Capitolo 2

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Justin entrò in cucina, zittendo i discorsi delle ragazze presenti. Alzò gli occhi al cielo e le ignorò, andando a recuperare qualcosa da mettere sullo stomaco.

"Ehi Justin" lo chiamò Rosie con un tono incerto, come se avesse paura di innescare una bomba.

In quei giorni Justin era stato insopportabile con tutti, persino con sé stesso ma non poteva darsi colpe, le colpe le portavano i due pezzi di merda di cui si era fidato.

Si voltò verso di loro, concedendo l'attenzione di cui avevano bisogno, senza parlare.

"C'è un invito anche per te" mormorò Monika, allungando sul tavolo l'invito alla festa di fidanzamento.

"State scherzando?!" sbottò, afferrando la busta che girò e rigirò tra le dita, leggendo il suo nome.

La strinse convulsamente e uscì dalla cucina, puntando dritto verso il giardino.
Aveva bisogno d'aria o avrebbe perso completamente la testa.

Si lasciò cadere su una sedia sotto il gazebo e respirando profondamente, con gli occhi puntati al foglio decorato, lasciò vagare i pensieri e i ricordi dolorosi.

Shane, un colpo di fulmine bellissimo, colui il quale gli aveva fatto scoprire le gioie dell'amore, lui che aveva guarito le ferite lasciate da Jarred.

Lo aveva amato tanto e continuava ad amarlo tutt'ora, nonostante come fossero andate le cose.

Credeva fosse la rappresentazione della perfezione ma il suo unico difetto era stato proprio Theo, uno dei migliori amici di Justin.

Era ironico pensare che era stato lui a presentarli e da allora aveva visto la sua importante relazione, dopo quattro mesi, finire per essere rimpiazzato da uno che considerava un vero amico.

E ora, dopo soli due mesi, avevano deciso di sposarsi.

Justin in fondo, sapeva che certe cose non si controllavano, che l'amore non aveva bisogno di tempo e che Theo, non gli aveva rubato il ragazzo ma Shane era tutto ciò che più desiderava nella vita e gli era stato strappato via, come suo fratello.

"Eccoti, sentivo la tua testolina pensare da dentro" disse Jaycob, attirando la sua attenzione e sedendosi accanto a lui.

Justin sbuffò, scostando una ciocca azzurra dalla fronte per poi fare una smorfia, quando ricadde nello stesso punto.

"Vuoi che ti aiuto a bruciarlo?" domandò Jaycob, facendo cenno verso l'invito.

Justin posò il mento sul tavolo di plastica e infilò entrambe le mani nei capelli tinti, tirandoli leggermente.

Pensò e ripensò, infine drizzò la schiena e spostò gli occhi celesti in quelli identici di suo cugino.

"No, voglio andare" affermò deciso, sorprendendo l'altro, il quale lo guardò leggermente contrariato.

Conosceva la sensibilità di Justin,  non sarebbe rimasto forte davanti a una scena simile e non voleva vederlo crollare.

"Piccolo, non credo sia una buona idea" tentò di persuaderlo con scarsi risultati.

"Se non li affronto, sarò sempre lo sfigato che soffre e loro quelli felici. Ti prego Jay.. Dovrai solo starmi accanto" lo pregò con un'espressione dolce e le mani congiunte.

Jaycob sorrise e annuì, acconsentendo a quella folle idea, immaginandosi Jarred al suo posto. Lui sarebbe andato e avrebbe spaccato il muso di Shane a suon di calci.






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Hyram si svegliò alle prime luci dell'alba, con una gamba poggiata sullo schienale del divano, il braccio a penzoloni nel vuoto e il cuscino, tenuto stretto al petto dall'altro braccio.

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