Capitolo 23

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Jaycob percorse il corridoio velocemente, intenzionato a raggiungere Jarred nella sua stanza. Il giorno prima lo aveva evitato come la peste e ora voleva delle spiegazioni.

Il caso volle che venne fermato un secondo prima di irrompere nella stanza, da Raphael che lo trascinò nel corridoio adiacente, spingendolo contro la parete.

"Ci vuole buttare fuori, con Hyram l'ha già fatto" affermò, guardandolo dritto negli occhi azzurri, come i suoi.

"Buttare fuori da cosa? Da un'immaginaria relazione che ha con tre ragazzi?" osservò Jaycob con una punta di ironia, incrociando le braccia al petto.
"Non mi allontanerà, io lo amo"

"Anche io lo amo" ribatté con calma Raphael, incrociando le braccia al petto, imitandolo.

"Lui mi ama" replicò Jaycob, facendo inarcare un sopracciglio al maggiore, per la discussione degna di bambini all'asilo.

"Forse lui ama anche me"

Jaycob fu il primo a sbuffare inviperito, scuotendo più volte la testa.
"Non puoi lasciarlo perdere e basta?"

Raphael alzò gli angoli delle labbra, in un sorriso forzato, schioccò la lingua sul palato e tornò a guardare Jaycob.
"No Jayjay, non posso. Non dopo che ho riscoperto il suo sapore"

"L'hai scopato?.." quella che doveva essere una domanda dettata dalla rabbia, si rivelò un flebile sussurro.
La sua mente si affollò di scenari in cui i due consumavano un amplesso selvaggio e ancora una volta, la gelosia non fu che un brivido al basso ventre.

"Sì, l'ho scopato ed è stato bellissimo, esattamente come lo stai immaginando" sussurrò Raphael, osservando il suo labbro inferiore, inconsciamente stretto tra i denti.

Jaycob borbottò un insulto prima di fuggire nella direzione opposta, con gli occhi di Raphael puntati sulla schiena.
Al sicuro, nella sua camera da letto, si poggiò con le spalle alla porta, respirando profondamente, cercando di svuotare la mente da tutti i pensieri.

Ma ciò che c'era al di sotto della vita, non ne voleva sapere di pensare ad altro. Si odiò con tutto sé stesso, ma non poté che girare la chiave, sigillando la porta e raggiungere il proprio letto.

Si lasciò cadere di schiena sul morbido materasso e lentamente si spogliò dei pochi indumenti che aveva addosso, piegando un braccio al di sotto della testa, puntando gli occhi al soffitto bianco, dandosi un'ultima possibilità per pensare a qualcos'altro.

Ma in quella parete candida non vide altro che la proiezione di due corpi avvinghiati e sudati, stretti in un amplesso, il membro duro di uno scivolava all'interno dell'altro, possedendolo come mai nessuno aveva fatto.
I gemiti di entrambi erano rochi e virili, due anime feroci che lottavano per prevaricare, in quel letto o qualsiasi superficie.
Il sudore imperlava la pelle, rendendola lucida, accentuando i muscoli possenti, le vene che quasi esplodevano, le dita che stringevano, le unghie che graffiavano.

La sua mano scese lungo il petto dolcemente, a occhi chiusi, lo accarezzava, oltrepassando gli addominali, giungendo al basso ventre. Avvertì un nuovo brivido e schiuse le labbra in un gemito quando afferrò la propria erezione formata. Chiuse la mano in un pugno, facendola scorrere lentamente verso l'alto mentre immaginava i corpi tendersi e sbattere ritmicamente in degli schiocchi erotici.

Aumentò il ritmo del polso, nel modo in cui uno dei due aumentava il ritmo delle stoccate, facendo urlare di piacere l'altro.

Lasciò che i gemiti uscissero dalle sue labbra e si mescolassero a quelli dei due bellissimi uomini e continuò a toccarsi, per sé stesso e per loro, voleva essere guardato, ammirato e posseduto fino allo stremo.

Spalancò la bocca, a corto di ossigeno, il suo membro pulsava, la sua mano si muoveva rapida sull'asta sensibile e in pochi altri movimenti, avvertì il famigliare calore al basso ventre.

Proprio quando il suo membro si tese per poi schizzare il liquido bianco, l'uomo riempì l'amante del suo seme, marchiandolo in profondità.

