Nemmeno dopo cinque mesi, Frank aveva preso confidenza con le navi abbastanza da sapersi arrampicare dalla scaletta laterale.
Fortunatamente, arrivò una mano dal ponte a tendersi per aiutarlo. Senza pensare, l’afferrò e si lasciò issare, concentrandosi sui muscoli tesi sotto il polso che lo stava sostenendo, così si distrasse sufficientemente per darsi la forza di spingersi verso l’alto.
E, quando si trovò sospeso a dieci metri tra l’acqua e il ponte su cui aveva a malapena fissato un piede, scorse un volto sopra di sé coprire il sole. Sarà stato il controluce, sarà stato tutto il tempo passato senza poterlo vedere, ma Frank non riuscì a riconoscerlo subito. Se ne rese conto solo quando quel viso si accese più del sole alle sue spalle in un sorriso inconfondibile, e per allora aveva già poggiato i piedi saldamente sulle assi della nave.
La sua mente si prosciugò di ogni pensiero, i polmoni di ogni respiro.
Quelle braccia che conosceva così bene, gli si avvinghiarono attorno al corpo, e improvvisamente il cuore iniziò a pompare nelle vene uno strano sentore di calda sicurezza che Frank non era più abituato a percepire.
Sollevò le braccia - d’un tratto tremanti, deboli – e si aggrappò alla giacca di Cyrus, con un’irrazionale paura che le gambe cedessero da un momento all’altro.
“Frank”
Quella voce. Un sogno inafferrabile, quello che Frank aveva continuato a sentire sottopelle in ogni notte di riposo.
Lui era lì. Riusciva a sentire la stoffa della sua divisa sotto le dita, il suo profumo contro il viso, le sue braccia a proteggerlo come avevano fatto per tutta la vita.
“Frank. Frank!”. Cyrus continuava a ripetere il suo nome, ma lui non aveva il fiato per rispondere. “Signore ti ringrazio, non riesco a crederci...”
Sentendo gli occhi bruciare, Frank tentò di tornare a respirare. In quel turbine inarrestabile di paura, angoscia e senso di colpa che tormentava il suo cuore, rivedere Cyrus era come incontrare una faccia amica in un romanzo dell'orrore.
“Sapevo che quel verme non diceva la verità, lo sapevo!” singhiozzò il commodoro.
“Di cosa parli?” rantolò lui, la voce attutita dal petto dell'uomo contro cui premeva il viso sull'orlo delle lacrime.
“Abbiamo Red Crow, Frank”
Tutto si bloccò. L'universo intero si fermò sotto il freno del nome di Red Crow. Il cuore di Frank, per primo, smise di fare il minimo movimento.
“… Come..?”
“Ha detto che la sua nave è andata distrutta, e tu con lei. Ma ora è chiaro che ha mentito, ha sempre mentito”
“Avete... preso...”
“E' in cella, Frank. Sta' tranquillo, non può più farti del male”
Le dita del ragazzo si strinsero intorno alla stoffa della giacca di Cyrus finché le nocche non divennero bianche. Serrò la mascella e, senza potersi più trattenere, esplose.
“Sei al sicuro” continuava a dirgli il suo migliore amico, ma lui non era più capace di ascoltare. Non avrebbe mai potuto nascondere il suo traboccante conforto, quindi si limitò ad affondare il viso nel petto di Cyrus e fingere che il suo fosse solo uno sfogo di tutta la disperazione provata fino a quel giorno.
Gerard è vivo. Gerard è qui, respira, è sopravvissuto. E' vivo, è vivo, è...
Qualcuno estraneo al suo piccolo mondo, si schiarì la gola. “Scusate, signore… Cosa dobbiamo farne di lui?”
Sulle prime, Frank non si curò di tradurre quelle parole in una lingua che potesse arrivare al suo cervello. Non c’era spazio per altro, al di fuori dell’istante in cui aveva saputo che il cuore di Gerard Way batteva ancora.
Poi…
“Portate a Red Crow un po’ di compagnia. Se è un altro sopravvissuto al naufragio, appartiene alla sua ciurma”
Sentendo Cyrus rispondere, Frank sollevò il capo, il vento a solleticargli il viso bagnato di lacrime. Con la bocca aperta a mezz’aria, cercò lo sguardo di Mikey, già con le manette ai polsi. Incrociò i suoi occhi e, in un solo secondo, riuscì ad esprimergli tutta la gioia che aveva dentro senza neanche sorridere. E sul suo viso, finalmente, intravide un po’ di serenità.
Non importava cosa sarebbe successo dopo. Red Crow era vivo, e questa consapevolezza era capace di ridare vita a due cuori in pezzi.
“E poi la sposa bacia me. Dovevate vedere la faccia di suo marito – beh, tecnicamente ancora non era suo marito, chi decideva di baciare erano affari suoi. Ma lì sull’altare!”
Gerard sentì una delle due guardie sospirare da dietro le sbarre. Non poteva vedere i due uomini in faccia, loro davano le spalle alla cella e lui se ne stava seduto con la schiena poggiata alla porta. Ma era abbastanza sicuro di starli esasperando. Che pubblico difficile.
“Comunque sia, io ancora non riesco a sbattere le palpebre – tanto mi ha preso di sorpresa la ragazza – e, quando finalmente si stacca da me, guardo lo sposo e-”
“E lo trovi a fissarti come se volesse infilarti la lingua in gola anche lui”
Il petto di Gerard, come la sua bocca, si zittì in quell’istante. Non conosceva nessuna voce al mondo, quanto quella. Si voltò tanto violentemente da rischiare di battere la fronte contro le sbarre.
Trovò quel sorriso strafottente identico al suo e si trovò sul punto di sfondare la porta a mani nude. Ma Mikey era già ammanettato ed era piuttosto evidente dove il soldato dietro a lui lo stessero scortando.
Si alzò in piedi e attese immobile che aprissero la cella e permettessero a Mikey di arrivare a lui. Appena il fratello fu libero dalle manette, senza spinte o solleciti si gettò dentro. Si buttò addosso a Gerard con tanto impeto da farlo quasi cadere a terra.
Stavolta Red Crow non avrebbe ridotto quel momento ad una battuta sarcastica o un commento pungente. Strinse suo fratello, mentre nella sua mente vorticavano tutte le occasioni in cui, in quegli anni, era stato convinto che mai più lo avrebbe rivisto. E nessun ragionamento razionale su quanto fosse facile morire per un pirata, era riuscito mai ad attenuare il conforto nel riaverlo lì ogni volta.
“Cristo santo…”
“Ma come cazzo hai fatto?” rise, allontanandolo per guardarlo in faccia.
Mikey inspirò profondamente, per poi gettare fuori l’aria tutta d’un colpo nella sua risposta: “Non lo so”
“Come sei arrivato qui? Dov’eri?”
“Su un’isola. Le onde mi ci hanno portato e…”. Gerard lo vide interrompersi, e qualcosa nel suo sguardo crollò. Lasciò andare un sospiro. “C’è una cosa che devo dirti”
Guardò il minore, interrogativo, in attesa che parlasse.
“Iero è vivo”
Respirò lentamente e strinse le labbra, prima di rispondere. “Mike, se è uno scherzo, non è divertente”
“E’ la verità” insistette Mikey. “E’ naufragato su quell’isola con me, se non fosse stato per lui sarei ancora su una spiaggia a pensare a voi due, imbufalito come mai prima. Ha messo su un enorme falò per permettere alle navi in rotta di avvistarci. E’ a bordo, te lo giuro”
“Mike-”
“Te lo giuro”
Lasciando scivolare via le braccia da lui, Gerard indietreggiò finché la sua schiena non trovò il muro. E lì le sue gambe si arresero, facendo crollare qualunque cosa fosse mai esistita nell’animo di Red Crow prima di quel momento.
Non tutto era andato perduto. Mikey era ancora vivo, Frank era ancora vivo. Al resto, a qualunque cosa avrebbe potuto sopravvivere, se questa era la verità.
“Grazie…” sospirò a voce così bassa che forse neanche il fratello lo sentì, senza avere la minima idea a chi si stesse rivolgendo.
“Se tocco qui, ti fa male?”
“No…”
“E invece qu-”
“Ah!”
Il Dr. Grimbert ridacchiò, ritraendo le mani e togliendosi gli occhiali. “La buona notizia è che nessuna costola è rotta. La cattiva è che non potrai fare sforzi per un po’, se non vuoi che accada veramente. Devi aver preso una botta non indifferente, forse durante il naufragio”
Frank deglutì, abbassando lo sguardo un istante. Si tirò giù la camicia, coprendo i vecchi sfregi che il medico aveva già curato come poteva.
“Toc toc?” si annunciò Cyrus, aprendo la porta della sua cabina. Trovò Frank come l’aveva lasciato, dove il dottore l’aveva raggiunto: sul divano.
Quando Frank lo vide entrare, ritrasse le labbra e sorrise. Non poteva non sorridere. Nella confusione della sua mente, l’unica certezza era il conforto che sentiva ora che il suo migliore amico era di nuovo al suo fianco..
Da un’ora era in quella cabina, su quel divano, a tentare senza successo di riordinare le idee. E quante volte aveva accarezzato l’idea di scendere sottocoperta solo per ritrovarsi ancora una volta faccia a faccia con Gerard? Ma sapeva di non potere. Non aveva il coraggio né l’intenzione di spiegare a nessuno cosa c’era tra lui e Red Crow, non poteva, e nessuna scusa era abbastanza sensata o convincente da fare in modo che le guardie lo lasciassero solo con un prigioniero.
“Sono venuto a vedere come sta il paziente” si giustificò Cyrus, senza riuscire a nascondere l’euforia nel poterlo dire. Era indubbiamente felice che Frank fosse lì, vivo e vegeto. Peccato che non sapesse nulla di che sporco traditore lui fosse diventato.
Il soldato si sorprese a non avere più idea da che parte si trovasse. Guardando Cyrus dopo tutte le volte che aveva ceduto il proprio corpo ad un pirata, si sentì esattamente come si era sentito guardando Gerard dopo lo scontro con la marina francese. Avvertiva in fondo allo stomaco il senso di colpa per ogni crimine commesso, per ogni torto o violazione della fiducia, nei confronti di entrambe le parti. Era come se non esistesse più giustizia in lui: tutto era determinato dalla delusione che recava o che avrebbe potuto recare alle persone a cui teneva. Per quale squadra giocava Frank Iero, adesso? In cosa credeva? Chi era?
Chi amava?
Serrò gli occhi tra sé e scosse la testa per cacciare quei pensieri, concentrandosi sulla conversazione che Cyrus e il Dr. Grimbert stavano portando avanti.
“Il paziente sta meglio di quanto avrei mai osato sperare” sentenziò il medico, alzandosi dal divano e chiudendo il borsone da lavoro. “Considerando tutto ciò che ha affrontato…”
“Conoscete Frank, dottore: è una roccia”
Il ragazzo sorrise, con meno convinzione stavolta.
“Il mio lavoro qui è finito, quindi credo mi ritirerò. Riguardati, figliolo, e non esitare a farmi chiamare se sentissi troppo dolore”
“Grazie, dottore” gli rispose cortese, guardandolo uscire dalla cabina di Cyrus.
Solo in quel momento notò il pacco che il suo amico teneva tra le braccia. “Ti ho portato una cosa”
Storcendo la bocca, Frank cedette alla curiosità e tese le mani, prendendo il pacco in grembo. Sentiva stoffa, sotto quello strato di carta.
“Ovviamente non ho potuto prenderti nulla per Natale, per cui…”
“Tranquillo: neanch’io”
Sentì Cyrus ridere. Una risata così sincera, era tanto tempo che non la sentiva in lui. Era comprensibile che per lui fosse facile essere felice: il suo romanzo dell’orrore si era concluso, la notte di demoni era passata e il sorgere del sole gli aveva portato la speranza, la sopravvivenza, la serenità. Lui non viveva in una dimensione di contraddizioni, rimorso, indecisione, smarrimento.
Aprì il pacco e riconobbe subito le spalline imbottite di una divisa militare. Il suo sguardo guizzò di nuovo su Cyrus, cercando spiegazioni.
“L’ho presa dai cambi di riserva qui a bordo. A meno che la tua taglia non sia cambiata, dovrebbe starti”
Sarebbe una conquista: qualcosa di immutato.“Grazie, Cyrus”
“Ho pensato che potesse farti sentire meglio, tornare ai vecchi costumi”
“Probabilmente, sì…”
Tirò fuori gli indumenti, e col pollice di una mano accarezzò la stoffa. Incredibile quanto si sentisse diverso dopo soli cinque mesi, dalla persona che era stato per venticinque anni.
“Sicuro di non voler riposare?”
Gli scappò un sorriso. In meno di un’ora, il suo migliore amico gliel’aveva chiesto almeno quattro volte. “Sono sicuro. Sto bene”
“Ti lascio il mio letto, in ogni caso. Io mi prendo il divano”
“Posso anche dormire con gli altri soldati, Cyrus…” sospirò, posando la divisa piegata accanto a sé.
“Voglio che tu stia bene” replicò lui, col tono di un ordine da commodoro. “Ne hai passate tante”
“Non credo riuscirò a chiudere occhio in ogni caso”
“Da quanto non dormi, Frank?”
Fece un rapido calcolo. L’isola, il naufragio, l’ultima notte con Gerard… “Lo svenimento conta?”
Le spalle di Cyrus crollarono. “Posso fare qualcosa per te?”
Di nuovo, Frank non riuscì a non sorridere. Aveva sempre potuto vantare un amico eccezionale e insostituibile, ma non era mai stato trattato con tante premure.
Si alzò in piedi e si avvicinò a lui. “Puoi abbracciarmi ancora, perché mi sei mancato da impazzire”
Aggrottando le sopracciglia come qualcuno che sta per cadere in preda alle lacrime, Cyrus gli afferrò la spalla e lo tirò a sé, stringendolo quanto poteva. E Frank si godette appieno quell’abbraccio, adesso che aveva la mente più lucida e il cuore un po’ più calmo.
Ma si accorse ben presto, nell’avvertire di nuovo quel corpo avvolgerlo e quel profumo riempirgli le narici, di non sentirsi come era abituato. Era immensamente felice di trovarsi tra le sue braccia, di parlargli ancora, di averlo lì davanti ai suoi occhi, di essere sopravvissuto abbastanza da essere lì. Il cuore gli bruciava ancora di gioia, quando lo vedeva sorridere.
Eppure, qualcosa mancava. I suoi sentimenti per Cyrus, per quanto sinceri, non erano più incondizionati. Ormai aveva provato cosa fosse essere amato da un uomo, appassionatamente e completamente. Che, alla luce di tutto ciò che aveva scoperto grazie a Gerard, l’amore non corrisposto non gli bastasse più?
Forse furono proprio questi dubbi a dargli la forza di fare, finalmente, la domanda che tanto temeva.
“Cosa accadrà a… a loro?”
Sentì Cyrus poggiare placidamente il mento contro la sua fronte. “Quello che si meritano. Quello che sarebbe dovuto accadere molto tempo fa”
Istintivamente, senza pensare, Frank si separò da lui. Lo spinse letteralmente via, anche se con troppa lentezza perché potesse essere inteso come un vero e proprio rifiuto. Non stava cercando di allontanare Cyrus, era stata una reazione immotivata a quelle parole.
Lo sapeva. Sapeva che Gerard e Mikey sarebbero stati giustiziati, una volta tornati a Halebeck. Era ovvio, scontato. Erano pirati, pirati che avevano infranto la legge, che avevano razziato, ucciso, che avevano invaso la città di Halebeck, rubato la pietra rinascente, rapito un soldato della marina. La legge prevedeva la pena di morte, per dei simili mostri.
Allora perché lo stomaco di Frank si stava contorcendo, solo all’idea che accadesse?
“Il governatore dovrà accettarla come una vittoria, dopotutto” ragionò Cyrus, ignaro. “Non abbiamo la pietra, è vero, ma almeno tu sei vivo, la nave di Red Crow è andata distrutta, la sua ciurma eliminata e lui sarà presto appeso ad una corda”
Certo. La pietra.
Il ragazzo si schiarì la gola, sfiorando la tasca dei pantaloni con la nocca della mano sinistra. Non aveva ancora pensato a cosa fare con la pietra rinascente, come non aveva pensato a nulla. Troppi pensieri, troppo veloci, troppo confusi.
“Ora devo andare” disse il commodoro. “Il capitano aspetta di parlare con me. Torno più tardi, okay?”
Frank si limitò ad annuire.
Si trovò di nuovo solo, come poco prima dell’arrivo del Dr. Grimbert. Senza un vero motivo, iniziò a girare per la stanza, ben più grande della cabina del capitano della Sea Nest. Lo sguardo gli cadde di nuovo sulla divisa militare. E si chiese cosa avrebbe dovuto fare.
Provò ad immaginare sé stesso a Halebeck, stretto in quella divisa, al margine della piazza del forte. Immaginò sé stesso dinnanzi all’esecuzione di Mikey e Gerard.
“Le tue ultime ore dovresti passarle a pregare per la tua anima – sempre che tu ne abbia ancora una – e pentendoti per i tuoi peccati”
“Ti prego, dimmi perché dovrebbe essere permesso a quel rifiuto umano di vivere ancora un altro giorno”
Quante volte aveva invocato la morte di Gerard Way, quante volte aveva desiderato poter porre personalmente fine alla sua vita? Quante volte aveva sentito di odiarlo a tal punto? Adesso, un cuore totalmente diverso dal suo, gli stava urlando che non poteva permetterlo.
