Capitolo 3

7.6K 250 5
                                    

"Signorina Jennifer, non cel ha un cognome?" il suo sorrisetto impertinente di certo non lo aveva perso nonostante avesse perso molte altre cose. Era un pensiero cattivo il mio, ma odiavo le persone che credevano che il mondo fosse il loro. Aveva i soldi è vero, ma non era felice. Glielo leggevo negli occhi, e non credo che non lo fosse solo perché era rimasto invalido ma semplicemente perché o non gli avevano mai insegnato le vere ricchezze della vita, oppure perché non le aveva mai conosciute.
"Cel'ho un cognome signor Jefferson. Mi chiamo Jennifer Leere" altro sorriso da stronzo. Mi stava dando sui nervi. Ok jen, fai un bel respiro profondo e ignora i suoi atteggiamenti, ti servono i soldi.  Mi sforzai di sorridere anche io ma, ero sicura che data la mia espressività, non sarei riuscita a nascondere molto bene quello che pensavo. "Perché una ragazzina si trova qui ad accudire un malato?" ragazzina sarai tu stronzo! Mi morsi la lingua e contai fino a dieci. "Diciamo  pure che , la ragazzina potrebbe avere se non la sua età, uno o due anni di meno. E per quanto riguarda il fatto di accudire un malato, posso dirle che non mi spaventa la cosa, ma, sinceramente ho un disperato bisogno di soldi perciò qualunque impiego mi capiti a tiro lo faccio." ero stata educata ma sincera no? Allora perché il belloccio stronzo mi guardava come se gli avessi inferto una lancia in una coscia?! Baa non lo sapevo. "Lei è sempre così schietta e sopratutto sincera?" annui con convinzione. "Assolutamente si. Per esempio penso che i suoi pantaloni siano orribili" sul suo viso si dipinse un espressione di stupore accompagnata da una risatina nervosa. "Ok credo che sia stata estremamente sincera." ops forse avevo un po esagerato ma, d'altronde era stato lui a chiedermi della mia sincerità.  Il signor Jefferson mi aveva indicato una poltrona nera di pelle su cui accomodarmi e mi ero seduta. Intanto lui cercava di bere ma la cannuccia blu si girava continuamente, era un po dispettosa. Vedendolo in difficoltà, mi ero alzata e gli avevo avvicinato la cannuccia così che potesse soddisfare il suo bisogno di bere.  Visti da vicino i suoi pantaloni erano veramente orribili per non parlare poi del maglioncino che portava, era color ruggine e a collo alto, inguardabile. Almeno quello però avevo deciso di tenermelo per me. "Ha mai avuto esperienza in questo campo lavorativo Jennifer?" "oh io ho accudito per tanto tempo mia nonna che a causa della sua malattia è rimasta invalida per tanto tempo, finché non è morta" "capisco". Sulla stanza calò un silenzio imbarazzante.
Curiosai per la stanza dando uno sguardo un po qua e un po la. Era piuttosto fredda, le pareti erano per metà grigie e per metà bianche, sui muri non c'erano appesi quadri ne foto, al centro della stanza c'era un enorme scrivania piena di cartelle, era molto disordinata contrariamente a quella di Ross. "La trova di suo gusto?" "come scusi?" avevo chiesto. Era incredibile la facilità con cui riuscivo a fare figuracce. "La casa, la trova di suo gusto?" ero mortificata. Probabilmente quella era una frecciatina visto quello che gli avevo detto per i pantaloni. "Io, ecco. ." "bene, se non ha niente in contrario io avrei bisogno di riposare adesso. Ci vediamo più tardi allora." l'inferimere che aveva fatto la sua comparsa in quel momento, accompagnò Kyle fuori da quello che, aveva più un aria di essere uno studio anziché un salotto. Io invece, tornai da dove ero venuta e con la promessa che ci saremmo viste più tardi, salutai Guenda e andai a prendermi le mie cose.

Non Lasciarti MorireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora