The life is like a road,

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Sto camminando per tornare a casa, con la testa ancora in subbuglio. Ho le cuffiette nelle orecchie e in mano il cellulare, la musica mi penetra la mente e mi rilassa allo stesso tempo. Non guardo dove sto andando e infatti inciampo e cado a terra strisciando sull'asfalto caldo i miei jeans. Fantastico.

Speriamo che nessuno mi abbia visto perché sarebbe alquanto imbarazzante, come al solito certe figure non posso mai risparmiarmele. Mi rialzo da terra e noto che non sono inciampata su un sassolino, o robe simili, ma su un libro. È un libro strano, sembra più un diario, ha la copertina tutta nera senza neanche una scritta, lo osservo per qualche secondo, sembra che qualcuno l'abbia perso e le sue condizioni non sono delle migliori.

Mi chino e lo raccolgo, sto per aprirlo ma all'improvviso la suoneria del mio cellulare si fa sentire chiaramente, facendomi prendere un mini infarto e facendomi quasi cadere il diario dalle mani.

"Muoviti che è pronto da mangiare, stupida." La voce dall'altra parte sembra scocciata e sbuffa quando la mia risposta arriva.
"Ti voglio bene anch'io, Mike." Rispondo alzando gli occhi al cielo, sentendo una risatina in sottofondo. 

Osservo per qualche secondo il mio cellulare e poi chiudo la chiamata. Questo è chiaramente Michael, il mio inconfondibile fratello maggiore, e non abbiate pregiudizi, Michael è veramente il miglior fratello che si possa avere, a volte può sembrare scontroso, ma ha un cuore d'oro. Noi due siamo molto diversi e può sembrare veramente strano ma andiamo molto d'accordo. Non so cosa farei senza il nostro particolare legame che ci lega costantemente, e intendo anche tutti gli insulti urlati l'uno contro l'altro per poi abbracciarci senza motivo. Poi siamo sinceri, chi non ha mai detto al proprio fratello o sorella di essere stato adottato? O chi non ha mai pianificato un piano fantastico e insgamabile per ucciderlo?  

Aumento il passo e dopo pochi minuti arrivo a casa mia, aprendo la porta velocemente, cercando di non far cadere le mille cose che mantengo in mano.

"Hey Mike, sono a casa!" Urlo per fare in modo che lui mi senta dalla cucina.

"Finalmente lumaca, stupida aggiungerei." afferma ridacchiando mentre posizione un piatto vuoto sulla tavola. 

"Ehi non è colpa mia se sono lenta! E la finiamo di chiamarmi stupida, scemo?" mi difendo facendolo scoppiare a ridere.

"E non è colpa mia se tu sei sia stupida che lenta! Ora mangia, io devo andare all'Università tornerò per le 7:00, non distruggere casa mentre non ci sono, ciao princess." afferma, scappando verso la porta d'ingresso, mentre mi saluta urlando.

Non riesco neanche a salutarlo che lui è già uscito di casa, è spesso stressato quando è sotto esami, però per far capire che ci tiene a me mi chiama princess ed è una cosa che adoro, è una parola che mi fa sentire bene detta da lui.

Mangio e guardo la TV fino alle tre, ora la mia coscienza inizia a ripetermi di dover studiare, ma non ho la benché minima voglia. E ovviamente cosa faccio io da brava studentessa quale sono? Niente. Però un'idea si fa spazio nella mia mente, so io cosa fare adesso, provo a leggere il libro, o meglio, diario che ho trovato per terra stamattina e su cui sono inciampata. Salgo le scale velocemente e corro in camera mia per poi aprire il mio zaino nero ed estrarre il libro anch'esso nero.

Mi butto sul letto e osservo la copertina, è veramente tutta nera, non ha né scritte né immagini, devo dire che mi attira molto il nero perché per me ha un non so che di poetico, pensateci bene, qual è il colore che sta bene letteralmente con ogni cosa? Il nero, e qual è il colore che mai abbandonerà la nostra vita? Sia visivamente, che ideologicamente? Il nero.

Lo apro, notando fin da subito le pagine sgualcite e ingiallite.

"La vita è come una strada a senso unico, non puoi tornare indietro puoi solo andare avanti, e io sono una di quelle tante macchine che la sta percorrendo"

𝐁𝐚𝐜𝐢 𝐬𝐮𝐥 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐨 ✘ 𝐋𝐨𝐫𝐞𝐧𝐳𝐨 𝐎𝐬𝐭𝐮𝐧𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora