Stress

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Non si poteva dire che Gerard si annoiasse. Affatto. La sua vita era un continuo susseguirsi di esperienze stupefacenti, meravigliose e terrificanti. Come si suol dire, avventure.

No, Gerard non si annoiava. Allora perché aveva deciso – così, di punto in bianco – di dedicare a Frank Iero tante attenzioni? Aveva ben altro da fare – concludere le trattative con Halebeck, sbattere nuovamente in faccia a Hamilton la sua vittoria solo con uno dei suoi irriverenti sorrisi, sperperare tutti i soldi che avrebbe preso da quella ridicola cittadina, cercare altri guai da combinare. Perché, da un momento all'altro, aveva sentito la necessità di iniziare quel gioco con Frank?

Per vendetta? Probabile: finalmente aveva il coltello dalla parte del manico da ogni punto di vista, e poteva far rimangiare ogni parola a quell'altezzoso ragazzino.

Per divertimento? Sempre e comunque. Se qualcosa non diverte, perché farla?

Per Frank? Beh sì, Frank non è male. Niente di speciale, ma ha un bel retrobottega, un'eccitante visetto da fanciulla impaurita...

“Gee?”

Ancora prima di staccare gli avambracci dal parapetto e voltarsi, Gerard capì che nei paraggi non c'era nessun altro. Mikey non l'avrebbe mai chiamato in modo diverso da “capitano”, in presenza di membri della ciurma.

Il viso del fratello aveva un che di esaurito, un dettaglio che Gerard aveva già notato di sfuggita appena tornato a bordo. La stanchezza che vi leggeva era strana, come se non appartenesse a lui. Gerard aveva quasi l'impressione che, a volte, il volto di Mikey fosse uno specchio, e che riflettesse ciò che in realtà lui provava. La spossatezza che vedeva non era del fratello, era la sua. Quasi come se...

Come se lui custodisse tutto ciò che rimane di umano in me.

“Dovresti riposare” disse Mikey, infatti.

“Tra poco, stavo solo... pensando. Pianificando la prossima mossa”

“Credevo che tu improvvisassi tutte le tue mosse” ridacchiò, accostandosi anche lui al parapetto della Sea Nest.

“Infatti, ma quando si tratta di Saint Lucy, meglio prepararsi al meglio...” mormorò Gerard, abbassando un istante gli occhi.

Mikey commentò con un sorriso amaro ma, in qualche modo, comprensivo. “Che cosa pensi di farne di quel soldato?”

Aveva cambiato discorso. Mikey era sempre stato fin troppo attento a non calcare la mano sul fattore Saint Lucy.

“Per ora non conviene ucciderlo. Potrebbe essere utile come intermediario quando torneremo a Halebeck”

“Io stavo pensando più ad un messaggio: un cadavere che si deposita sulla spiaggia, e un biglietto sul suo petto con scritto 'Non provocateci'”

Quell'immagine fece scappare una risatina a Gerard, ma l'idea di dover rinunciare al nuovo gioco inventato appositamente per Frank, gli lasciò anche una punta di amaro dentro. Non amava che gli si guastasse la festa, mai.

“So che ti piacerebbe ucciderlo”

“Altroché”

La risposta di Mikey gli arrivò all'orecchio più seria di quanto non si sarebbe aspettato. Prese a guardarlo, senza sapere nemmeno per quale motivo.

Lo sguardo del minore si infiammò come se fosse stata accesa una miccia. “Quando tu mi hai detto di andare via, abbandonarti lì e salpare, sono stato almeno dieci volte sul punto di tornare indietro e ammazzare tutti i bastardi che ci stavano inseguendo”

Irrazionalmente, questo bastò a far inasprire la conversazione e l'umore del capitano. “E' questo il tuo problema, Mike, non sei capace di gestire le tue emozioni...”

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