Capitolo 4

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LEXA

Stava fissando il soffitto da almeno dieci minuti.
Si sentiva ancora più confusa del giorno prima.
Sospirò rendendosi conto dell'orario e del fatto che si fosse svegliata all'alba.
Si tolse le coperte e nell'alzarsi rimase ad osservare il proprio riflesso nello specchio dell'armadio di fronte a lei.
Perché ci teneva tanto a Costia?
E pensare che la sua ultima ragazza l'aveva lasciata perché la considerava "distaccata", ma la verità era che non riusciva più ad amare nessun'altra nello stesso modo in cui aveva amato Clarke.
<< Clarke >> le sue labbra tremarono un poco nel pronunciare il suo nome << Che fine hai fatto? >> strinse le lenzuola chiudendo gli occhi.
Come poteva continuare a tormentarla così?
Perché pretendeva di continuare a torturarla così?
Fu il suono del cellulare a destarla dai suoi pensieri << Pronto? >> rispose all'amica Anya << Dove sei? >> le chiese e Lexa si accigliò a quella domanda alzandosi in piedi << Sono a casa perché? >> sentì suonare al campanello e si diresse ad aprire << Ho bisogno di parlarti >> quando aprì la porta trovò Costia in piedi di fronte a lei << Certo dimmi dove e ti raggiungo subito >> le fece cenno di entrare e l'altra si accomodò all'interno sedendosi sul divano della sera prima << Adesso sono a lavoro e credo di non farcela per pranzo >> << Cena? >> la interruppe preoccupandosi sinceramente per lei.
Che si trattasse della madre?
<< Va bene, allora per cena >> << Vengo io da te >> l'avviso e la salutò prima di chiudere il contatto << Va tutto bene? >> le chiese la bionda che nel frattempo si era tolta il soprabito e le sue ombre si erano postate sulla porta.
Lexa lanciò un occhiata all'orologio del cellulare che segnava le nove passate << Sì, è solo la mia amica >> le spiegò sedendosi accanto a Costia anche se in quel momento voleva raggiungere Anya << Se vuoi andare da lei non c'è nessun problema >> le fece toccandole una gamba, probabilmente aveva notato il viso preoccupato << No, la disturberei e basta >> ribatté Lexa passandosi una mano trai capelli e posando il cellulare sul tavolino << > le chiese una volta resasi conto di chi avesse di fronte << Ero da queste parti >> chissà doveva viveva, quando si era proposta di accompagnarla a casa, lei e le sue guardie del corpo glielo avevano impedito << Volevo ringraziarti per ieri, sei stata davvero..gentile >> aggiunse e solo allora Lexa notò il volto pallido << Stai bene? >> l'altra le sorrise << Sì, sto bene >> fece distogliendo lo sguardo da lei << Non vorrei averti svegliato >> continuò indicando il pigiama di seta che Lexa ancora indossava << Oh...no, ero già sveglia...dio mio ti ho accolto in pigiama >> Costia sorrise stringendosi nelle spalle << Almeno avrei potuto portarti la colazione >> la canzonò invece rilassandosi contro il divano.
Sembrava stanca, come se non avesse dormito bene << Oggi non lavori? >> le chiese tornando a guardarla << Cosa? Beh, sì in realtà, ma ho la mattinata libera >> spiegò appoggiandosi con la schiena al bracciolo << Sembra che tu non abbia dormito molto >> sorrise, felice che l'avesse notato << La colpa è tua, sai.. >> la vide accigliarsi e togliersi le scarpe appoggiandosi al bracciolo anche lei, così adesso potevano rispecchiarsi una negli occhi dell'altra.
Le sembrò strano come quel suo modo di fare assomigliasse così tanto a quello di Clarke << Mi stai mandando in confusione >> si ritrovò a ridere anche se non c'era niente da ridere di tutta quella situazione << Mi dispiace, vorrei che le cose fossero più facili >> << Ma potrei capirti meglio se mi dicessi qualcosa, tipo perché ti seguono ovunque? >> indicò i due uomini sulla porta con il capo << Suoni? >> le chiese invece indicando il pianoforte sulla stanza affianco a loro e Lexa sospirò decidendo ancora una volta di assecondarla << Sì, suono altri strumenti oltre al pianoforte >> probabilmente notò la sua irritazione in quella frase perché si fece avanti con il busto e i lunghi capelli biondi adesso circondavano entrambe, come a nasconderle dagli occhi dei due intrusi << Se potessi te lo avrei già detto, ti prego smettila di farmi domande a cui non posso rispondere... >> le sussurrò ad un orecchio e Lexa riuscì a sentire chiaramente la pelle un poco febbricitante della ragazza << Posso sentirti suonare? >> le chiese ancora e Lexa diveniva ogni momento sempre più confusa << S-sì >> ogni pensiero le diceva di allontanarla da sé e dalla sua vita, ma perché il suo corpo non voleva saperne?
Si alzò in piedi e recuperò gli occhiali, dopodiché le fece cenno di seguirla, facendola sedere poi di fronte a lei.
Raccolse i capelli in una coda, gesticolò con le mani liberandole dall'intorpidimento della mattina e si inumidì un poco le labbra prima di cominciare a suonare.é>

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