Capitolo 30

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Eravamo partiti all'alba, per la precisione alle cinque del mattino. L'aereo sarebbe decollato per le sei e mezzo dunque, le sveglie in casa Jefferson erano state sincronizzate alle cinque. Io ero rimasta sveglia tutta la notte, infatti quando aveva suonato la sveglia, non mi ero alzata ne svegliata senza fatica. Ero andata direttamente al bagno e mi ero fatta una doccia veloce, avevo indossato dei vestiti comodi ed ero scesa in cucina a fare colazione. La fame si faceva sentire visto che il giorno precedente avevo digiunato. Mi sentivo strana, ero entrata in una sorta di apatia assoluta e avevo paura che questo sarebbe durato per troppo tempo, rovinando tutti i sacrifici e gli sforzi che avevo fatto con Kyle.
Guenda al contrario, sembrava un fiume pronto a straripare in qualsiasi momento. Si era avvicinata a me e mi aveva detto delle parole di incoraggiamento, ma non ero io quella convinta che sarebbe rimasta sotto i ferri ma, Kyle. Io e Carl avevamo sempre tifato per una sua rinascita, ci avevamo creduto e ci avevamo sperato fino alla fine.

Alle sei e mezzo in punto, eravamo a bordo di Alitalia. Rigorosamente seduti in prima classe e talmente tanto rigidi da far invidia ai pali di ferro. Io e Kyle non ci eravamo scambiati neanche mezza parola, io ero rimasta nel mio silenzio e lui nel suo.  Era agitatissimo e nei suoi occhi ci leggevo solo terrore. Allora non voleva morire sul serio!  Avevo pensato. Una persona che vuole morire non ti guarda come se tu potessi essere l'unica persona in grado di salvarla, come se la tua vita dipendesse da lei..
Non avevo osato chiederglielo in aereo ma quando stava entrando in sala operatoria si. "Kyle tu tornerai" avev iniziato a piangere. E il mio cuore si era sciolto, l'apatia che avevo avuto per tutto questo tempo, si era finalmente liberata di me. "Io lo so che tornerai e quando succederà, io non conteró più niente per te" continuava a dire di no ma sapevo cje sarebbe andata così, melo sentivo.
Una volta entrato in sala operatoria, era iniziato il vero tormento. Kyle era entrato da un ora e Guenda inizoava già a disperarsi. Carl cercava di fare il possibile ma la verità era che tutti noi, iniziavamo a preocuparci. Avevo lasciato da soli Carl e Guenda ed ero andata in una piccola cappella dell'ospedale. In tasca tenevo un rosario che mi aveva regalato mia nonna, avevo iniziato a recitarlo e a chiedere la grazia alla madonna di salvarlo perché, io avevo iniziato a perdere la speranza.
Più trascorreva il tempo e più sgranellavo il rosario, ero arrivata a dirne quattro ed erano passate ben quattro ore dall'entrata in sala operatoria. Ormai pensavo non cel avesse fatta, stavo piangendo e pensavo che avrei dovuto chiedere scusa miliardi di volte sia a Kyle che a Guenda per averlo spinto a fare tanto.  Era vero, la speranza era l'ultima a morire ma anche la prima ad ucciderti.

Non Lasciarti MorireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora