Bravo ragazzo

858 29 8
                                    

E' ufficiale: lo sta facendo apposta, sentenziò tra sé Frank, nel momento in cui vide Gerard mollare una pacca sul posteriore dell'unica donna tra tutti quei marinai intenti a lavorare sul ponte.

Con fin troppa forza si chiuse la botola sulla testa per scendere le scale interne alla nave: finì per sbatterla, e chissà che baccano aveva fatto sul ponte. Si morse la lingua e sperò che l'equipaggio facesse già troppo chiasso perché potesse essersi sentito. Non voleva dare a Way la soddisfazione di vederlo irritato.

Negli primi giorni di navigazione, se non altro, il capitano e la sua mogliettina avevano mantenuto un minimo di contegno in pubblico. Casualmente, dall'ultima conversazione con Frank, Gerard aveva iniziato a perdere anche quel poco di decenza, ovvero a far intendere con ben più evidenza che lui e Lindsay avevano – probabilmente - una fantastica vita sessuale. Toccate fugaci, battutine allusive, persino qualche bacio.

Per quanto Frank avrebbe voluto che fosse diversamente, ognuno di quegli attacchi colpì in pieno: guardarli fare i fidanzatini continuamente gli mandava a fuoco lo stomaco.

Detestava Red Crow, lo odiava più che mai. Forse dipendeva dal fatto che lo voleva più che mai.

Distrattamente, Frank pensò che il pirata avesse ragione: non riusciva a smettere di sfogare la frustrazione per conto proprio, eppure non gli bastava mai.

Ti darai piacere pensando a me, ma saprai in ogni istante che non potrà mai essere all'altezza di ciò che ti farei provare io”.

Voleva di più. Bramava che quelle mani così rozze e indelicate trovassero la propria nobiltà toccando la sua pelle, aveva bisogno che quella lingua tagliente lo tormentasse ancora ma senza l'uso delle parole.

E una notte decise che l'attesa era durata fin troppo. Lasciò in un salto improvviso la sua brandina, raccolse tutto il coraggio che aveva e lasciò sul cuscino il suo orgoglio: aveva la sensazione che, se l'avesse portato con sé, Red Crow l'avrebbe disintegrato definitivamente. Risalì fino al ponte, e il caso volle che lui uscisse in tempo per scorgere la chioma ramata del capitano sparire dietro una porta. La porta della sua cabina.

Respirò profondamente e marciò deciso fino a raggiungerla.

Se Cyrus ti vedesse adesso..., gli disse il senso del pudore, abbastanza chiaramente da far bloccare la sua mano, tesa sul pomello.

Frank piegò il collo più che poté per alzare la testa. La luna splendeva sopra di lui, bianca e grandissima, come a ricordargli quanto fosse lontano da casa, dal mondo reale – quello dove la giustizia e la legge avevano un significato. Qui fare il bravo ragazzo non avrebbe portato a nulla, negarsi i suoi desideri non gli avrebbe dato nulla a parte altra frustrazione.

Prese un ultimo respiro, e afferrò il pomello per aprire la porta.

Cyrus non è qui, ricordò con amarezza.

Con gesti svelti entrò nella cabina. Quando si chiuse la porta alle spalle, Way era già seduto sul suo letto, a gambe divaricate, i gomiti abbandonati sulle ginocchia e la schiena ricurva. Alzò la testa liberandosi la vista dai lunghi ciuffi, e non poté nascondere la sorpresa nel vedere proprio lui lì dentro.

“Immagino che dovrei fingere di non sapere perché sei qui” fu quello che disse.

Frank ingoiò il rospo, come immaginava avrebbe fatto ancora diverse volte da quel momento. Violò quei pochi passi che lo separavano da lui e, per quanto cercasse di sembrare sicuro di sé, sentì le sue gambe tremare quando si mise a cavalcioni sul capitano. L'altro, dal canto suo, lo lasciò fare, quando se lo trovò sopra gli accarezzò persino i fianchi. Lo fissò dal basso verso l'alto, ma senza che mai il suo sguardo smeraldino perdesse quella caratteristica punta di arroganza.

Give me your freedom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora