Capitolo 15

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Mi trovavo nel palazzo già da due settimane. I giorni si susseguivano ognuno uguale al precedente. Mi svegliavo tardi la mattina passavo tutto il tempo fino al pranzo nella stanzetta di mio fratello fino a quando Saphira mi chiamava per il pranzo. Nel pomeriggio stavo ancora con mio fratello e al tramonto prima di cena andava alla fontana dei bambini che piangono.Ayman lo vedevo solo durante i pasti così come il padre. Ayda la incontravo spesso ,alla fontana, ma non appena mi vedeva fuggiva e non abbiamo avuto modo di parlare dell' idea di fuggire.

"signora è quasi il tramonto"

"Saphira..."

"si signora?"

"Quante volte ti ho detto di chiamarmi con il mio nome?"Mi alzai e mi girai sorridendo alla ragazza che era diventata la mia ombra negli ultmi giorni . Lei abbassò la testa ma potei vederla sorridere . Mi stupivo sempre di quanto fosse diversa dalla maggior parte delle altre ragazze che lavorano in questo posto.Ho notato che ce ne sono altre come lei, ovvero con espressioni facciali. Una per esempio è quella che segue sempre Ayda. O quella che serve a tavola il piatto di Faith.

"Molte signora"

"allora perchè non lo fai?" mi avvicinai e con due dita le alzai il volto in modo che mi guardasse negli occhi .

" Perchè lei è la mia padrona " le tolsi le dita da sotto il mento e feci un passo in dietro

"Io non sono la padrona di nessuno Saphira; nemmeno di me stessa fino a che sarò quì " dissi per poi girarmi ada accarezzare la testa di mio fratello e andarmene. Ormai conoscevo la strada dalle celle fino al giardino a memoria e non avevo più bisogno che Saphira mi accompagnasse ma lei lo faceva lo stesso.

Arrivai nel giardino sulla strada come al solito incontrai Ayda che appena mi vide accelerò il passo tenendo la testa bassa in modo da coprirsi il volto con i lunghi capelli rosso fuoco. Ma io la bloccai per un braccio. Ero stanca del fatto che tentasse di evitarmi mancavano solo due settimane al matrimonio e molto probabilmente anche alla sua morte. Doveva rendersi conto che in palio c'era la sua vita. E non solo ma anche quella dei suoi figli, e quella di mio fratello. E la mia.

"dobbiamo parlare " le dissi guardandola negli occhi .Per fortuna era di parecchio più alta di me e anche se teneva il viso basso potevo guardarla in faccia. Lei strattonò il braccio dalla mia presa

"no, non dobbiamo" la lasciai andare ma non dissi nulla e lei non si mosse.

"non voglio più farlo" bisbigliava mentre si strofinava il braccio dove l'avevo stretta . Non potevo essere così forte da farle male , doveva essere un gesto dovuto al disagio più che al dolore.

"perché?" le chiesi avvicinandomi di nuovo a lei

"devo forse ricordarti quello che tuo padre ti farà? Quello che ci farà?"

"So quello che ha detto!" urlò e le guardie alla porta si girarono per un attimo a controllare lei si accorse di quello che aveva fatto , li saluto con la mano sorridendo e facendogli gesto di non preoccuparsi.

"ma non è detto che lo faccia davvero" ora sussurrava di nuovo

"perché avrebbe dovuto mentirti? E poi è troppo pericoloso. Mio padre ci troverà dovunque andremo"

"Al dopo la fuga ci penso so come tenerci al sicuro"

"dove?"

"Se mi aiuti ti garantisco un posto sicuro dove tu possa vivere felice e crescere il tuo bambino" lei stette in silenzio per qualche secondo a fissarmi. Poi si accarezzò la pancia

"sono due" aveva la voce che era poco più di un sospiro e lo sguardo triste e lucido.

"fuori potranno essere molto più felici di quanto lo saranno mai qui te lo prometto" le dissi accarezzandole una spalla .Vidi una lacrima scorrerle sulla guancia.

Un Ombra Ai Confini Del SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora