Capitolo 7

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Hyram era riuscito a prendere sonno da pochissimo, quando venne svegliato bruscamente dalla luce del lampadario.

"Bene, sei sveglio" disse ironicamente Jarred, conscio di averlo svegliato e di fatti, il minore gli riservò un'occhiataccia.

"Non potevi aspettare domani mattina, per qualsiasi cosa tu voglia da me?" borbottò, portando entrambe le mani a stropicciarsi gli occhi stanchi.

Jarred si tolse di dosso, la giacca elegante, seguita dalla camicia, provando sollievo nel abbandonare quegli indumenti che stonavano con il suo stile.
"E se fosse qualcosa da dover fare di notte?"

Hyram si sentì subito più sveglio, insieme ad altro sotto l'elastico del pigiama, sgranò gli occhi grigi, assottigliandoli nel notare il ghigno dell'altro.

"Jarred" piagnucolò assonnato e stufo di quelle prese in giro.
Lo aveva aspettato con l'ansia alla gola, mentre lui era a divertirsi alla festa, dove sicuramente aveva ritrovato il suo amore o quello che era.
Quindi ora, si meritava un po' di pace, dopo le ore trascorse a deprimersi.

Il biondo si avvicinò al divano, ricoperto di cuscini e si lasciò andare accanto al suo piccolo ospite, tirandolo a sé, cogliendolo di sorpresa.

Hyram si ritrovò tra le sue braccia calde e sentì il fiato mancargli, nonostante il suo cervello lampeggiasse di domande.

"Cosa c'è, bimbo?" attirò la sua attenzione Jarred, sciogliendolo come neve al sole, davanti a quel nomignolo.

Hyram posò entrambe le mani sul suo petto, tastandolo, per assicurarsi che fosse realmente lì e forse per lo stato di sonno, trovò il coraggio di tirare fuori, le domande che albergavano nella sua mente.
"Hai visto Jaycob?" mormorò, guardandolo di sottecchi e per il nervoso, aveva iniziato a tracciare linee sui pettorali tonici.

Jarred gli alzò il mento con una mano e annuì, inclinando il viso da un lato, per studiare più a fondo, ogni possibile reazione.

Hyram si morse l'interno guancia pensieroso e poi, il suo silenzio sfociò in un mare di parole e dubbi, che forse non aveva il diritto di porre.
"Perché mi stai aiutando, tenendomi qui? Perché mi hai baciato in terrazzo in quel modo, se ami un altro? E perché mi hai chiesto di farti tornare vivo? Perché io e non lui?"

Gli occhi verdi e taglienti, come gemme preziose, continuavano a fissarlo, captando l'agitazione dietro ogni sillaba.
"Vuoi davvero le risposte? Potrebbero non piacerti" lo mise in guardia ma per quanto potesse essere doloroso, Hyram voleva una verità ora, prima che i suoi castelli in aria diventassero insormontabili.

Per questo, annuì e attese risposte che Jarred non tardò a dare, posando le mani sui suoi fianchi stretti, confondendolo solo di più.

"All'inizio mi facevi tenerezza, non meritavi nulla di ciò che ti accadeva e non avevi nessuno, poi quella sera ho visto in te qualcosa, che mi ha ricordato una vecchia presenza nella mia vita. È come se avessi la possibilità di salvare qualcuno per la seconda volta e non voglio sbagliare con te, non come ho fatto in passato"

Il castano, si accigliò, riempiendosi di altri dubbi. Chi non era riuscito a salvare? E perché quella notte in cui era disperato, gli aveva ricordato quella persona?

"Vorrei dirti che ti ho baciato perché lo volevo e basta ma sarebbe troppo banale, non trovi? Hai infilato un dito nel barattolo di colore, come se fosse l'unica cosa che ti potevi permettere e per questo, ti ho fatto immergere entrambe le mani, ho lasciato che mi sporcassi e ti ho baciato perché non sopportavo l'idea di vederti vivere un quarto d'emozione" Jarred esternava quelle parole, quasi con rabbia, tanto che Hyram capì ciò che intendeva e doveva ammettere che avesse ragione.
Quel bacio era stato liberatorio, spinto da pura e forte emozione.

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