Capitolo 11

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CLARKE


Quando riaprì gli occhi fu colpita da una luce accecante, così dovette sbattere le palpebre più volte per riabituare la vista.
Non poteva essere vero...
Represse un brivido nel gettarsi fuori dal letto nel toccare il tappetto bianco sotto i suoi piedi.
Dove si trovava?
La stanza era interamente grigia illuminata da lampade a led che pendevano dal soffitto, c'erano quadri appesi al muro e un tre piedi con una tela bianca, ma non vi erano finestre.
Sentì l'aria svuotarsi solo a quel pensiero e il cuore iniziare a battere all'impazzata mentre si dirigeva alla porta, conscia che non potesse aprirsi, ma desiderosa di farlo comunque.
E con suo grande stupore si ritrovò su un corridoio.
Perché non l'avevano chiusa?
Deglutì con fatica mentre sempre a piedi scalzi e silenziosamente si inoltrava all'interno di quello strano edificio, che sembrava scavato nel terreno.
Doveva rimanere in cella?
Non voleva farlo arrabbiare.
Si appoggiò alla parete, portandosi una mano alla bocca per attutire il suono dei singhiozzi.
Non era giusto.
Non voleva rivederlo, non voleva rincontrarlo...non...
Si issò in piedi e con coraggio iniziò a salire la gradinata che sembrava portare ad un piano superiore.
Il terrore di dover rivedere quegli occhi chiari osservare ogni suo movimento la paralizzavano, ma doveva almeno provare a scappare doveva << L-lexa? >>.

LINCOLN


Stava riflettendo ancora una volta se fosse l'idea migliore quando sentì il suo cellulare vibrare.

"E' a casa."
Lexa 11:50

Quella mattina Octavia lo aveva baciato esigendo che tornasse sano e salvo per cena, ma cosa mai poteva succedere?
Si grattò il capo smontando dal camion e indossando il suo capellino porta fortuna.
La Natblida era una delle aziende più all'avanguardia che avesse mai visto e il suo compito era semplice, però un po' gli dispiaceva perdersi l'azione.
Aprì la porta e fingendo di accendersi una sigaretta << Sono in posizione >> telegrafò alla radio che aveva nella manica << Anche gli Alpha Beta sono in posizione, pronti al vostro segnale >> comunicò il capo squadra << Le telecamere saranno spente tra...tre...due...uno >> sorrise nel sentire i suoi compagni scattare al countdown degli hacker.
Avevano cinque minuti scarsi per recuperare l'obbiettivo e raggiungerlo dietro l'edificio, dopodiché sarebbe stata tutta una sua responsabilità, fino al raggiungimento del convoglio al porto.
Certo che le persone ricche potevano permettersi di tutto, ma perché lo stesse facendo Lexa gli era del tutto ignoto.
Prima o poi l'avrebbero scoperta e avrebbe perso tutto, oltre alla libertà.
Certo, Aiden sarebbe salito a capo della Natblida e quando sarebbe uscita di carcere i soldi non le sarebbero mancati comunque, ma perché rischiare tanto?
Scosse la testa e schioccò la lingua mentre vedeva i suoi uomini uscire e dirigersi al furgone << Muoviamoci >> ordinò il capo squadra Wake << Qualcuno è ferito? >> scosse la testa colpendo il giubbotto anti proiettile con il palmo della mano << Per questo adottiamo quelli in kevlar >> commentò scherzoso montando insieme agli altri.
In meno di mezza giornata era riuscita ad organizzare tutto quello e rabbrividì al pensiero di che cosa realmente Lexa fosse capace << Le telecamere si stanno per riattivare >> gli avvisò uno dei tanti nerd che parlavano al suo auricolare, così si affrettò a montare e a partire.
Lexa detestava i ritardatari.

LEXA


<< L-lexa? >> nel voltarsi la vide crollare a terra, così si affrettò a raggiungerla << Non può...non può aver preso anche te...perché? >> stava piangendo incontrollatamente e la mora si affrettò ad abbracciarla << Clarke va tutto bene, sei al sicuro...Dio mio, non credevo che...perdonami, ma era l'unico modo >> << C-che cosa stai dicendo? >> stava tremando come una foglia e il cuore stava impazzendo sotto al suo petto << Sono stata io. Io ti ho...rapito >> Clarke le rivolse uno sguardo misto tra shock e confusione << Era l'unico modo, se persino i tuoi genitori ti crederanno morta... >> << C-che cosa hai fatto? >> la interruppe allontanandosi dal suo abbraccio e alzandosi in piedi malamente, appoggiandosi al muro << Che..? >> sussurrò guardando il pavimento << Clarke io ho dovutofarlo >> << Tu mi hai rapito? >> Lexa annuì freneticamente avvicinandosi per prenderle le mani, ma Clarke sfuggì al suo tocco << Hai idea di che cosa voglia dire? >> si portò una mano al petto << Sì >> << No, invece >> ribatté e aveva ragione, non lo poteva sapere << Ho...ho creduto che ci fosse lui...Lexa >> chiuse gli occhi indietreggiando e passandosi una mano trai capelli prima di voltarsi nuovamente da lei << Ho creduto che...dio... >> si piegò in due e i capelli le ricaddero sul viso mentre piangeva senza freno << Ho pensato di... >> lo sguardo che le rivolse era devastante che si ritrovò a piangere a sua volta << Clarke io non... saresti dovuta rimanere priva di sensi, fino al mio arrivo... >> << Non hai pensato Lexa...tu... >> scosse la testa e stava cercando di riprendere fiato, visto il suo respirare irregolare << Dovresti sederti >> le consigliò << Non voglio sedermi! >> alzò le mani al cielo << Voglio solo tornare a casa >> << Non posso >> si accigliò a quella risposta << Non posso, per il mondo tu questa mattina sei morta >> << Che...che...che cosa stai dicendo? >> doveva trovare un modo per calmarla, altrimenti sarebbe crollata sul pavimento priva di sensi << Clarke ti spiegherò tutto se... >> << No! Tu mi spieghi tutto adesso Lexa >> si inumidì le labbra decidendo di assecondarla << Dopo che ho ricevuto quel messaggio, ho pensato alla tua incolumità e ho deciso di farti scomparire. La parte in cui morirò io sarà successiva, ma ne sono all'oscuro, pare che l'abbia ideata Anya per proteggermi >> si avvicinò a lei, ma non osò toccarla col timore che potesse scappare di nuovo << Ti ho fatto rapire e ho simulato la tua morte, così che chiunque ti stesse minacciando la smetta. Torneremo quando le acque si saranno calmate, con delle nuove identità e... >> << Tu sei pazza >> << Io ti amo >> non stava ridendo e nemmeno sembrava felice.
Clarke era arrabbiata, ma non le importava, perché adesso era al sicuro << Lui...lui ti ucciderà Lexa >> si lasciò scivolare sul pavimento in legno << Non arriverà a me >> << Ci troverà e ti ucciderà... >> il volto di Clarke le faceva paura, era vuoto, privo di emozioni, come non l'aveva mai visto << Ti ucciderà e la colpa sarà mia...perché... >> si colpì la gamba e Lexa le prese le mani fermandola << Avrei dovuto lasciarti! Mi sarei dovuta allontanare! >> esclamò guardandola ora << Quel biglietto era una trappola Lexa...lui sapeva di te...lui... >> la mora si accigliò a quella rivelazione << Di che cosa stai parlando Clarke? >> la vide coprirsi il volto con entrambe le mani per poi tastarsi la fronte con i palmi << Voleva vedere se avrei reagito e come una stupida io... >> scosse la testa serrando le mani << Io..ti ho messa in pericolo >> << Non dire cavolate e sopratutto non sottovalutarmi, pensi che non ci abbia pensato? Per questo ti ho ucciso >> la bionda si accigliò confusa più che mai << Non serve avermi ucciso, lui non si arrenderà mai se non vedrà il cadavere >> << C'è il cadavere Clarke >> la risata che sentì era vuota e lugubre << E al tuo cadavere hai fatto questo? >> si scostò i capelli rivelando un ustione a mezzaluna con due iniziali sulla nuca << Clarke... >>.
L'aveva marchiata?
Chi diavolo era lui?
Chi era C.E.?
La vide alzarsi in piedi << Non pensi Lexa..tu non pensi! I miei genitori potranno crederlo, la CIA anche, ma lui..lui no, lui...saprà! >> il suo sguardo era straziante << Qui siamo al sicuro >> cercò di tranquillizzarla << Qui dove? >> << Non lo so >> rivelò stringendosi nelle spalle << Non lo so, ed è questo il punto. Nessuno lo sa, a parte le persone che mi hanno portato qui e la persona che ha creato questo posto, ma la sua mente avrà già cancellato l'informazione >> << Che cosa stai dicendo? >> << L'unica persona che sa dove siamo, è la madre di Anya che soffre di Alzhaimer >> le si avvicinò e stavolta quando le prese le mani tra le sue Clarke non si ritrasse << Sono venuta anche io qua priva di sensi Clarke, non ho la più pallida idea di dove ci troviamo >> mise le mani in tasca rivelando un bigliettino e delle chiavi << C'è scritto che hai scorte a sufficienza per mesi e che queste sono le chiavi delle stanze, tra qualche settimana tornerò a farti visita, ma non posso prima >> le porse il biglietto dandole il tempo di leggerlo << Non cambia il fatto che lui sa e che quando uscirò di qui, continuerà a perseguitarmi >> << No, se noi lo fermiamo prima >> Clarke rise di nuovo allontanandosi << Parli così perché non lo conosci, non hai idea.. >> << Si può sapere chi è? >> la vide reprimere un brivido e chiudere gli occhi << No, non.. >> si massaggiò il collo << Perché se tu sapessi.... >> aggiunse voltandosi da lei << Ti terrorizza così tanto... >> la bionda scosse la testa << Non...sei certa che siamo al sicuro? >> si inumidì le labbra annuendo << Sì, Clarke... >> avrebbe voluto sorvolare come le altre volte, ma vederla reagire così e tremare senza freno la stava divorando << Clarke... >> << Ti prego Lexa non chiedermelo >> era una supplica che proveniva dal profondo lo sentiva << Devo >> le si avvicinò cingendola a sé << Ho bisogno di saperlo Clarke >>.

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