Frank Iero immaginò sé stesso dinnanzi all’esecuzione di Gerard Way, e sapeva che non sarebbe riuscito a sopportarlo.
Rifletté.
Potrei convincere il governatore a rendere i fratelli Way corsari al servizio della corona – non credo accetterebbe, dopo tutto ciò che hanno fatto. Potrebbero restare in galera invece di affrontare la pena di morte – troppe persone sono state mandate alla forca per crimini molto meno gravi. Potrei trattare per farli liberare, in cambio… della pietra rinascente…
Nel momento in cui gli tornò alla mente, la mano di Frank andò a sfilare la pietra dalla tasca. Una qualunque di queste possibilità, prevedeva il suo ritorno nella marina militare d’Inghilterra. Significava tornare ad una casa vuota, doveri che in fondo non aveva mai voluto, un amore che mai avrebbe trovato soddisfazione. E non rivedere mai più Gerard. Per qualche motivo, aveva l’impressione che indossare ancora quella divisa militare equivalesse ad indossare una vecchia maschera.
Non era più capace di riconoscersi, non sapeva se sarebbe mai stato abbastanza pazzo da compromettere sé stesso per Red Crow. E non sapeva se sarebbe mai stato abbastanza stupido da ricominciare a mentire al mondo, a Cyrus, a sé stesso.
Passò le dita lungo gli spigoli della pietra rinascente, tormentato dalla domanda più importante che si fosse mai posto.
Di quali azioni avrebbe risposto, alla sua resa dei conti? Di una vita di bugie o di peccati?
Era notte, ed era notte da diverse ore ormai. C’aveva messo troppo a preparare tutto. O forse, in realtà, c’aveva messo troppo a decidersi, tentennando quando aveva volto lo sguardo a Cyrus appisolato sul divano.
Passo dopo passo per quelle rampe di scale, Frank si ripromise un milione di volte di non perdere il controllo.
Ti sei lamentato di non avere mai niente in mano, si era detto. Per una volta agisci di testa tua e prenditi ciò che vuoi.
Il turno di notte: una sola guardia. Tirò fuori il suo migliore e più innocente sorriso, maschera di un cuore frenetico di ansia.
“Ehi, Joshua”
Il soldato rilassò la schiena nel vedere lui e non un ufficiale. “Frank. Non dovresti dormire? Hai avuto una giornata faticosa”
“Ho avuto tante giornate faticose, vecchio mio”. Il suo sguardo, senza che potesse impedirlo, cadde su Gerard, nell'ombra della cella. Deglutì. E andò avanti. “Non riuscivo a prendere sonno, comunque. Sono venuto qui... per chiederti scusa”
Joshua si accigliò. “Per cosa?”
Frank respirò velocemente, strinse le dita intorno al cannone della pistola e slanciò il braccio, colpendo la testa del compagno col manico il più violentemente possibile.
Joshua cadde a terra a peso morto, privo di sensi.
“Per questo” sospirò Frank, subito prima di chinarsi su di lui per prendere il mazzo di chiavi dalla cintura.
Gerard e Mikey saltarono in piedi.
“Frank” sibilò il maggiore. “Che diavolo stai facendo?”
Gli occhi di miele incontrarono quelli di smeraldo e dissero tutto, ogni dannata parola, ancora prima delle labbra.
“Seppellisco il bravo ragazzo, a quanto pare”. Frank maneggiò il mazzo finché non trovò la chiave di quella cella. “Dobbiamo fare in fretta”
Le dita tremanti aprirono la porta e, prima che potesse rendersene conto, Gerard era già scattato fuori. Si bloccò sul posto appena fu faccia a faccia con lui.
Di nuovo, da un solo sguardo capirono entrambi ogni cosa. Per questo Gerard non si sorprese realmente quando Frank lo afferrò per la camicia e gli assalì le labbra.
Sentire quel sapore dopo aver vissuto sulla propria pelle la certezza di non poterlo fare più, fece nascere in lui la voglia di stringere Gerard tra le braccia fino a togliergli il respiro.
“Non avevamo fretta?”
Il rimprovero di Mikey li fece separare. Frank fece per abbassare gli occhi imbarazzato, ma Gerard non glielo permise: con due dita sotto il mento, sollevò di nuovo il suo viso. E quello sguardo così carico di malizia gli tolse il fiato.
