Capitolo 5

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Era una specie di cupola trasparente, la si distingueva solo per i riflessi aranciati del sole che tramontava dietro questa. Dentro c'era una città con alti palazzi di mattoni dello stesso colore del terreno desertico che ci circondava. Al centro spiccava,  più in alto delle altre strutture, un palazzo con altissime torri e cupole che riflettevano la luce del sole.

"Cos'è questo posto?" chiesi quasi sussurrando. Il ragazzo rilasciò un lungo respiro.

"La nostra destinazione" mi rispose,  e poi si diresse a  passo svelto verso la città.

"Cosa?" gli urlai contro cominciando a tirare la corda e a tentare di liberarmi.

"Siamo arrivati. Non sei contenta? Potrai finalmente riposarti. Così la smetterai di lamentarti"

Io lo ignorai e ci misi più forza nel tirare, ma lui era decisamente più forte di me e continuava a proseguire trascinandomi con se. Proseguimmo così fino a quando non ci trovammo difronte a delle enormi porte di legno a doppio battente decorate con immagini di battaglie, e con  al centro due figure una maschile e una femminile .Il maschio aveva una spada,  la donna  generava fulmini dalle dita.Sembravano dominare tutta la scena .Io mi fermai a guardare l' immagine sulla porta che si ergeva solitaria su nessuna parete.  Probabilmente al posto della parete c'era la cupola invisibile. Mentre mi ero fermata a guardarla la porta si spalancò e uscirono due guardie che sembravano un incrocio fra dei cavalieri medievali e dei soldati ninja giapponesi.

"Mio signore" dissero inchinandosi . Ad un  cenno del capo del mio rapitore si rialzarono e gli fecero spazio per passare. All' interno la città sembrava Agraba, la città del cartone animato Aladdin. Era tutto molto orientalizzante. Proprio davanti alla porta cera una carrozza trainata da due cavalli bianchi. Il ragazzo mi ci trascinò, io mi opposi con tutta la mia forza, iniziai a dimenarmi e ad urlare. Quando mi si avvicinava provavo a colpirlo con calci e pugni. Le due guardie si avvicinarono ma lui disse di fermarsi  con un gesto della mano, mi si avvicinò scansò tutti i miei calci e pugni, mi prese di peso e mi buttò, letteralmente, dentro la carrozza chiudendo subito la porta prima di darmi il tempo di rialzarmi. Io subito mi buttai  verso la  porticina tentando di aprirla ma per quanto spingessi, o ci battessi contro, era inutile non si apriva.

"E inutile che ci provi, si apre solo dall'esterno" Mi disse lo stronzo dando conferma al presentimento che mi si era formato in testa già dopo il primo paio di spinte.

"Sai sei proprio uno stronzo" gli urlai contro guardandolo dal piccolo finestrino che si trovava sulla porta. Lui rise e poi salì agilmente su un cavallo baio .Non appena  fece partire il cavallo al passo così partì anche la carrozza. Mentre ci muovevamo nelle strade di quella città che sembrava uscita da un film, vedevo tutte le persone in strada che si inchinavano al nostro passaggio come avevano fatto le guardie all'ingresso. Che il mio rapitore sia una sorta di principe? In che cosa ero capitata?

Procedendo per le vie cittadine le case passarono da essere delle casupole in legno ad essere delle grandi case in pietra dall'aria molto lussuosa .Ad un certo punto sentii la carrozza fermarsi e poi proseguire. Capì il perché quando vidi che entravamo dentro ad un altro muro la cui apertura era un cancello di metallo verde anch'esso molto decorato con motivi di fiori e piante. Proseguimmo per un po tra bellissimi giardini e piante fino a quando non ci fermammo e il principe-rapitore scese da cavallo, aprì la porta della carrozza, prese l'estremità della corda che mi teneva legata e mi fece scendere. Io ero talmente stupita dal paesaggio circostante che non opposi resistenza .Il principe-rapitore mi condusse fino a davanti alla carrozza dove si trovava l'ingresso di un magnifico palazzo con le pareti di marmo bianco e i tetti di oro brillante come l'enorme portone che si trovava in cima ad una scalinata. Di Fronte a questa e accanto alla carrozza c'era un'enorme fontana a forma di cucchiai da cocktail sovrapposti, uno più piccolo del precedente dal quale scendevano dolcemente fiotti di acqua cristallina, dentro alla base della fontana cerano pesciolini rossi e ninfee. In cima alla scalinata fuori alla porta cerano un gruppo di donne che supposi essere schiave, visto come erano vestite .Il loro abbigliamento consisteva in un semplice vestito corto, scollato sul davanti, che si univa dietro al collo con un collare lasciando così la schiena libera. Portavano tutte i capelli intrecciati in lunghe trecce. Salì la scalinata seguendo il ragazzo e, una volta raggiunta la cima, fu strano ritrovarmi circondata da tutte quelle giovani bellissime  ragazze. queste si inchinarono ma lui le ignorò e proseguì verso l'interno lo sguardo serio e concentrato.  La magnifica sala di ingresso riccamente decorata con marmi colorati e con un enorme lampadario a gocce sotto al quale si trovava un grande tavolo rotondo di legno scuro con sopra una composizione floreale con fiori di ogni genere. Appena entrati Ci si parò davanti quello che aveva tutto l'aspetto di essere un maggiordomo.

"Signor Ayman, vostro padre e vostra sorella l'attendono da tempo sua sorella è ormai vicina"

"si lo so Lamek. Dove mi attendono?"

Ayman quindi è così che si chiama. Mi fa uno strano effetto sapere il suo nome, lo rende umano reale ,terribilmente reale .

"Vi attendono nella sala principale" Lamek non sembrò affatto disturbato dalla brusca interruzione .Doveva essere abituato pensai.

"bene .Grazie"

"desidera che io la..."

"so dove si trova la sala principale Lamek, vivo qui da sempre non ho bisogno di essere scortato. Grazie"

Ayman prese il grande corridoio che si trovava alla destra della grande vetrata sulla parete opposta della stanza rispetto alla porta e che sembrava dare su un cortile. Proseguimmo sempre dritto per questo corridoio, la parete destra era tutta costituita da vetrate che davano sul cortile mentre la parete sinistra era un alternarsi di porte in legno e pareti riccamente affrescate. Alla fine del corridoio cerano altre scale che noi salimmo fino  a ritrovarci in un enorme sala dove le pareti erano tutte vetrate e davano su dei terrazzi e con al centro una specie di palco sul quale si trovava un enorme trono in oro decorato in pietre preziose. su questo era seduto un uomo decisamente attraente con pelle scura e occhi a mandorla .alla sua destra e alla sua sinistra  cerano due poltrone di stoffa rossa: una era occupata da una ragazza che doveva avere più o meno la mia età era bellissima con lunghi capelli rossi e occhi castani;era la versione femminile del mio rapitore ma non fu quella la prima cosa che notai di lei ma piuttosto notai la sua enorme pancia per niente nascosta dal bellissimo vestito verde che indossava che sembrava essere molto costoso .Si doveva trattare per forza della sorella e del padre di Ayman. Questa volta fu proprio lui ad inchinarsi  in quella posizione davanti a me io mi sentivo un po in imbarazzo a rimanere così imbambolata ma non avevo nessuna intenzione di inchinarmi anche io, così rimasi ferma.

padre lho portata disse lui senza muoversi dalla posizione in ginocchio che aveva preso il padre mi guardò ed io lo fissai dritto negli occhi. I miei occhi verdi e arrossati dalle tante lacrime dalle ore di sonno mancate la scorsa notte nei sui limpidi occhi neri. Lui fece un sorrisetto

lo vedo figliolo disse poi spostando lo sguardo verso il figlio ancora in ginocchio

hai fatto un ottimo lavoro, speriamo solo che a tua sorella non servirà io mi girai a guardare la sorella che mi rivolse un sorriso dolce.

padre, credo che la nostra ospite e mio fratello abbiano bisogno di un bagno e di un po di riposo era stata lei a parlare la voce dolce come il suo sguardo.

si hai ragione mia cara gli rispose il padre senza staccare gli occhi dal figlio

vai ,riposati e poi dopo parleremo Ayman si alzò mentre il padre batteva le mani  delle schiave entrarono, e mi portarono via.

Un Ombra Ai Confini Del SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora