Capitolo 8

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LEXA


Scaraventò il bicchiere che teneva tra le mani contro il muro, seguito subito dopo da un suo grido << Lexa... >> la chiamò Anya mentre scendeva le scale.
Era rimasta con lei per due giorni consecutivi da quando aveva scoperto di Clarke << Non aiuti nessuno facendo così >> << Non voglio aiutare nessuno! >> si riempi l'ennesimo bicchiere di scotch << L'ho odiata Anya! L'ho odiata e amata per dieci anni! >> si colpì il petto con l'indice prima di buttare giù il liquore << Smettila con questa roba >> le prese la bottiglia piena ancora per metà svuotandone il contenuto nel lavabo << Devi smetterla Lexa... >> Anya si strinse nelle spalle dopo aver gettato la bottiglia del cestino << Lei è morta Anya... >> si chinò appoggiandosi al muro e l'amica la prese per un braccio trascinandola in bagno per afferrare poi il bocchettone e bagnarla con l'acqua gelida << C-che cos... >> la zittì rivolgendo il getto alla sua faccia << Devi tornare in te Lexa >> la rimproverò poi continuando a fissarla << Devi smetterla di bere >> afferrò l'asciugamano avvicinandosi << Devi smetterla di rompere le cose >> cominciò ad asciugarle il volto << E devi tornare a lavoro >> le diede un piccolo colpetto sul viso << Ti conosco da una vita Lexa, ti conosco molto più di quanto tu conosca te stessa e so che puoi superarlo >> cominciò a frizionarle i capelli << Quindi smettila, sono passati dieci anni, non puoi ricadere in tutto quello schifo solo perché hai scoperto della sua morte, non puoi >> << Ma io l'ho odiata >> << E io odio mia madre >> lribatté e quella rivelazione la sconvolse ancora di più << L'ho sempre odiata e vederla in un letto d'ospedale in fin di vita non sta cambiando i sentimenti che ho provato e che provo per lei. Quindi smettila di nasconderti dietro tutto questo e se stai soffrendo, bene, ma non smettere di vivere solo perché ti accusi di qualcosa che è normale provare >> sospirò scostandosi da lei << Posso capire che aver scoperto di Clarke ti abbia scosso, ma non è cambiato niente Lexa. Lei non c'era prima e non c'è adesso. Sapere di averla odiata inutilmente ti ha sconvolto, ma tu l'hai anche amata per dieci anni...dio se l'hai amata, ma adesso hai la possibilità di andare finalmente avanti...non gettarla via >> sapeva che si stava riferendo a Costia, del resto non l'aveva più chiamata dall'ultima volta << Hai la possibilità di amare qualcun'altra finalmente >> l'abbracciò e non le importò che i suoi abiti fossero bagnati << Sei in te adesso? >> le chiese e Lexa sorrise ricambiandola << Sì, grazie per la doccia serale >> << Lo so, effettivamente cominciavi a puzzare >> la fece ridere, ma non osò allontanarsi da quell'abbraccio.

CLARKE


Si strinse nel cappotto uscendo dall'ufficio e si prese un paio di boccate d'aria fresca prima di entrare in macchina.
Ormai mancava poco al Natale e in quei mesi aveva davvero sperato di festeggiare in modo diverso rispetto ai precedenti.
Aprì la borsa da cui prese una pasticca e la buttò giù senza acqua, rilassandosi poi contro i sedili in pelle.
Chissà come stava...
Era andata a cercarla alla Natblida, ma non l'aveva trovata e quando era andata al suo appartamento Anya l'aveva allontanata, così alla fine aveva deciso che fosse meglio così.
Ormai erano passate due settimane da quando aveva scoperto della morte di "Clarke", ma del resto non era morta?
Che si fosse dimenticata di Costia?
Sospirò chiudendo gli occhi, cercando di dormire almeno per quel quarto d'ora che serviva per raggiungere casa, quando ad un semaforo la vide.
Aveva i capelli sciolti, il volto era illuminato da un meraviglioso sorriso e in mano stava tenendo un foglietto bianco che stringeva forte a sé.
Clarke rise di riflesso spiandola e condividendo la sua stessa felicità anche se non ne conosceva la causa.
Di primo istinto avrebbe voluto raggiungerla, ma poi quando la vide montare nell'auto, capì che non era una delle decisioni migliori.
La sera prima all'Art Academy si era svolta una cerimonia in suo onore e sarebbe voluta andare, ma il dottor Sinclair insieme a suo padre glielo avevano severamente vietato, del resto perché mai a Costia sarebbe dovuto importare della morte di una ex-studentessa di un'accademia?
La verità è che sperava di incontrarvi Lexa, probabilmente lei vi era andata.
Si aprì la sciarpa e un poco la giacca, cominciando ad avere caldo.
Erano passate solo due settimane, ma già le mancava come a un drogato manca la sua dose di eroina.
Cominciava a sentirsi la gola secca e l'aria a mancarle.
<< N-non di nuovo dannazione... >> vide l'autista lanciarle un occhiata dal retrovisore << Vi sentite bene Signorina? >> la guardia James seduta vicino al guidatore si voltò verso di lei << Accosta >> ordinò lui per essere subito obbedito << James... >> Clarke sentiva la propria voce lontana e ovattata.
Le venne affianco facendo cenno all'autista di ripartire mentre cercava di calmare il suo respiro.
Le mani e il corpo iniziarono a farsi pesanti << Signorina ho bisogno che mi guardiate >> la bionda alzò lo sguardo e strizzò gli occhi sentendo la testa girare << Siamo quasi arrivati >> anche le palpebre si fecero più pesanti << Merda... >> sussurrò Clarke tra le labbra mentre crollava addosso alla guardia << Maledizione accelera Christoper! >> furono le ultime parole che riuscì a sentire prima che l'oscurità l'avvolgesse.

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