La sveglia cominciò a suonare, i raggi del sole entrano dalle finestre inondando la camera di luce. Allungò un braccio e spense la sveglia per poi rimettersi a dormire.
«Hiccup alzati» le urla della madre lo costrinsero ad alzarsi. Svogliatamente scostò le coperte dal suo corpo e si mise seduto sul letto, si stropicciò gli occhi e sbadigliò.
«Un'altra giornata di scuola è iniziata» disse alzandosi dal comodo letto per dirigersi in bagno.
Si fece una doccia veloce per poi vestirsi con la solita maglia verde, la giacca marrone e i jeans.«Muoviti Hiccup»
«Arrivo mamma» urlò il ragazzo arrivando in cucina.
La madre era indaffarata a cucinare le frittelle per la colazione.«Giorno» disse il ragazzo prendendo una frittella per poi cospargerla di sciroppo d'acero.
«Ah potresti firmarmi l'autorizzazione per la gita?» chiese porgendo il foglio alla madre.
«Promettimi che ti comporterai bene questa volta» disse guardando il figlio.
«Lo sai che non è colpa mia» si giustificò il ragazzo.
«L'ultima volta sono stata convocata dal preside, è meglio per te che non si ripeta» disse la donna firmando l'autorizzazione.
«Va bene, grazie mamma sei la migliore» le diede un bacio sulla guancia e corse verso scuola.
Quel giorno le strade di Berk erano coperte dalle foglie secche e ingiallite cadute per via del temporale dell'altra notte. I passanti erano coperti fino al collo dai loro cappotti pesanti e le sciarpe di lana che li coprivano dal forte vento gelido di ottobre. Il cielo grigio faceva sembrare quella giornata di noia ancora più noiosa.
Hiccup arrivò di fronte alla scuola. L'edificio dalle pareti in mattone rosso sbiadito era affollato dagli studenti che entravano svogliatamente all'interno.«Ehi Hic» il ragazzo si girò e vide il suo migliore amico, Jack. Jack è un ragazzo dalla carnagione pallida, occhi azzurro ghiaccio e capelli albini. Come al solito il ragazzo indossava una maglietta a maniche corte bianca, pantaloni scuri e scarpe da tennis.
«Non hai freddo vestito così?» gli domandò Hiccup mentre un brivido gli percorse la schiena.
«No» fu la risposta dell'amico. I due entrarono all'interno e raggiunsero la loro aula.
La classe era piena di ragazzi che parlavano tra loro mentre aspettavano l'insegnate. Jack e Hiccup si sedettero ai loro posti in ultima fila. Jack dietro e Hiccup davanti.Il professor Arthur Norman entrò nell'aula. Il signor Norman era un uomo sulla settantina, i capelli ricci neri e la barba incolta gli davano l'aria di un selvaggio. Girava su una carrozzina elettrica, le gambe erano nascoste da una coperta scozzese. Spesso indossava una giacca elegante scura, una camicia bianca e una cravatta nera a righe rosse.
Il professore li scrutò uno per uno per poi far cenno di seguirlo.
I ragazzi si spintonarono fino all'ingresso dell'autobus. Per poi salire e sedersi in fondo. Jack e Hiccup salirono per ultimi e si sedettero davanti. Non appena l'autobus si mise in moto cominciarono i cori da stadio, tutto il pullman era invaso dalle voci dei compagni che si improvvisavano cantanti provetti.
Grace Kidman stava bombardando la testa di Jack con palline di carta impregnate dalla sua saliva.«Non ne posso più» borbottò Jack, mentre si toglieva le pallottole di carta dai capelli bianchi.
«Sopportala ancora per un po' siamo quasi arrivati» gli disse mentre scorgeva il museo. Il professor Norman aveva programmato una visita guidata al Greek Art Museum, un museo dedicata alla storia e all'arte greca. Il professore aveva parlato molto della storia greca e Hiccup si era affascinato da quella antica civiltà.
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Il figlio di Efesto . . . 🇮🇹
Fanfiction🏛 •°. *࿐ 𝐈𝐍 𝐂𝐔𝐈 Hiccup non è un ragazzo normale, lui è il figlio di Efesto. Va al Campo Mezzosangue e conosce nuovi amici, tra cui Astrid. Astrid è la figlia di Ares, sostiene che i figli di Efesto siano inutili così lo sfida in un combattimen...