Sbarrò gli occhi, ritornando alla solitudine della sua stanza, con il ventre sporco, la mano ancora stretta al sesso e il cuore impazzito nel petto.

Guardò nuovamente il soffitto bianco e immaginò i due baciarsi, con passione e dolcezza, guardandosi negli occhi. Verde smeraldo, nell'azzurro oceano.. Jarred e Raphael.

**

Curt, nel bel mezzo di un sonno profondo, si voltò da un lato, dando la schiena all'ospite nel suo letto, il quale penso bene di allungarsi e poggiare i piedi ghiacciati alla base della sua schiena, facendolo svegliare e imprecare d'un tratto.

"Ma che cazzo!" sbottò, sentendo una risata provenire da sotto il piumino e subito la sua arrabbiatura svanì, lasciando spazio a un sorriso.

"Non potevi svegliarmi dolcemente, come le persone normali?" gli domandò, tirando giù il piumino con uno strattone, scoprendolo quasi del tutto.

Justin lo fissò con gli enormi occhioni blu, sbattendo le lunghe ciglia, con un sorrisetto innocente.
"È stato più divertente così" mormorò, trattenendo una risata che divenne un urletto di sorpresa quando Curt lo sovrastò completamente con il proprio corpo, intrappolandolo contro il materasso.

La luce fioca proveniente da fuori, bastava a esaltare i contorni del viso e del corpo minuto dalla pelle lattea. Una tela bianca su cui lasciare i segni di dita, labbra e denti, dei marchi che sarebbero rimasti lì per parecchio tempo.

"Allora, perché mi hai svegliato?" sussurrò a pochi centimetri dalle labbra invitanti ancora tese in un sorriso, che stavolta divenne malizioso.

Justin gli circondò la vita con le gambe e alzò il bacino verso il suo, facendoli strusciare dolcemente, strappando un sospiro a entrambi.

"Non riuscivo ad aspettare domani mattina, ti volevo adesso" mormorò, affondando entrambe le mani nei capelli biondi.

Curt posò le labbra sulle sue e lo baciò senza fretta, portando una mano sul suo viso, accarezzandogli una guancia con il pollice, per poi picchiettare la punta della lingua sul labbro inferiore che Justin schiuse, mugolando, lasciando che gli invadesse la bocca, facendola sua.

Il biondo spinse i fianchi sul suo bacino, facendogli sentire l'erezione dura attraverso la stoffa, Justin mugolò di nuovo, staccandosi dal bacio, per sospirare sulle sue labbra e infilare una mano tra i loro corpi, raggiungendo i boxer.

Lo accarezzò attraverso la stoffa, torturandosi il labbro. "Dio, è così grande. Mettimelo dentro, subito" ansimò sempre più eccitato e Curt si scostò da lui velocemente, per liberare entrambi dell'intimo ingombrante.

Justin spalancò le cosce, ancora quel sorriso provocante ad aleggiare sulle labbra piene e Curt scese a baciarlo con foga, riempiendogli la bocca con la lingua, che andò a strusciarsi vogliosa alla sua, mentre una mano andava ad afferrare l'erezione, allineandola alla fessura stretta, che con una forte spinta, penetrò.

Un grido di piacere uscì dalle sue labbra e puntò gli occhi azzurri lucidi al viso di Curt, iniziando a muoversi, per assecondare le spinte e gemere il suo nome.

"Curt.. Curt.."

"Curt?"

"Curt, ti vuoi svegliare?!"

Curt sbarrò gli occhi, stavolta realmente, trovandosi davanti l'oggetto del suo sogno e di tutti i suoi desideri.

"Non hai sentito la sveglia? Farai tardi a lavoro, idiota. E stai sbavando" indicò verso l'angolo della bocca, con una smorfia di disgusto.

Il biondo sbatté le palpebre, cercando di rimettere insieme i pezzi ma arrivava a una sola conclusione.
Guardò Justin avviarsi verso la porta per uscire e lo bloccò con una domanda.
"Stavo sognando?"

Quest'ultimo si voltò, con un cipiglio in fronte.
"Se ti ho svegliato, evidentemente sì" ripose ironicamente, prima di lasciare la stanza.

Curt fissò la porta, poi il piumino dove svettava l'erezione, si lasciò andare contro il materasso, afferrando un cuscino al volo per schiacciarlo contro il viso ed emettere un verso di pura frustrazione.
"Mai una gioia!"

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