capitolo 6

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Le schiave mi portarono in una stanza in cui arrivammo solo dopo aver percorso corridoi su corridoi. Quel posto sembrava un labirinto e, probabilmente, non sarei riuscita a raggiungere lingresso senza perdermi almeno un paio di volte. Mi chiesi se lavessero fatto apposta per non permettermi di fuggire facilmente. Arrivammo nella stanza ,che sostanzialmente era una camera da letto ,con un semplice letto di legno al centro, su un lato un balcone con delle pesanti tende rosse e un armadio in legno sulla parete opposta al balcone. Accanto alla porta da cui siamo entrate, sulla parete difronte al letto, cera al centro un piccolo camino, alla cui sinistra cera uno specchio e alla destra una porta. Le schiave mi liberarono i polsi dalla corda e io me li portai al petto e li massaggiai istintivamente; vi si erano formati ormai dei solchi rossi, cera anche un po di sangue. Loro rimasero ferme come delle statue di cera ai lati della porta. Io mi girai verso di loro, a guardarle erano entrambe molto belle, come tutte quelle che avevo visto in quel poco di tempo che avevo trascorso lì dentro, ma avevano uno sguardo assente ,lontano, inespressivo. Io le guardai entrambe negli occhi ma il loro sguardo non mutò di una virgola, anche quando sventolai una mano sulla faccia di entrambe. A quel punto, arrendendomi allevidenza di non poter ricevere nessun tipo di aiuto da loro due, mi girai ed iniziai ad esplorare la stanza con lo sguardo in cerca di una possibile via di fuga. Ovviamente subito si diresse verso il balcone che, ben presto, scoprì essere solo un inferriata che dava sul nulla. Cerano altri balconcini come il mio sulla parete e i tetti del palazzo e quelli della città più in lontananza con il sole ormai quasi completamento dietro di loro. Niente da fare, non sarei mai riuscita a scappare da lì, inoltre solo guardando i tetti, realizzai quante scale avevamo salito per arrivare in quella stanza e quindi che eravamo troppo in alto per fare una corda con le lenzuola del letto come fanno nei film. Ritornai dentro ,si fa per dire, ancora più disperata di prima. Iniziai a girare intorno per la stanza. Lunica cosa che cambiò fu quando aprì la porta accanto al camino ,che si rivelò condurre ad una specie di bagno con al centro una vasca ovale di legno ad un estremità dei sanitari. Infatti le schiave senza espressione si mossero ed iniziarono a riempire la vasca .Io le fissai per un po,facevano impressione, poi tornai nella stanza principale guardandomi intorno. Passai davanti allo specchio e rimasi stupita da quello che non sembrava affatto essere il mio riflesso; i suoi occhi erano segnati da profonde occhiaie ed erano rossi e gonfi per le lacrime .I suoi lunghi capelli ricci erano un groviglio: li aveva da poco tinti di viola blu e un po di rosa avevano laspetto di una galassia, li adoravo ,mia madre no ,per niente ,era per questo che ero andata a casa di Aldo quel fine settimana ,se solo non lo avessi fatto ,ora mio fratello non sarebbe morto. Quel pensiero mi fece tornare le lacrime agli occhi, ma non potevo piangere, se volevo avere una chance di fuggire dovevo rimanere lucida. Mentre ero lì bloccata davanti allo specchio con i pugni serrati talmente forte da imbianchire le nocche e da ferirmi i palmi con le unghie, le schiave uscirono dal bagno e mi vennero incontro. Mi presero per le braccia e mi condussero nel bagno io le lasciai fare. Arrivate nel bagno la vasca era piena di acqua calda e tutta la stanza era avvolta da una piacevole nube di vapore. Le schiave iniziarono a spogliarmi e di nuovo non mi opposi ,infondo che cosa poteva succedere se mi concedevo il tempo di un bagno, sarei fuggita dopo. Le schiave fecero tutto loro: mi spogliarono ,mi aiutarono ad entrare nella vasca e mi lavarono .Allinizio la cosa mi infastidiva ma dopo un po, ma poi mi lasciai andare e mi rilassai. Dopo che fui ben pulita, mi fecero uscire dalla vasca, mi asciugarono e mi misero una specie di vestaglietta. Davvero più che vestaglietta era una canottiera, leggerissima ed arrivava appena sotto il sedere. Uscii dal bagno e tornai a guardarmi allo specchio .Il riflesso era tornato ad essere più o meno il mio. Le occhiaie erano ancora lì e gli occhi verdi erano ancora arrossati, ma i miei lunghi capelli erano tornati ad essere più o meno ordinati ,per quanto lo permettessero i miei disordinati ricci viola. La faccia era di nuovo pulita le lentigini che aveva spruzzate qua e là sul naso ora non erano più nascoste dallo sporco e dal suo naso non colava più nulla per fortuna. Nel complesso ero tornata ad essere la bella ragazza che avevo sempre saputo di essere. Sebbene fossi piuttosto bassa e magrolina avevo tutte le forme al posto giusto, una faccia dolce che faceva impazzire i ragazzi e che io amavo sfruttare a mio piacimento .In quel momento però nel mio sguardo non cera nulla di dolce ma solo tristezza disperazione e stanchezza .Mi allontanai dallo specchio, nel frattempo le schiave se ne erano andate ma qualcosa mi diceva che non dovevano essersi allontanate più di tanto dalla mia porta. Comunque ero troppo stanca e non abbastanza stupida da provare a fuggire dalla porta principale, quindi andai a sedermi sul letto. Ormai era notte inoltrata e provavo dolore in praticamente ogni angolo del mio corpo, così mi addormentai accucciata sopra al letto senza nemmeno tirarmi su le coperte.

Un Ombra Ai Confini Del SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora