"Sophie" doveva essere passata quasi un'ora da quando avevo cacciato Ayman dalla stanzetta in cui avevano chiuso mio fratello. L'avevo passata da sola, ad accarezzare i capelli di mio fratello e a piangere in silenzio, anche se avevo smesso da un po' ed ora ero seduta per terra a tenermi le ginocchia con le mani e a guardalo.
"dobbiamo andare"
"Perché?"
"È l'ora del pranzo"
"non ho fame"
"temo che non abbia scelta, odio comportarmi così ma sei una prigioniera ed è già molto che io ti abbia lasciata così a lungo sola con lui. Quindi il pranzo è obbligatorio" Mi alzai di scatto e mi girai. Per guardarlo negli occhi dovevo allungare il collo, tanto era più alto di me.
"Se non potevi perché lo hai fatto?"
"per torturarmi? Ti diverte vedermi soffrire, vedermi piangere?"
Lui non sostenne il mio sguardo lo abbassò a guardare le pieghe della mia gonna. Ma subito dopo lo rialzò.
"No, non mi diverte affatto" Sembrava sincero. Questo ragazzo mi spiazzava.
Feci un passetto indietro; evidentemente si vide la sorpresa sul mio sguardo. Lui fece una risata amara e si passò una mano fra i capelli scompigliandoli e facendoli assomigliare ancora di più ad una fiamma che gli infiammava la testa.
"La cosa ti sorprende così tanto?" Abbasso il suo sguardo sul mio, i suoi occhi castani luccicavano. Io lo guardai in silenzio per qualche secondo. Mi girai, diedi un bacio sulla fronte a mio fratello e poi mi diressi verso la porta quando gli risposi solo quando gli passai accanto.
" sono sorpresa di crederti" e poi uscii. Lui rimase dentro immobile per qualche secondo, quando non lo vidi seguirmi mi fermai a guardarlo
"il pranzo non era obbligatorio per la prigioniera, così le farai fare tardi" a quel punto lui si riscosse ed uscì dalla stanza che si richiuse alle spalle.Rifacemmo tutto il percorso al contrario; quelle scale ricoperte di muffa erano più facili da percorrere in salita stranamente. Stavolta rischiai di cadere solo due volte un gran passo avanti. Usciti dal corridoio con le celle, le guardie fuori dalle porte erano cambiate e ci guardarono stranamente ma non dissero nulla e si inchinarono quando Ayman passò.
Stemmo tutto il tempo in silenzio fino alla fine delle scale e fu il principino a parlare per primo.
"Il pranzo si terrà nella sala da pranzo piccola, mangerai con me mia sorella e nostro padre. Safira ti accompagnerà in camera tua per aiutarti a darti una ripulita e per cambiarti hai un'ora di tempo" Non appena disse il suo nome, la cameriera comparve quasi dal nulla facendo un passo avanti.
Mi fece un sorriso gentile e mi abbracciò per le spalle conducendomi gentilmente verso il corridoio di destra che portava alla mia stanza.Safira mi pettinò i capelli e li legò in una treccia che poi poggiò sulla mia spalla sinistra. Mi aiuto a spogliarmi e mettere un vestito rosso, molto simile al precedente con una profonda scollatura quadrata. Infine mi sciacquò il viso con delicatezza usando della acqua fresca che sapeva di rosa. Ero seduta a guardarmi allo specchio, quando qualcuno bussò alla porta fu Safira a rispondere avanti. Era Ayman che era venuto a prendermi. Non si era cambiato ma sembrava anche lui più pulito.
"Andiamo" mi disse ed io mi alzai per seguirlo."Non capisco" ci stavo pensando da quando ero arrivata nella "mia" stanza con Safira.
"cosa?" avevamo appena svoltato in un corridoio con le pareti decorate in meravigliosi affreschi, raffiguravano un paesaggio boschivo con numerose piante rampicanti e animaletti come cerbiatti e coniglietti, c'era un giaguaro sopra un albero. Numerosi dettagli erano in oro come la pelle del giaguaro eppure sembrava tutto così realistico.
"Ti piacciono?"
Non risposi e lui non insistette continuammo a camminare, proseguimmo per qualche metro e le pareti ora rappresentavano una cruenta battaglia. Ayman non parlava ed io ero immersa nelle mie domande che si potevano racchiudere tutte in una.
