Accarezzando il materasso con la mano, Isabelle Hamilton si accorse che, per quanto potesse allungare il braccio, solo il materasso avrebbe trovato. Aprì gli occhi appesantiti dall'ora indecente, e si chiese dove fosse suo marito. Con gesti lenti – come se avesse paura di svegliare qualcuno -, si alzò dal letto a baldacchino e prese la vestaglia. La luna quella notte non era in cielo, quindi il buio era quasi uniforme nella stanza, ma lei riuscì ugualmente a trovare una candela e accenderla. Uscì dalla camera da letto, camminò attraverso il corridoio. Scendendo le scale, iniziò a sentire il rumore dello scoppiettare di un fuoco.
Il camino del soggiorno.
Ci trovò Cyrus, seduto sulla sua poltrona con un bicchiere semipieno in mano, a fissare la danza sinuosa delle fiamme.
“Cyrus...” sospirò Isabelle, avvicinandosi a lui. “Perché hai acceso il fuoco? Non è nemmeno novembre...”
L'uomo portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso generoso. “Ci passavamo le ore. Quando non potevamo andare fuori a giocare per il maltempo, in quelle poche settimane all'anno in cui il freddo arriva qui, stavamo seduti a terra davanti al camino di casa sua, o quello del forno di mio padre. E fissavamo il fuoco, fino a farci male agli occhi. Parlavamo, o stavamo zitti. Anzi, piuttosto spesso stavamo zitti. Personalmente, a me bastava sapere che mi era seduto accanto”
Isabelle sospirò e poggiò la candela su un comodino lì vicino. Avvolse da dietro le spalle di Cyrus con le braccia e lo strinse.
“Sono sicura che Frank se la sappia cavare...”
“E chi mi garantisce che l'abbiano lasciato vivo? Chi mi garantisce che Way non l'abbia ucciso appena non ha avuto più bisogno di un ostaggio? Mi sento così in colpa per-”
“Non potevi impedirlo” gli disse, per l'ennesima volta. Ne parlavano continuamente, suo marito sembrava non poter pensare ad altro. Non che Isabelle non considerasse una tragedia la scomparsa di Frank Iero. Avrebbe solo voluto che Cyrus non si tormentasse così.
“Sarei dovuto partire a cercarlo appena sono spariti all'orizzonte, dannazione!”
“Sai che non sarebbe stato possibile. Ne abbiamo parlato tante volte tesoro, hai un dovere preciso verso la tua città...”
“E' una dannatissima pietra, Belle! Un sasso luccicante che forse è costato la vita a mio fratello”
Isabelle sospirò ancora. Erano sempre le stesse parole: non riusciva a trovarne altre, per rispondere a Cyrus. Perché quella situazione era insostenibile, non c'era via d'uscita per il momento: il governatore aveva proibito categoricamente al commodoro di prendere il largo con la propria flotta e andare a cercare il soldato Iero. Non si poteva rischiare che in un assalto di cannoni, la pietra rinascente affondasse con la nave di Red Crow.
“Ascolta” lo pregò la moglie. “Crucciarsi in questo modo non serve a nulla. Possiamo solo aspettare che quei pirati tornino a trattare per restituirci la pietra. L'hai detto anche tu: se avessero solo voluto rivendere gioielli, avrebbero saccheggiato le casseforti di città meno sorvegliate della nostra. Vogliono un riscatto, quindi dovranno per forza venire di nuovo qui”
“Lo so, ma...”
“Niente ma” lo ammonì, ma con tono dolce, carezzandogli i capelli. “Devi riposare, domattina hai del lavoro importante da sbrigare”
Cyrus spostò finalmente lo sguardo dal fuoco, e incrociò i suoi occhi languidi. Allungò il collo fino ad arrivare al suo viso, che baciò teneramente.
Quando si separarono, sulla bocca di Isabelle spuntò un sorriso accennato e premuroso. “Vieni a letto”
“Tra un attimo. Tu va', ti raggiungo subito”
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Give me your freedom
RomancePirate!Frerard - Colonia inglese in Giamaica, anno 1715] - Frank si sforzò di ignorare quelle parole, ignorare l'immagine della mano di Way - sempre più nitida nella propria testa -, ignorare quanto tutto ciò gli piacesse. "Andiamo..." "Sta' zitto"...