L'assalto

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Nessuno sceglie mai il modo in cui verrà ricordato. Almeno così la pensava Gerard.

Per quanto uno si impegni per costruire la propria immagine, pensava, quell'immagine passerà di bocca in bocca fino a venire rimodellata completamente.

A lui era andata discretamente bene, però. Era arrivato essere temuto abbastanza da fare in modo che in alcune parti del mondo la gente si rifiutasse di credere alla sua esistenza. Ed era soddisfacente per lui pensare che qualcuno, da qualche parte in quel mondo, aveva troppa paura di lui per accettare l'idea che persone così esistessero. Magari interi popoli sentivano il nome “Red Crow” e, nei più profondi angoli delle loro anime, rabbrividivano. Magari altri iniziavano a riflettere razionalmente in un debole tentativo di tranquillizzarsi, affidandosi all'improbabilità che ci fosse una ciurma capace di depredare una città in una notte e sparire senza farsi trovare mai più.

L'uomo crede a ciò a cui vuole credere, rammentava di tanto in tanto Gerard.

La ciurma di Red Crow – capitano conosciuto da pochi col suo vero nome –, non per niente, era formata da talenti unici nel loro genere. Gente capace di uccidere con un gesto insignificante come muovere una mano nell'aria, o facendolo platealmente ma buttando giù venti soldati in un colpo. Ladri abbastanza scaltri da sfilare strati di vestiti di dosso ad una povera vittima che se ne accorgerà solo una volta essere rimasta completamente nuda. Sanguinari gentiluomini, geni mai andati a scuola, reietti della società troppo straordinari perché la gente comune potesse accorgersene. Formavano tutti una macchina di criminalità perfettamente funzionante, e solo così la Sea Nest era capace di sparire dalla vista della marina militare inglese come se nulla fosse.

Oramai, erano sei anni che andavano avanti così. E il capitano Way poteva giurare che avrebbe continuato fino al giorno della sua dipartita dal mondo. Perché, nonostante avesse bisogno di derubare niente di meno che il sorvegliatissimo e prestigiosissimo porto di Halebeck, anche nella situazione più disperata riusciva a divertirsi.

Mentre chiedeva ai muscoli delle sue braccia un ultimo sforzo per sostenere il peso del corpo fino alla finestra, dall'alto vide di sfuggita il suo nostromo terrorizzare due signorine. Non avrebbe mai dubitato che quell'uomo sarebbe riuscito a prendere con la forza entrambe,contemporaneamente. E ridacchiò, riprendendo la sua arrampicata.

Come previsto dal piano, Mikey trovò ad aspettarlo due guardie davanti alla porta, in cima alla torre.

“Ah, cavolo” sputò.

I due scattarono immediatamente, puntandogli contro i fucili.

“Lo sapevo. Me l'avevano detto di non venire qui da solo”. Mikey prese a farneticare con noncuranza, girandosi la pistola tra le mani. “'Mikey, avrai bisogno di aiuti, di qualcuno che ti copra le spalle'. Ma sapete che c'è? E' tutta la vita che qualcuno mi copre le spalle. Quasi sempre è mio fratello, che ci tiene a fiatarmi sul collo ogni giorno da quando sono nato. Per una volta volevo cavarmela da solo, capite? E guardate sono andato a finire. Forse dovrei davvero arrendermi e continuare a portarmi dietro mio fratello...”

In quel momento – troppo veloce perché i due soldati potessero accorgersene – la porta blindata scattò e spuntò Gerard. Come da programma, Mikey si occupò di sparare alla testa di uno dei soldati, mentre il fratello avrebbe ucciso l'altro.

Si sentirono due spari in contemporanea, ma uno solo di loro cadde a terra morto.

Gerard e Mikey si guardarono sconcertati.

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