" Perché? "
"È la grande battaglia del 23 d. C. È stata ritratta perché rappresenta il...
" Non mi interessa degli affreschi" lo stroncai;
"Lo sai, mio padre ti ha detto cosa ne farà di te" ci eravamo fermati e Ayman guardava intensamente un uomo su un carro che svettava fra la macabra folla di uomini e cadaveri e che brandiva una spada indossava un armatura in oro, con tanto di elmo. Il suo volto non era visibile, ma già la figura bastava a renderli spaventoso.
"si. Purtroppo però quello psicopatico di tuo padre si è dimenticato di parlare di mio fratello. Del fatto che era ancora vivo e che lo avevate rapito. Quindi ora ripeto la domanda. Perché?" Ero arrabbiata, molto arrabbiata.
"Per farti obbedire, per non farti tentare la fuga. Sappiamo che con la minaccia della vita di tuo fratello non lo faresti mai" Era ovvio che avrebbero usato mio fratello per minacciarmi, anche se non lo avevano mai precisato lo avevo capito, ma in qualche modo il sentirlo dire ad alta voce, la conferma di questa atrocità fu un colpo al cuore tale che quasi barcollai. Ora mi girai verso Ayman e lui smise di guardare l'affresco e si degnò di guardarmi.
"Che bisogno c'era di farmi credere che fosse morto?"
"Vi diverte proprio a torturare le persone vero? Siete una famiglia di pazzi" Feci una risata amara e mi portai con una mano dietro la testa una ciocca di capelli blu sfuggita dalla treccia.
"Una persona che soffre è più debole, più facile da manovrare e da sottomettere. È una cosa che dovrai imparare, se vuoi vivere."Mentre parlava, si avvicinava sempre di più a me fino a quando non eravamo a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra. Da così vicino lui era più alto di me di parecchi centimetri, Tanti centimetri, troppi centimetri dovetti inclinare la testa verso l'alto in modo innaturale per poterlo guardare in faccia. Rimanemmo a guardarci negli occhi per diversi secondi e notai che aveva un piccolo neo sotto l'occhio destro, ma non mi feci distrarre da quel puntino e mantenni il gioco di sguardi.
"Ayman?" Il ragazzo si riscosse quando sentì il suo nome, e staccó il suo scuro sguardo dal mio girandosi a seguire la voce.
"Fratello che succede?" Era Ayda, ferma nel mezzo del corridoio a qualche metro da noi, lo sguardo fra il curioso e il preoccupato. Il pancione che alzava lievemente la lunga gonna del vestito rosa cipria che indossava. Era seguita da due cameriere zombie entrambe ferme a due passi da lei, con una simmetria e immobilità inquietante.
"Niente, Ayda, non ti preoccupare" parlò alla sorella con tono dolce e rassicurante. Un tono che mi fece pensare che quell'essere potesse anche provare affetto per la sorella. Ma poi il ricordo delle sue parole senza cuore precedenti è del fatto che fosse in combutta con il padre per l'assassinio della sorella e dei suoi figli, mi fece ricredere.
"Ora è davvero tardi per il pranzo" guardó l'orologio che aveva in tasca collegato alla cintura con una catenella dorata che non avevo notato. Seriamente un orologio da taschino! Poi si girò verso di me per guardarmi con sguardo truce e afferrarmi il polso
"Andiamo" fece per tirami, ma io strattonai il polso liberandomi dalla sua presa.
"So camminare da sola"
"Bene, allora andiamo"
"Andiamo" gli risposi solamente
E andammo.La sorella ci seguí, facemmo il resto del percorso in silenzio. Passammo davanti alla porta con decorazioni floreali che io riconobbi essere l'ingresso alla sala con la cupola di vetro. Proseguimmo per qualche altro metro, ed arrivammo ad un altra grande porta viola decorata che era però spalancata. Era una sala non troppo grande con un soffitto a volta e i pavimenti in marmo bianco. Aveva dei finestroni che davano sugli alberi ricchi di fiori del giardino. Al centro c'era un grande tavolo di legno rettangolare con quattro posti apparecchiati; all'estremità opposta rispetto alla porta dalla quale siamo entrati. A capotavola c'era il padre dagli occhi d'oro dei gemelli sadici che mi sorrideva in maniera inquietante. I fratelli ai miei lati si inchinarono, ma io rimasi ferma. Il pazzoide sorrise, e fece un gesto verso le sedie con una mano piena di anelli.
"Prego, accomodatevi" i fratelli si sedettero alla sua destra, l'uno accanto all'altra. A me rimase il posto alla sua destra, troppo vicino ad uno psicopatico.
"cosa vi ha fatto ritardare così a lungo, caro figlio?" mentre parlava con il ragazzo con tono gentile gli lanciava sguardi di fuoco.
"Padre, ho mostrato alla nostra cara ospite l'altro ospite che questo palazzo ha il piacere di ricevere in questo periodo. Come aveva previsto, é stata molto interessata a lui e abbiamo impiegato più tempo del previsto"
Mentre il ragazzo parlava in quella maniera assurda, arrivarono i piatti portati da altre cameriere robot. Era un qualche tipo di carne, con carote patate e una specie di purea verde aveva un buon odore e il mio stomaco gorgogliò, ma non lo toccai per principio.
"se due persone rapite, di cui una indotta in coma, si possono definire ospiti graditi immagino che sia davvero questo il motivo" aggiunsi io guardando psico-Faith.
"cosa c'é di più gradito di una cosa presa con la forza" mi rispose il pazzoide dagli occhi d'oro,sempre sorridendo con quei suoi denti perfettamente bianchi e dritti.
"Quindi ora immagino che sarai molto più propensa a fare quello che ti dico,rispetto a quanto lo eri questa mattina? Non é vero?" parla di quell' assurdo matrimonio e del fatto di uccidere e assorbire i poteri della figlia. Come può parlarne così liberamente davanti a lei la figlia che ha intenzione di uccidere.
" Continuo a non voler assecondarti, é assurdo malsano disgustoso e... ed é anche" malvagio, crudele e non ho intenzione e di partecipare ad un parricidio. Mi interruppi a guardare Ayda che mangiava tranquillamente la sua carne, senza batter ciglio. Ayman mi fissava accigliato e il padre sorrideva sempre di più. Perché non riuscivo a dire quello che volevo dire? Le parole le avevo in mente, ma è come se la mia bocca, la mia lingua, non rispondesse ai miei comandi.
"É cosa cara?" mi incitò il sovrano a parlare. Ora anche la ragazza mi guardava mi guardavano tutti.
"parecchio inopportuno" fu tutto ciò che riuscí a dire. Non esattamente ciò che volevo dire, anzi, non era affatto ciò che volevo dire, ma fu ciò che dissi. Il re rise, quella risata era ironica, mi stava prendendo in giro me ne rendevo conto.
"Io sono il re, il capo supremo per intenderci, niente di ciò che voglio fare é sbagliato o innapropriato." si soffermò in maniera particolare sull'ultima parola,facendo una risatina. Alla fine del discorso battè le mani e noi tutti sobbalzammo.
"Quindi é deciso: il matrimonio ci sarà fra un mese"
"No" urlai questa parola non tutta la forza che avevo in corpo per sovrastare il blocco che mi ammutoliva. Il re dagli occhi dorati mi guardò con uno sguardo sorpreso, che si fece in seguito arrabbiato e spaventosamente scuro.
"oh, invece lo farai, perché sennò il tuo caro fratellino morirà" il suo tono era cortese, anche se le parole e il suo sguardo non lo erano per nulla. Io espirai profondamente, e abbassai lo sguardo; non riuscivo a reggere quegli strani occhi dorati. Lui parve calmarsi e tornò ad uno sguardo più gaio e a una posizione più rilassata sulla sua sedia. Io espirai profondamente e mi alzai di scatto."posso andare?" l'uomo fece un gesto con la mano carica di anelli nella mia direzione
"si vai." io mi allontanai ma mentre mi dirigevo verso la porta lo sentii parlare con Ayman.
"Sarà eccitata per le nozze .Sai come sono le donne caro figlio, adorano le feste .E' sicuramente preoccupata per il poco preavviso che le ho dato" Quando Safira ,che mi stava aspettando fuori, mi chiuse la porta alle spalle, lui stava ridendo con una risata cristallina che mi giungeva ovattata alle orecchie e che, per la sua innocenza, non si addiceva alla persona da cui proveniva. Lui rideva ed io volevo piangere, ancora.
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Un Ombra Ai Confini Del Sole
AventureUna ragazza verrà presa. Scelta quasi per caso , la sua vita cambierà drammaticamente.