“Inizia a piacermi questo cattivo ragazzo” sussurrò il pirata, un tono così flebile che Frank sospettò di essersi solo immaginato di averlo sentito.
Con una pacca sulla schiena, Mikey incitò il fratello a muoversi, spazientito.
“Frena, Mike” fu la risposta di Gerard. Si rivolse a Frank: “Come hai fatto ad arrivare fin qui senza farti vedere?”
Lui alzò a mezz'aria la pistola.
“Li hai uccisi?”. Gerard sembrò turbato da quel dubbio. In realtà, il turbamento era una definizione che Frank diede ad un'espressione che non riusciva a decifrare.
“No, li ho storditi, come ho fatto con Joshua. Voglio aiutarvi, Gerard, ma non ucciderò i miei compagni”
Il più grande non replicò in alcun modo, né mutò quello sguardo serio. Superò Mikey e guidò la fuga senza che ci fosse bisogno di dirlo. Non aveva più la sua nave, ma Red Crow era ancora un capitano.
Lungo la strada, sembrò guardarsi intorno con curiosità. Forse stava notando l'assenza di corpi privi di sensi in giro: naturalmente Frank li aveva trascinati da qualche parte al buio, li aveva nascosti da qualunque eventuale passante. Nulla doveva essere lasciato al caso, avevano una sola possibilità.
Con una mano sollevata a mezz'aria per raggiungere la grata della botola che li avrebbe portati al ponte, Gerard si voltò verso il soldato. “E il timoniere?”
Frank annuì. “Sistemato. E' svenuto, ma legato e addossato al timone, così nessuno lo noterà e la nave non virerà da sola”
Vide Gerard sorridere nella penombra. Sorridere come non aveva mai fatto: di ammirazione. “Sono colpito, Frankie”
“Se avete finito di flirtare, avremmo una nave piena di soldati armati da abbandonare”
Difficile ricordare la presenza di Mikey. Difficile, col sorriso di Gerard lì a oscurare il resto del mondo.
Il ponte dell'Emperor era silenzioso e deserto. Solo il vento, anch'esso appisolato, soffiava placido sull'oceano. Come Frank aveva detto, il timoniere era lì, adagiato sulla sua postazione. Forse, osservandolo per più di un minuto era possibile notare che non si trattava di un uomo cosciente, ma il buio faceva la sua parte nel nasconderlo. Inoltre, a quell'ora era improbabile che qualcuno arrivasse a disturbare: il sole non era ancora sorto - ma a giudicare dal colore del cielo, non doveva mancare molto.
Mikey e Gerard puntarono immediatamente una scialuppa. Saltarono a bordo e in perfetta sincronia iniziarono a slegare i nodi delle funi che sostenevano la barca.
“Aspettate”. Prima di raggiungerli, Frank sollevò una cassa tenuta lì in un angolo e la passò a Mikey. “Ho preso delle provviste dalla cambusa, prima di venire da voi”
Gliene diede una seconda, mentre sul volto di Gerard si accendeva di nuovo il sorriso di poco prima. Poggiando le due casse sulle assi della barca, Mikey incontrò di sfuggita il suo volto. Sospirò, mentre tornava sui nodi delle corde.
“Okay, devo ammetterlo: ha pensato a tutto”
“Non a tutto”
Quelle tre parole e lo scatto di una pistola, furono capaci di fermare il cuore di Frank Iero per un attimo.
A cinque metri da lì, appena fuori dalla sua cabina, il commodoro Hamilton puntava il suo braccio teso contro i fratelli Way. Fu quella la prima cosa su cui gli occhi di Frank si ancorarono con terrore: non l'arma da fuoco tra le sue dita, ma la rigidezza del suo braccio. A bloccargli il cuore, fu trovarsi dall'altra parte di quel braccio, dalla parte opposta rispetto al solito, non più al fianco di Cyrus ma al fianco di coloro contro cui lui stava puntando una pistola.
“Non osate muovere un muscolo” ruggì il commodoro Hamilton. Ma negli occhi di Cyrus, del suo più caro amico, Frank vide una ferocia che non gli apparteneva.
Senza mai staccare il contatto visivo o il cannone della pistola dalla loro direzione, l'uomo si diresse verso la grande campana.
“Cyrus” gridò Frank, pur non sapendo cosa dire per fermarlo.
Sentì la sua fine, nell'assordante e metallico suono di quella campana.
“I pirati stanno scappando! In coperta, uomini! In coperta! I prigionieri scappano!”
Col cuore in gola e le mani alzate a mezz'aria, Frank passò con lo sguardo, una ad una, le figure di tutti i soldati che corsero sul ponte per ordine del commodoro. Gli sembrò impossibile quell'immagine: i suoi compagni d'armi che si apprestavano a puntare le baionette contro di lui. Lui.
Pensa in fretta.
In realtà, ebbe l'impressione di non pensare affatto, quando lo sguardo gli cadde sulle sartie e scattò verso di esse. Ci si arrampicò sopra, sforzandosi di ignorare quanto le sue mani tremassero. In piedi sul parapetto, tirò fuori dalla tasca la pietra rinascente. La sollevò, facendola brillare alla fievole luce dell'alba.
“La pietra...” rantolò Cyrus, senza fiato. Gli occhi scattarono dalla gemma al suo amico. “Frank, cosa-”
“Lasciali andare, Cyrus”. Il ragazzo deglutì a vuoto e si costrinse a far uscire fiato dalla gola. “Oppure butto la pietra nell'oceano”
“Frank” ripeté il commodoro, nel fare un paio di passi avanti. “Che stai facendo?”
Quello sguardo frastornato era capace di entrargli nell'anima, anzi: Cyrus stesso ne aveva sempre avuto libero accesso, perché lui aveva sempre rappresentato l'anima di Frank. Un'anima che adesso non riusciva a riconoscere, nonostante la conoscesse da tutta la vita.
“Non avvicinarti” gli intimò, ma gli uscì un tono troppo insicuro per essere preso sul serio. Ritentò: “Lascia che prendano il largo, e io ti consegnerò la pietra. Avrai altre occasioni di catturare Red Crow, ma se questo stupido sasso viene perso in mare... si scatenerà il caos in città, e tu lo sai”
“Non riesco a capire”. Era disarmante il modo di Cyrus di ignorare le sue parole, come se non credesse che Frank fosse serio. “Perché lo stai facendo? Per loro? Per lui?”
Lo sguardo del ragazzo, come il dito indice del commodoro, puntarono Gerard.
“Le mie motivazioni non ti riguardano” concluse. “Non sto scherzando, Cyrus. Lasciali andare, oppure la pietra verrà divorata dall'oscurità del mare”
Hamilton non smise di fissarlo. Attese diversi secondi, poi fece segno ai suoi uomini di mettere giù le armi.
Frank udì un respiro di sollievo dalla scialuppa.
“Sali a bordo” gli disse Gerard.
Deglutì di nuovo, e di nuovo si trovò la gola secca. “No” rispose. “Io resto qui”
“Non fare l'idiota, sali a bordo”
“Se vengo con voi, i fucili ci punteranno di nuovo e ci riprenderebbero prima di poterci mettere in salvo. Una scialuppa non va più veloce di una nave, Gerard”
Il suo sguardo non riuscì, anche da quella distanza, a sfuggire a quello del capitano, quando questo si alzò in piedi sulla barca.
“Io non ti lascio qui” disse con una risata secca, come se fosse tutto uno scherzo di pessimo gusto.
“Devi”
“Frank-”
“Andate”
Mikey, alle spalle del fratello, sembrava aspettare solo che lui si rimettesse in posizione per liberare la scialuppa dalle corde. Ma Gerard non l'avrebbe fatto: restò fermò lì, in piedi, a fissare Frank come se cercasse un modo per convincerlo a salire a bordo.
“Tu hai ancora un debito con me, Frank” disse a voce più bassa, tendendogli la mano. “Seguimi. E' una parola. Ricordi? Devi farlo, avevamo un patto”
Il soldato si morse il labbro, sentendo un fastidio pungente tra le ciglia.
“Ti avevo detto che voglio solo uomini d'onore con me”
“No” balbettò, scuotendo la testa. “Tu hai detto di volere solo uomini d'onore sulla tua nave. Non siamo più sulla Sea Nest, Gerard. Non posso farlo, mi dispiace”
Gli smeraldi negli occhi di Red Crow divennero quasi imploranti. E gli fecero male come mai prima.
Eccolo lì, Frank Iero, dopo una vita di regole seguite e riverite, ecco dove l'aveva portato infrangerle per una sola maledetta volta. In piedi come su un palco scenico, di fronte a tutti i suoi compagni d'armi, diviso tra gli unici due uomini che avesse mai amato. Diviso tra la sua vecchia vita e la nuova piega da essa presa. Diviso tra il soldato Iero e l'amante di Red Crow. Chiunque fosse quel ragazzo così stupido e coraggioso, stava tradendo il suo Paese e tutto ciò in cui aveva sempre creduto, per... per cosa? Per salvare un pirata. Stava firmando la sua condanna per salvare un pirata, stava svendendo il suo futuroper salvare un pirata.
Eppure, in cuor suo, gli sembrò la cosa più giusta che avesse mai fatto.
“Tu mi hai salvato la vita, più di una volta, anche quando forse non lo meritavo” disse Frank, spostando per un istante lo sguardo su Mikey. “Non puoi impedirmi di fare lo stesso”
“Gee, se non ce ne andiamo adesso, siamo morti tutti e tre” lo smosse il fratello, dandogli una pacca sulla gamba. “Non puoi fare niente per lui, adesso”
Gerard boccheggiò, senza mai spostare lo sguardo – quello sguardo così crudele, così pieno di un universo che Frank non avrebbe mai conosciuto.
Frank non stava solo mettendo a repentaglio la propria vita, stava rinunciando a Gerard. Se solo non fosse stato scoperto, avrebbe potuto scappare con lui per non voltarsi mai indietro, avrebbe potuto amarlo di nuovo ora che sapeva che era ancora vivo.
Quando credeva che fosse morto nel naufragio, non aveva rimpianto insignificanti e rudi coiti. Aveva rimpianto sorrisi, baci, mani. Quella voce, quelle iridi brillanti come gemme, quell'affabile insolenza e il rozzo romanticismo del suo animo da pirata. Il tepore del suo corpo, il modo in cui il vento muoveva i suoi capelli rossi, il modo in cui la lingua vibrava sul suo palato quando pronunciava la erre del nome di Frank. E quello in cui rideva quando capiva di averlo fatto infuriare. Tutto ciò che Frank desiderava era passare il resto della vita a godersi ciò che Gerard era, in ogni sua sfumatura. Ma se non poteva farlo, gli bastava che Gerard Way, da qualche parte, fosse vivo. Doveva salvarlo, doveva riuscire a salvarlo.
Ringraziò il cielo per aver dato abbastanza giudizio a Red Crow, da convincerlo a muoversi. Lui tenne gli occhi bassi, non guardò mai più Frank, nonostante il suo sguardo lo cercasse con una disperazione che sapeva Gerard riusciva a sentire.
Fissando la barca allontanarsi e sparire all’orizzonte, Frank si fronteggiò con lo sforzo di non cedere alle lacrime, come la notte in cui lui e Gerard avevano fatto l’amore. Solo che stavolta riuscì ad essere abbastanza forte. Stavolta nei suoi occhi lucidi c’era paura, ma se non altro, in fondo al proprio animo, era fiero di sé stesso. Distrutto, in pezzi, terrorizzato, ma fiero. Aveva finalmente spazzato via tutto l’odio verso di sé, e questo gli diede la forza necessaria per non piangere.
Solo quando fu più che sicuro di non vedere neanche un minuscolo punto distante dividere il cielo e il mare, saltò giù dal parapetto e si allontanò dall’acqua a mani alzate. Senza che nessuno dovesse dare un ordine, due soldati gli si avvicinarono. Uno gli strappò di mano la pietra rinascente, l’altro gli afferrò i polsi e gli bloccò le braccia dietro la schiena.
Ebbe paura di guardare Cyrus, ma non riuscì a non farlo. Quando incontrò la sua espressione truce – quella di un commodoro dinnanzi ad un vile criminale -, gli sembrò di non riuscire più a respirare.
“Ti giuro” lo udì mormorare, la voce carica di delusione. “Darei qualunque cosa per non doverlo fare”
Dopo averlo detto, Cyrus si rivolse ai soldati, ordinando di portare Frank sottocoperta.
Forse in un secondo momento il ragazzo avrebbe riso di sé stesso, ripensando a ventiquattro ore fa, quando era convinto di aver perso tutto. Non aveva ancora idea di che cosa volesse dire togliersitutto, con le proprie mani.
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Give me your freedom
RomancePirate!Frerard - Colonia inglese in Giamaica, anno 1715] - Frank si sforzò di ignorare quelle parole, ignorare l'immagine della mano di Way - sempre più nitida nella propria testa -, ignorare quanto tutto ciò gli piacesse. "Andiamo..." "Sta' zitto"...