Disaster

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E questa notte ho bisogno di te.
Questa notte ho bisogno di noi.
Ho bisogno di quel che eravamo.
E cosa eravamo?
Un disastro.
Un unico, grande, magnifico disastro.

E tu cosa eri?
Un casino.
Un grandissimo casino. É questo l'unico modo in cui posso descriverti.
Ma eri quel genere di casino che se chiami piangendo alle 2 di notte, te lo ritrovi sotto casa.
Quel genere di casino che é sarcastico all'inverosimile, acido e sociopatico ma che, dopotutto, ti faceva sentire amato.
Eri quel casino che avevo imparato ad amare.
Quel casino che amo ancora.
Quel casino di cui ho bisogno.

Eri quel casino che volevo sposare.

Sai, ho ancora nella tasca del giubbotto la scatolina che contiene l'anello con cui ti avrei chiesto di diventare mio marito.

Ma a cosa mi serve ormai?
Ormai che tu non sei più qui con me?

Mi alzo dal letto, tanto so che non riuscirei a dormire. É da un anno che dormo male, che mi sveglio nel sonno gridando il tuo nome.
Il dottore ha detto che sono depresso.
Ma cosa importa?

Mi vesto ed esco di casa in fretta, cominciando a camminare senza meta. Non so chi sia a guidarmi, se la mia mente o il mio cuore, ma all'improvviso mi ritrovo davanti ad un alto cancello nero.
Ciao, amore. Sono qui
Penso, aprendolo quel tanto che basta per passare.
In un attimo mi ritrovo circondato dal buio e fredda pietra.

E tu sei li, proprio davanti a me.
Qualche altro passo è saró da te.
Ci sono. Eccomi.
Mi lascio cadere per terra, in ginocchio.

Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?
Ti ho visto uscire completamente ubriaco da un bar alle 3 di notte e mi sono offerto di riportati a casa.
Quella sera ti lasciai il mio numero di telefono sul tavolo, speravo che una volta che ti fossi riprerso mi avresti chiamato.

E così è stato infatti. Due giorni dopo mi hai chimato per scusarti, di cosa poi non ho mai capito, e ti ho proposto di uscire per un caffè.

Quella non fu altro che il primo di una lunga serie di appuntamenti, durati 6 mesi. Il 9 aprile di tre anni fa, il giorno del tuo compleanno, ti chiesi di fidanzarci e mancava veramente poco che ci sposassimo.

Non c'è giorno in cui non maledico quel camion che ti ha investito mentre tornavi a casa, non c'è notte in cui non sento la tua perdita.

Ti aspettavo a casa, dovevi tornare da lavoro. Aspettai un ora, un ora in cui provai a chiamarti circa venti volte. Quando decisi di venirti a cercare, vidi l'incidente. Era successo appena sotto il tuo ufficio, il camionista, completamente ubriaco, ne era uscito indenne, tu sei stato portato di urgenza dall'ospedale e li mi hai lasciato per sempre.

Mi accorgo di essermi perso nei ricordi solo quando sento le lacrime bagnarmi il viso.

Mi asciugo con rabbia gli occhi per poi fissare lo sguardo sulla tua fredda lapide. Come ogni giorno sistemo le rose e pulisco la tua foto con la manica della felpa. Mi fermo un attimo a osservare la tua foto.

Prima di rendermi effettivamente conto di cosa sto facendo, prendo la piccola scatola che tengo nella tasca interna del cappotto e, con eccessiva delicatezza, lascio l'anello sulla lapide, appena sotto la tua foto.

-Gerard Way, mi faresti l'onore di diventare mio marito?- sussuro tra le lacrime quella frase che mi è stato impossibile dirti quel fatidico giorno.

Oggi è un anno che sei morto, Gerard

Buon 22 marzo amore (Sono una pessima persona, lo so)

Ed eccomi qui con un'altra ff deprimente, cercherò di scrivere anche qualcosa di piu felice ma non vi prometto niente...

Visto che non sono riuscita a pubblicare questa os per il compleanno di Gee, ho inserito la data al suo interno

Frerard osDove le storie prendono vita. Scoprilo ora