Cαριτοlο XI ~ Il simbolo ~

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Erano passati tre giorni da quando Hiccup aveva nascosto il drago nella piccola radura e lo raggiungeva ogni giorno verso sera tarda quando tutto il campo era nelle proprie cabine.

In quei tre giorni c'era stato un altro attacco al campo da parte di una Furia, il mostro era atterrato in mezzo al campo e aveva preso tra i suoi artigli uno dei figli di afrodite per poi portarlo via.

Tutto i semidei avevano iniziato a temere per la propria vita tanto che uscivano dalle loro cabine solo per reali esizente.

«Sembra di essere in quarantena.» dichiarò Flynn mentre rientrava nella cabina di Ermes dopo la riunione che Chirone aveva indetto con i capi delle cabine. «Non c'è nessuno fuori, se non qualche figlio di Ade che spera di raggiungere il proprio padre facendosi uccidere dai quei mostri.» decretò lui.

«Che ha detto Chirone?» domandò un semidio non ancora riconosciuto.

«Che andrà tutto bene. Sta cercando un modo per comunicare con gli Dei e fargli sapere dei nostri problemi, ma figurati se quelli hanno intenzione di fare qualcosa per aiutare i propri figli.» borbottò lui.

«Gli Dei sono descritti come creature benevole e pronte ad aiutare il prossimo.» disse un altro semidio.

«Sì certo, se sei il loro favorito. Di certo non hanno tempo per i nostro drammi.» disse un figlio di Ermes. «Se tenete alla vostra vita vi conviene rimanere qui oppure potete uscire di nascosto come fa Haddock.» continuò lui fissando il castano che aveva uno sguardo sorpreso. Era convinto che nessuno lo avesse mai visto uscire.

«Lascialo stare Link, abbiamo problemi più grandi da affrontare ora.» lo rimproverò Flynn. «E se Haddock esce non sono affari tuoi.» il biondo alzò le mani in segno di resa e si allontanò. Hiccup invece si avvicinò al castano per ringraziarlo di averlo difeso.

«Grazie Flynn, non sono in molti che mi difendono.»

«Sappi solo che se sei coinvolto in qualche modo con l'invasione delle Furie non mi farò problemi a consegnarti a chi vorrebbe vedere la tua testa appena su un palo.» a quelle parole Hiccup deglutì. «Sono stato chiaro?» il castano annuì spaventato.

Verso sera inoltrata, come le altre volte, Hiccup uscì dalla cabina e si diresse verso il drago per poterlo studiare. Aveva con se un'agenda e una matita per annotarsi come agiva l'animale con determinati stimoli. Fino ad ora aveva imparato che risultava aggressivo quando si sentiva minacciato e che odiava le anguille.

«Okay bello vediamo come mi stupirai oggi.» disse lui sedendosi per terra ed estraendo la matita dalla tasca della giacca assieme all'agenda. «Con cosa iniziamo? Versi degli animali? Rumori sospetti? Voci umane?» il drago però non gli prestava la minima intenzione dal momento che l'unica cosa che voleva fare era andarsene da quel posto. Cercava invano di volare ma a causa della coda tagliata non poteva farlo.

Il castano vedendo la scena mise da parte l'idea di studiare l'animale per provare ad aiutarlo. Si avvicinò alla sua coda mozzata e iniziò ad analizzarla. Doveva ammetterlo il taglio era davvero preciso. Cercò di prendere la coda tra le mani per portarla esaminare meglio ma il drago la ristrasse e gli mostrò i denti arrabbiato. Hiccup a quella reazione si spaventò.

«V-voglio solo aiutarti. Tutto qui.» allungò la mano verso il muso dell'animale ma lui gli soffiò dietro. «N-non voglio farti del male.» cercò di tranquillizzarlo lui. Il drago diffidente ritirò i denti e gli porse la coda senza però togliere lo sguardo dal giovane.

Il castano prese la coda tra le mani prima di prendere un metro che uno dei suoi compagni di cambina aveva nascosto nella sua giacca per fare uno scherzo ad un figlio di Ermes. Iniziò a prendere le misure dell'arto per poi annotarle nel suo taccuino.

Il giorno seguente Hiccup si trovava nella fucina del campo. L'edificio era uno dei pochi rimasto aperto ai semidei figli di Efesto per poter lavorare nel forgiare armi e protezioni ma nessuno si era mai messo al lavoro perciò aveva l'intera fucina solo per lui. Mentre fondeva il ferro per creare un esoscheletro che si attaccasse alla coda e cuciva della stoppa per creare una coda che fosse simile all'originale non si accirse che sopra alla sua testa era apparso un simbolo.

Un'incudine e un martello brillavano sopra di lui. Suo padre l'aveva riconosciuto. Era un figlio di Efesto, ora faceva ufficialmente parte della cabina 9. Purtroppo però lui non se ne accorse dal momento che era completamente concentrato nel suo progetto.

In soli cinque giorni di duro lavoro Hiccup completò la sua coda prospettica e raggiunse il drago per collaudarla. Alla vista del ragazzo l'animale iniziò a saltare in giro. Hiccup sorrise notando come in quel momento l'animale sembrasse più un cagnolino entusiasto di rivedere il suo padrone dopo tento tempo che un possente e temuto drago.

«Okay vediamo se questa cosa funziona.» disse lui mentre il drago si fermava per farsi applicare la coda. Non appena Hiccup fissò l'ultima cinghia il drago non resistette e iniziò il suo volo di prova. Spiegò le ali e partì. Hiccup invece si dovette reggere alla coda dell'animale per evitare di cadere.

Il volo però non durò dal momento che la coda finta non si muoveva contemporaneamente a quella reale e questo fece precipitare entrambi nel laghetto sotto di loro. Hiccup invece di abbattersi prese il risultato come un'assoluta vittoria dal momento che, anche se per qualche secondo, il drago era riuscito a volare.

«Non é male vero bello?» domandò al drago mentre usciva dal lago completamente fradicio. L'animale si scrollò l'acqua di dosso che finì sul castano e vede un verso di disacorso. «Lo so che vuoi andartene ma é già un miracolo che quella cosa abbia funzionato. Potevamo finire contro qualche roccia.» disse lui iniziando a togliere la coda finta al drago. «Ha solo bisogno di una sistemata, vedrai tornerai a volare in poco tempo.» lo rassicurò Hiccuo.

Il figlio di Efesto . . . 🇮🇹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora