21) My worst nightmare has come true

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SABRINA'SPOV

Osservai il cielo tinto di un grigio scuro attraverso la finestra. L'immensa distesa di nuvole presagiva la comparsa di una violenta pioggia. I raggi del sole tentavano di oltrepassare timidi le nubi e alcuni colpivano i candidi cuscini del letto. Notai che uno di essi illuminava il bel volto di James. Lui aveva un braccio mollemente appoggiato sulla mia vita e la testa sopra il mio seno. Potevo sentire il suo respiro rilassato e vedere le sue spalle alzarsi ed abbassarsi ad intervalli regolari. Presi ad accarezzargli i capelli per far passare più velocemente il tempo.

Dopo alcuni minuti, avvertii dei brividi nascere dal fianco ed espandersi per tutto il corpo. Curiosa, abbassai il capo e scorsi la mano del mio ragazzo che si muoveva verticalmente sulla mia pelle. Le sue palpebre, seppur lente, si alzarono lasciando intravedere i diamanti azzurri, quali erano i suoi occhi.

-'Giorno, piccola.- biascicò, sorridendomi e affondando il viso nell' incavo tra la mia spalla ed il collo. Faticai persino a capire le sue parole per quanto erano state pronunciate con voce impastata nel sonno.

-Buongiorno!-

-Che ore sono?- domandò, troppo stanco addirittura per alzare semplicemente il capo e controllare di persona l'orario alla sveglia sopra il mobiletto. Gli circondai le spalle con le braccia e vezzeggiai i suoi muscoli intorpiditi.

-Le otto!- risposi, scoccandogli un bacio tra i capelli.

-Potrei abituarmi a tutte queste tue attenzioni.- ammise, apparentemente felice di quel lieto risveglio; ma poi sbuffò, d'un tratto contrariato, come se avesse rammentato un brutto sogno. –Mi mancheranno quando partirai...- confessò, sorprendendomi e facendo incurvare le mie labbra in un sorriso spontaneo.

-Ritornerò, James...- gli ricordai, punzecchiandogli la guancia con un polpastrello.

Tra una settimana sarebbe stato Natale. Per le strade della "Grande Mela" si potevano già ammirare gli addobbi natalizi. Era magnifico! Times Squares era inondata di ghirlande, alberelli, Babbo Natale giganti, stelline....

Avevo deciso di ritornare in Italia per questa festività. Sarei rimasta nella mia casa a Roma fino al tre gennaio. Avrei passato il capodanno nel mio paese d'origine e rivisto tutti i miei vecchi amici. Ero stata proprio maleducata ad andarmene senza nemmeno salutarli, senza lasciargli un biglietto o un messaggio, senza dire nulla. La sola idea di separarmi dal mio ragazzo mi faceva star male, però non volevo diventare una fidanzatina appiccicosa, così mi limitavo a tenermi tutto dentro cercando di non pensarci. Non era da James avere ragazze sdolcinate, quindi non lo sarei stata!

Carezzai la sua guancia e lo vidi tranquillizzarsi. Sul suo viso si delineò un'espressione davvero calma, che gli avevo visto solo pochi giorni prima. Eravamo in giro per le strade caotiche di New York. Ad un tratto mi portò su una panchina e mi prese le mani tra le sue. Mi abbandonai completamente a lui e, quando non credevo avrebbe mai aperto bocca, iniziò a raccontare della sua amicizia con Andrew.

-Io ed Andrew ci conosciamo da...non ricordo neanche da quanto a dir la verità! Siamo sempre stati ottimi amici e, fin dal primo momento, siamo andati d'accordo. –cominciò con un sorriso radioso sulla bocca e lo sguardo perso nei ricordi. –Da piccoli ne abbiamo combinate di tutti i colori: come quella volta che abbiamo incollato la prof alla sedia, oppure quando abbiamo lanciato un uovo in testa alla ragazza più schizzinosa della classe, o ancora quando ci siamo nascosti nello sgabuzzino della scuola e abbiamo ripreso il preside che se la faceva con una professoressa. Ovviamente il video ha fatto il giro di tutti i cellulari!- continuò. Nella mia mente si susseguirono numerose immagini di due piccoli bambini pestiferi e furbi, di due adolescenti inseparabili e di due uomini stupendi, dal cuore d'oro, che erano stati capaci di accogliermi nelle loro vite, seppur in modi diversi. –Andrew mi è stato vicino durante il periodo peggiore della mia vita: la morte di papà. Senza di lui non sarei riuscito ad andare avanti. Gli voglio bene.- sospirò infine, abbandonando la testa sulla mia spalla e stringendomi forte. Decisi di ricambiare il gesto, confessando a mia volta tutte le amicizie fallite e la mia infelicità in Italia, giungendo finalmente alla stabilità nella Grande Mela.

Alla ricerca di un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora