17) His arms were made for holding me

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SABRINA'S POV

Un enorme fosso si stagliava davanti a me. Al di là della sponda di terra rocciosa, che si interrompeva bruscamente e imprecisamente, per poi riprendere centinaia metri più avanti, scorgevo solo buio. Sapevo perfettamente di non poter saltare e giungere dall'altro capo, perché la distanza che avrei dovuto percorrere era troppo grande, ma non riuscivo a fermare il mio corpo, il quale era scosso da una paura tremenda e correva sempre più veloce verso quell'immensa voragine. Non sapevo come ero arrivata in quel luogo o da cosa stessi scappando; sapevo solo che era ciò che dovevo fare in quel momento. Rallentai e arrestai la mia fuga repentinamente un millimetro prima che la roggia terminasse e mi voltai. Scorsi distese sconfinate di alberi con fiori di mimosa, che non ricordavo di aver sfiorato nella mia corsa sfrenata. Non badai a quel particolare inutile e mi concentrai ancora sulla fossa. Notai un'onda gigantesca di lava crescere dal suolo e innalzarsi verso il cielo nuvoloso. Il mio cuore batteva a mille e il terrore attanagliava il mio stomaco. Ad un tratto, venni violentemente spinta nella buca da una presenza oscura e sprofondai nell'oblio. L'angoscia e il panico contorcevano il mio corpo e gridavo con tuttala voce che avevo, mentre cadevo inevitabilmente nel buio pesto.

Mi svegliai di soprassalto con il fiato corto, aprendo gli occhi. Strinsi spasmodicamente le lenzuola del mio letto e, calmandomi, accesi l'abat-jour. Tastai la morbidezza del materasso e scossi la testa incredula per ciò che il mio subconscio era riuscito a concepire. Quello non era un brutto periodo per me: non ero stressata, avevo amici fantastici, James mi trattava come una regina, a lavoro andava tutto bene, avevo riallacciato i rapporti con i miei genitori; eppure avevo appena avuto un incubo terribile. Controllai l'ora e notai che erano le sei del mattino. Capii che non sarei riuscita ad addormentarmi di nuovo, così mi alzai e feci colazione.

Quando fui completamente lavata, vestita e pronta per un'altra monotona mattinata di lavoro mi diressi da Alexis, che non vedevo da secoli. Mi precipitai in fretta in camera sua, aprii la porta violentemente e urlai a squarcia gola.

-Alexissssss! Svegliaaaa!-

Lei, in risposta, mugugnò qualcosa di indistinto; allora alzai le tapparelle della finestra, le quali donarono un po' di luce alla stanza che, fino a quel momento, era stata dominata dall'oscurità. Mi girai con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra, ma restai a bocca aperta per la scena che mi si presentò davanti: Lexy, ancora mezza insonnolita, non era sola. Era comodamente appoggiata al petto di Kevin. Erano nudi, completamente nudi, coperti soltanto da un lenzuolino dalla vita in giù. Se la ragazza era nel mondo dei sogni, Kevin era già super sveglio, con un braccio che cingeva le spalle della mia amica e mi fissava con un sorrisetto malizioso stampato in volto. A stento ricollegai il cervello alle altre articolazioni del corpo, portai le mani sugli occhi e mi girai di schiena per non cedere alla tentazione di rivedere i due piccioncini. Perché la tentazione c'era, oh eccome se c'era!

-Scusate, io... non... io non volevo..- provai ad articolare una frase di senso compiuto, ovviamente senza successo.

-Tranquilla, Brina. – mi rassicurò lui, con un tono calmo. Come faceva a non essere in imbarazzo in una situazione del genere?

-Ops...non ti ho detto che Kev rimaneva a dormire qui?- domandò retoricamente lei, stiracchiandosi, leggermente preda del torpore mattutino. La incenerii con lo sguardo e scossi la nuca in segno di diniego.

-Ragazze sapete che ore sono?- chiese Kevin, osservandoci soddisfatto. Io e Lexy scuotemmo la testa e lui ci mostrò con un cenno la sveglia posta sul comodino. Diversi urletti dopo, stavamo correndo per tuta casa a prepararci. A causa dell'ora tarda, saremmo sicuramente arrivate fuori tempo massimo a lavoro.

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