SABRINA'S POV
Infilai un piede in un paio di jeans neri a vita bassa, ripetei l'operazione anche per il piede sinistro e, stando in equilibro precario, mi sbilanciai, cadendo rovinosamente sul letto.
-Mhh...- grugnii, soffocando i miei lamenti nel lenzuolo. Piantai le mani sul materasso e mi alzai con le poche forze che avevo.
Finii di indossare i pantaloni e, quando fui completamente vestita con una maglia rossa che mi lasciva scoperto l'ombelico e delle converse bianche ai piedi, mi diressi in salotto cautamente. Essendo ancora mezza addormentata, lanciavo sbadigli ogni tre secondi a destra e a manca. Normalmente la mattina, quando mi svegliavo presto ed ero costretta a vagare per casa alla ricerca di un'attività da svolgere più interessante che fissare il muro, preferivo uscire e godermi la Grande Mela illuminata solo da qualche tiepido raggio di sole, oppure, come succedeva spesso in quel periodo, semplicemente offuscata dallo smog e dalla pioggia. Fortunatamente, però, in casa non c'eravamo solamente io e Lexy. Andai di fronte al divano trovando mia sorella beatamente assopita. La fissai per un tempo indeterminato con un sorriso dolce ad incresparmi le labbra. Dopo vari minuti di contemplazione, mi sedetti su un tavolinetto poco distante dalla televisione. Indecisa, quasi timorosa, per paura di svegliare Alice, allungai e ritirai la mano per poterla accarezzare varie volte. Alla fine, vinta dalla voglia di sentirla più vicina, le sfiorai leggermente, in un tocco fulmineo e lieve, una guancia. Il mio sorriso, se possibile, si allargò ancora di più e gli occhi si inumidirono inevitabilmente. Mi era mancata! In tutto quel tempo non avevo capito quanto e non pensavo che rivederla avrebbe provocato in me tali emozioni. Allontanai da lei il braccio con cui l'avevo carezzata, le poggiai entrambe sulle mie ginocchia e sospirai. Tentai di gettare fuori tutta l'amarezza, la tristezza e la rassegnazione, che opprimevano il mio petto. Ero pentita di essermene andata senza aver rivolto un saluto ai miei genitori o ai miei amici. Avevo sbagliato e ne ero consapevole, ciò nonostante non avrei mai trovato il coraggio, l'umiltà, per chiedere scusa. L'orgoglio era sempre stato il mio difetto fatale e mi impediva di rimediare ai miei errori. Era un comportamento infantile il mio, eppure non riuscivo a crescere sotto quel punto di vista. Avevo la brutta abitudine di scappare difronte alle difficoltà.
Spostai lo sguardo da mia sorella su un mobiletto lì vicino. Ero davvero entusiasta di poter trascorrere un po' di tempo con lei, e grazie a chi? James! Quanto era dolce, mi aveva fatto un regalo stupendo! Dovevo sdebitarmi, però non sapevo come ringraziarlo nella giusta maniera. Magari avrei potuto dirgli qualcosa in più sul mio passato, in fondo lui si era confidato con me, avrei dovuto farlo anche io. Inconsciamente, tuttavia, ero terrorizzata: temevo che, una volta che il mio passato fosse venuto a galla, portando con sé quella terribile verità, dalla quale tentavo incessantemente di fuggire, James se ne sarebbe andato. Lui avrebbe capito ciò che comportava stare con me e, giustamente, avrebbe preso le distanze. Le mie solite insicurezze erano sempre pronte ad inondarmi la testa con le loro continue paure infondate, nate nei meandri del mio cervello.
-A cosa pensi?- mi chiese d'un tratto spaventandomi, Alice, con voce dormiente. Ero così assorta nei miei pensieri, che non mi accorsi minimamente del suo risveglio, tanto che balzai un poco su me stessa. Per tranquillizzare il mio cuore in tumulto, portai un palmo su di esso. La fulminai con lo sguardo e mi regalò un sorriso delicato, mentre si metteva seduta stiracchiandosi sonoramente.
-Pensavo dormissi!- le rivelai, scuotendo il capo e riacquistando un certo contegno.
-No, in realtà ti osservavo da un po'. Mi sono svegliata e tu eri già qui. Si può sapere a cosa pensi?- mi interrogò, coprendosi maggiormente con la coperta infestata da orsacchiotti celesti su sfondo rosa. Mi fece cenno di sedermi vicino a lei. Non rifiutai la sua offerta e ci avvolgemmo entrambe con il plaid.
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Alla ricerca di un nuovo inizio
ChickLitA volte possiamo sentirci soli anche quando siamo circondati di gente. Per ricominciare da capo ed ammettere i propri sbagli, ogni tanto, è necessario scappare per poi tornare indietro. Non per forza una fuga dettagliata e pensata; è sufficiente anc...