'aura potente, quasi avesse pensieri propri.
E Jenny si sentiva osservata, dalla Torre; il suo sguardo la trapassava da parte a parte, sentiva che non poteva nasconderle nulla. Per quei mattoni intrisi di magia che stavano così al di sopra di tutti, lei era solo una formica.
-Ci siamo- mormorò Trond a disagio. Jenny si riscosse e si guardò intorno spaesata.
Non si era resa conto di aver camminato fino a lì, al ponte levatoio che permetteva di attraversare la voragine che circondava la Torre (la quale ora era ancora più grande e imponente).
Jenny si sentì le gambe molli e con un groppo in gola, una paura che non sapeva spiegare, disse -E se io vi aspettassi fuori?-.
Heban si limitò a scuotere la testa lentamente, anche lui con gli occhi puntati sulla Torre. Tristan distolse lo sguardo e le rispose -Sai che le Leggi della Scintilla non lo permettono- poi aggiunse -So che percepisci anche tu che questa torre ha qualcosa di strano e spaventoso; so che questa paura si sta insinuando nella tua mente e che vuole impedirti di proseguire. Anche noi la stiamo provando, non siamo immuni a questa magia.
Per prendere coraggio, aggrappati ad un ricordo forte, il sentimento che hai provato in quell'occasione deve sconfiggere la paura-.
E Jenny pensò agli insetti, lei ne era terrorizzata, e a quella volta che trovò uno in camera, un ragno nero e peloso. Perché stava alimentando la paura? Per un attimo si dimenticò perché aveva riportato alla mente proprio quel ricordo. Poi, continuando a pensare a quell'episodio, si ricordò che per cacciare il ragno aveva chiamato la mamma, che però ne aveva paura anche più di lei.
Sua mamma saltò sul letto ed iniziò a gridare a Jenny di schiacciare quel ragno e coraggiosamente la figlia fece un tentativo, ma quando l'insetto iniziò a zampettare sulla parete rinunciò e spaventata salì sul letto con la madre.
Rimasero bloccate per ore, fino a quando il papà non rientrò a casa. Lui le prendeva tuttora in giro per quella faccenda.
A Jenny scappò una risatina; tutto sommato era stato divertente.
Aveva parlato molto con sua mamma (tenendo d'occhio il ragno) e aveva scoperto che se voleva era anche simpatica.
Rise di nuovo e la Torre cigolò, dondolando pericolosamente. Sentì vagamente Tristan sussurrare -Continua così-, non si era accorta di essere ormai arrivata a metà del ponte.
Rise di nuovo e la Torre tremolò, come un illusione nel deserto. Jenny superò il ponte con il sorriso sulle labbra e una nuova consapevolezza: l'arma segreta da usare contro la paura è la risata.
Venne raggiunta sull'altra sponda da Tristan e Trond (quest'ultimo si spostava improvvisando degli strani passi di ballo).
Heban però rimase bloccato, gli occhi inespressivi ma i pugni stretti.
-Forza Heban!- lo incitò Tristan -Abbiamo...-
D'un tratto il terreno davanti ai tre tremò e quattro soldati di pietra si staccarono da una parete armati di spade e mazze chiodate. Si incamminarono verso di loro a passo di marcia, facendo sobbalzare i sassolini sul terreno.
-...bisogno... di te- concluse Tristan con un groppo in gola.
Ogni ricordo allegro evaporò.

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