Le scarpe strusciarono sulla pietra. L'acqua sotto di lui scorreva lenta, era verde, si chiese quanto sarebbe sopravvissuto li sotto. Sperava poco.
Era in piedi, sul corrimano di pietra, al centro esatto del fiume.
Poteva farlo?
Si
Sarebbe mancato a qualcuno?
No, assolutamente no.Un altra lacrima gli rigò il viso, già bagnato.
Una ciocca di capelli gli finí davanti agli occhi oscurano un attimo la vista, prima che il forte vento la spostasse di nuovo.Si, quella era la scelta giusta. Si. L'avrebbe fatto. Si sarebbe buttato.
Nessuno l'avrebbe fermato.
E a chi mai sarebbe importato fermarlo?
Suo fratello, tutto ciò che gli restava della sua famiglia, era morto. Era morto in guerra. Era morto, e lui era solo, dannatamente solo.
E triste.
Come poteva non esserlo dopo aver trovato sua moglie a letto con un altro? A casa sua, per giunta. Nel suo letto.
Quindi, era solo. Ed era triste. Ma soprattutto, non aveva più voglia di vivere.
Perché la vita lo aveva solo fregato, ferito e, adesso, lo avrebbe anche ucciso.
Alzó un attimo il viso, il cielo era sereno, si vedevano le stelle.
Amava guardare le stelle. Gli ricordavano che c'era ancora qualcosa di bello in quel mondo.
Sarebbe morto guardando le stelle.
Ora che ci pensava, a sua moglie non piacevano, le stelle. Lo rimproverava sempre quando si sdraiava sul prato a guardarle.
Peró a Frank piaceva guardare le stelle. Le guardava sempre insieme a lui.
Frank
Il suo primo amore. L'unico.
Ma poi si erano divisi. Si erano allontanati e ognuno aveva preso la sua strada. Ognuno aveva continuato sua vita, solo senza l'altro.E Gerard non si era accorta di essersi seduto, le gambe penzoloni nel vuoto.
Non si era buttato. Era troppo codardo, troppo vile anche per mettere fine alla sua vita, alla sua sofferenza.
Pianse di nuovo, lui odiava piangere. Soprattutto, odiava piangere davanti agli altri. Non aveva mai pianto davanti a sua moglie, peró aveva pianto davanti a Frank. E lui non se ne andava quando lo vedeva piangere. Lui gli asciugava le lacrime e lo baciava.Si asciugó con forza gli occhi con la manica della felpa. Ormai non aveva più senso rimanere li. Sapeva che non avrebbe più trovato il coraggio di uccidersi. Lo sapeva bene.
Scese dal corrimano e si accasció sulla strada, la schiena contro la pietra e le gambe strette al petto.
Forse doveva chiamare qualcuno.
Prese il cellulare. Ma chi mai avrebbe potuto chiamare? Sua ormai ex-moglie? Assolutamente no.
Prima che se ne rendesse conto, cliccó su un contatto in rubrica. IL contatto. Il numero che non aveva mai avuto il coraggio di cancellare.-Pronto?-
Silenzio. Le parole gli erano morte in gola solo a risentire la sua voce. Erano passati tre anni.
-Ma chi é?- chiese, stavolta spazientito
Lui evidentemente aveva avuto il coraggio di cancellare il suo numero.
-A - Aspetta. Conosco questo numero... G - Gerard? -
E cosí lo aveva riconosciuto anche senza che aprisse bocca.
-Tutto bene?-
E non gli aveva nemmeno riattaccato in faccia.
-Frank...- sussuró il suo nome, come fosse un segreto, un tesoro da custodire.
-Io... stavo per uccidermi- non pianse mentre lo disse.
-Dove sei? Gee, ti prego dimmi dove sei-
-Su un ponte- si guardó intorno per un attimo per poi trovare un cartello e dire il nome della strada al più piccolo.
-Stai fermo li e non fare niente. Capito? Fermo. Arrivo-Arrivo
Gli aveva detto che sarebbe venuto a prenderlo.
-Gerard? Parlami. Non smettere mai di parlarmi okay?-
Annuì, per poi rendersi conto che non poteva vederlo, allora glielo disse a voce.
-A-Allora... dimmi... dimmi come va con tua moglie?-
-Mi ha tradito. Io non la amo. Abbiamo divorziato- disse tutto d'un fiato il più grande.
-T-tu come fai a sapere che sono sposato?- aggiunse dopo, cosí piano che ebbe paura che Frank non lo avesse sentito.
Una risata, carica di amarezza, arrivó dall'altra parte.
Frank gli rispose poco dopo
-Ero al tuo matrimonio. Ero in fondo alla chiesa, nascosto da tutti. E non sai quanto volevo alzarmi e urlare "io" quando il prete ha chiesto se qualcuno aveva qualcosa da obbiettare-A quelle parole Gerard sussultó e si strinse di più in quella felpa nera che gli stava un pó piccola.
-E... perché non l'hai fatto?-
-Non volevo rovinati la vita-
Dopo quella frase, Frank chiuse la chiamata ma, nello stesso momento, una macchina si fermó in mezzo al ponte, esattamente davanti a Gerard.
Appena si fermó dalla portiera del guidatore uscí Frank. Gerard l'avrebbe riconosciuto anche se fossero passati vent'anni.Il piccolo si avvicinó, correndo, e si inginocchió davanti a Gerard.
-Razza di idiota, ma cosa credevi di fare? Non provare mai più a fare una cosa del genere o ti seguo a ruota. Non scherzo-
Erano cosí vicini che con una piccola spinta in avanti avrebbe colmato la distanza tra di loro. E Gerard lo fece. Lo bació stringendolo a sé, come per paura che potesse scomparire davanti a lui. Come se potesse dissolversi in un attimo.
E Frank rispose al bacio per poi abbracciarlo.
Si staccó un attimo, squadrandolo da capo a piedi.
-Questa felpa- strinse tra le mani un angolo della manica di quella stretta felpa nera che Gerard aveva ripescato dal fondo dell'armadio.
-É mia- gli sorrise, per poi aiutarlo ad alzarsi e trascinarlo in macchina.
-Frank?-
-Si?- gli rispose il più piccolo mentre guidava
-Non lasciarmi piu-Per eventuali errori di grammatica o ti battitura scusate ma non l'ho riletta
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Frerard os
FanfictionUna raccolta di one shot Frerard. I generi cambieranno di storia in storia, tristi, comiche, insensate, stupide, alcune saranno vere e proprie os altre solo idee che mi sono venute in mente.