SABRINA'S POV
•TRE ANNI DOPO•
Sbattei le palpebre più volte prima di abituarmi alla nitidezza accecante della luce che proveniva dalle tapparelle della finestra non abbassate alla perfezione. Tipico nostro errore che si ripeteva tutte le sere, quando eravamo troppo stanchi e pigri per alzarci e chiuderle bene. Al mattino, però, ci pentivamo della nostra oziosità. Quel teatrino si ripeteva tutti i sacrosanti giorni.
Voltai il capo verso la sveglia sul comodino e scorsi il mio reggiseno penzolare con noncuranza da uno dei cassetti. Aggrottai la fronte perplessa e, guardandomi intorno, notai altri miei indumenti sparsi per la stanza. Scossi la testa e sbruffai insonnolita. Dopo circa dieci minuti, persi a fissare il soffitto in cerca della forza necessaria per alzarmi, mi diressi in cucina, acciuffando una camicia di James dalla sedia e lo lasciai dormine beato.
Sbadigliai sonoramente dinanzi alla credenza e mi rimboccai le maniche per preparare qualcosa da mangiare. Disposi latte, caffè, succo d'arancia, uova e bacon, toast e un cornetto su di un vassoio e portai tutto dal mio fidanzato. Arrivai nella nostra camera che lui ancora riposava tranquillo e un sorriso affiorò sulle mie labbra. Posai il pasto più importante della giornata sulla scrivania e mi avvicinai a quello spettacolo.
- Amore... svegliati....- sussurrai al suo orecchio, scuotendolo lievemente con una mano. -Tesoro, ti ho portato la colazione a letto....- aggiunsi, baciandogli con cautela la mascella.
Si mosse leggermente, emise qualche grugnito e aprì gli occhi insonnolito.
- Buongiorno...- biascicò, sollevando la schiena per far schioccare la sua bocca contro la mia e poggiandola alla testiera. Gli diedi un buffetto sulla guancia e gustammo quelle prelibatezze tra battute e risate.
Ci preparammo e ci dirigemmo in azienda. Erano ormai quasi tre anni che lavoravo con lui. Io ero solennemente diventata la sua segretaria e non avrei barattato il mio lavoro per nulla al mondo. Appena mi laureai io e il mio ragazzo decidemmo di vivere insieme nella sua villa. In Italia ci eravamo avvezzati a stare nella stessa dimora e non sopportavamo l'idea di separarci una volta tornati a New York. Lexy e Kevin traslocarono in una residenza a Staten Island e lei vendette il suo appartamento a Times Square. Erano una coppia fantastica e avevano aperto una nuova attività: un'agenzia di viaggi. Era una cosa alquanto buffa, dato che nessuno dei due amava particolarmente viaggiare e lasciare la loro città Natale, dopo aver trascorso più di dieci ore su di un aereo. Quel volo era stato particolarmente turbolento e, a causa di quella terribile esperienza, nessuno dei due aveva più messo piede su di un mezzo di trasporto del genere.
Nel pomeriggio avevo appuntamento con Alexis ed Alice per andare al centro commerciale e dedicarci allo shopping sfrenato. Uscii da casa con cinque minuti di ritardo e scorsi le due donne nella decappottabile grigia di mia sorella. Mi scusai con loro, anche se erano abituate alla mia precaria puntualità. Ci immettemmo nella corsia e ci demmo alla pazza gioia.
Verso le sette, Alice ricevette una chiamata urgente dal suo Andrew e fummo costrette a tuffarci in auto e ritornare dai nostri rispettivi uomini. Lei venne varie volte a trovarmi in America e circa due anni prima si trasferì qui, nel giorno del suo diciottesimo compleanno in un appartamento vicino Rockefeller Center. Strinse immediatamente un legame profondo con il migliore amico di James e si fidanzarono ufficialmente nove mesi prima, dopo aver passato un secolo a nascondersi.
***
-Sono tornata!- urlai dall'ingresso, fiutando l'odore inconfondibile dei maccheroni al formaggio. Poggiai il cappotto sull'attaccapanni ed avvertii delle dita posarsi spensierate sui miei fianchi. Gettai la testa all'indietro fino a gravarla sulla spalla del mio imprenditore e carezzai le sue mani esperte con le mie.
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Alla ricerca di un nuovo inizio
ChickLitA volte possiamo sentirci soli anche quando siamo circondati di gente. Per ricominciare da capo ed ammettere i propri sbagli, ogni tanto, è necessario scappare per poi tornare indietro. Non per forza una fuga dettagliata e pensata; è sufficiente anc...